I 10 Borghi più Incantevoli d’Italia da visitare nel 2026

Dopo il successo delle edizioni 2024 e 2025, prosegue il viaggio alla scoperta dei tesori nascosti d’Italia. Questa terza selezione rappresenta un ulteriore passo nella valorizzazione del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico italiano, esplorando borghi inediti che custodiscono l’essenza più autentica del nostro paese. Ogni borgo racconta storie uniche, intrecciando tradizioni millenarie con paesaggi mozzafiato, in un percorso che attraversa l’Italia da nord a sud, dalle Alpi alle isole del Mediterraneo.
I 10 Borghi Selezionati per il 2026
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Venzone, Friuli-Venezia Giulia

Un miracolo di rinascita tra le Alpi Carniche
Nel cuore del Friuli-Venezia Giulia, dove le Alpi Carniche incontrano la pianura friulana, sorge Venzone, un borgo che incarna il significato più profondo di resilienza e identità comunitaria. La sua storia recente è segnata da un evento tragico che avrebbe potuto cancellarlo per sempre: il terremoto del 6 maggio 1976, che con una magnitudo di 6.5 rase al suolo il 92% degli edifici. Quello che seguì fu un atto d’amore collettivo senza precedenti: ogni pietra, ogni mattone, ogni decorazione venne catalogata, numerata e rimessa al suo posto originario attraverso un processo di anastilosi che durò oltre vent’anni. Questo straordinario impegno valse a Venzone la Medaglia d’Oro al Merito Civile, conferita dal Presidente della Repubblica nel 1987.
Patrimonio storico e architettonico
Le possenti mura trecentesche, lunghe oltre un chilometro e mezzo, oggi perfettamente restaurate, testimoniano l’importanza strategica che Venzone rivestiva nel Medioevo come borgo fortificato sulla via che collegava l’Italia alla Carinzia. Camminando lungo il perimetro murario, ancora intatto con le sue torri angolari e le due porte principali (Porta di Sotto o di Pontebba e Porta di Sopra o d’Italia), si può rivivere l’atmosfera di una città-fortezza che per secoli ha controllato i traffici commerciali alpini.
Il Duomo di Sant’Andrea Apostolo, capolavoro dell’architettura gotica friulana del XIV secolo, si erge maestoso nella piazza centrale. La sua facciata, ornata da un magnifico rosone e da un portale strombato decorato con elementi floreali e geometrici, è stata ricostruita con meticolosa precisione. L’interno, a tre navate, conserva opere d’arte restaurate con tecniche all’avanguardia, tra cui affreschi trecenteschi e un pregevole coro ligneo del Cinquecento.
Ma l’elemento più singolare e misterioso di Venzone si trova nella Cappella di San Michele, accessibile dal Duomo: qui sono custodite le celebri mummie di Venzone, corpi umani naturalmente mummificati grazie a un particolare fungo (Hypha bombicina Pers) che ha disidratato i tessuti impedendone la decomposizione. Cinque corpi, tra cui quello del gobbo Giulio e di una giovane donna in abito nuziale, sono esposti in teche di vetro. Questo fenomeno unico, scoperto nel XVIII secolo, ha attirato l’attenzione di studiosi internazionali e continua ad affascinare visitatori da tutto il mondo.

Esperienze uniche e tradizioni viventi
Venzone è un borgo che vive intensamente le sue tradizioni, trasformandole in occasioni di incontro e festa. La Festa della Zucca, che si tiene ogni anno nell’ultimo weekend di ottobre, trasforma l’intero centro storico in un museo a cielo aperto dedicato alla cucurbita. Oltre centomila zucche di ogni forma e dimensione decorano case, piazze e vicoli, mentre artisti internazionali creano sculture monumentali che possono raggiungere i 6 metri di altezza. Durante i quattro giorni di festa, si susseguono mercatini di prodotti tipici, laboratori per bambini, concerti e degustazioni di piatti a base di zucca preparati secondo antiche ricette friulane: dai gnocchi di zucca ai dolci, dalla polenta alla classica zucca al forno con le erbe aromatiche.
Per gli amanti del cicloturismo, Venzone rappresenta una tappa strategica lungo la pista ciclabile Alpe Adria Radweg, uno degli itinerari ciclabili più spettacolari d’Europa che collega Salisburgo in Austria a Grado sul mare Adriatico, attraversando 410 chilometri di paesaggi alpini mozzafiato. Il borgo offre servizi dedicati ai ciclisti, con noleggio bici, officine attrezzate e punti di ricarica per e-bike.
Gli appassionati di trekking ed escursionismo trovano a Venzone il punto di partenza ideale per esplorare il Parco Naturale delle Prealpi Giulie, area protetta di oltre 10.000 ettari dove vivono camosci, caprioli, aquile reali e perfino l’orso bruno. I sentieri CAI conducono a rifugi alpini, malghe dove assaggiare formaggi d’alpeggio e ai laghi glaciali come il Lago Minisini e il Lago di Cornino, quest’ultimo famoso per la riserva naturale che ospita una colonia di grifoni.
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Da Venezia: Gita di un giorno sulle Dolomiti e le Colline del Prosecco con il vino
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Gastronomia e sapori autentici
La cucina venzonese è espressione genuina della tradizione friulana, caratterizzata da sapori decisi e prodotti locali di eccellenza. Il frico, piatto simbolo della regione, qui viene preparato nella sua versione più croccante: formaggio Montasio stagionato fatto sciogliere in padella fino a formare una cialda dorata, spesso accompagnato da polenta. Nelle trattorie del borgo si possono degustare i cjarsons, ravioli ripieni dolci-salati tipici della Carnia, e lo stinco di maiale al forno, servito con patate e crauti.
Non può mancare una visita alle osmize dei dintorni, le caratteristiche osterie temporanee dove i produttori locali offrono i propri vini e salumi. Il prosciutto di San Daniele DOP, prodotto a pochi chilometri di distanza, trova qui il suo abbinamento perfetto con il pane friulano e un bicchiere di Tocai Friulano o Refosco dal Peduncolo Rosso.

Informazioni pratiche dettagliate
Come arrivare:
- In auto: Autostrada A23 Udine-Tarvisio, uscita Gemona del Friuli-Osoppo, poi SS13 per 5 km
- In treno: Stazione ferroviaria di Venzone sulla linea Udine-Tarvisio, con collegamenti diretti da Udine (20 minuti) e Tarvisio (40 minuti)
- In aereo: Aeroporto di Trieste (70 km) o di Venezia Marco Polo (140 km)
Dove dormire: Il borgo offre diverse soluzioni ricettive, dai piccoli hotel a conduzione familiare come l’Hotel Carnia e l’Albergo Ristorante Panis agli affittacamere ricavati nei palazzi storici restaurati, che permettono di vivere l’esperienza di dormire in un’architettura medievale con tutti i comfort moderni. Nei dintorni, numerosi agriturismi offrono camere immerse nella natura con vista sulle montagne.
Periodo migliore per visitare:
- Primavera (aprile-maggio): temperatura mite, natura in fiore, pochi turisti
- Estate (giugno-agosto): periodo ideale per trekking e cicloturismo
- Autunno (settembre-ottobre): colori spettacolari, Festa della Zucca
- Inverno (dicembre-febbraio): atmosfera raccolta, mercatini di Natale, vicinanza alle piste da sci
Tempo consigliato: 1-2 giorni per visitare il borgo e fare escursioni nei dintorni
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Lovere, Lombardia

La perla nascosta del lago d’Iseo
Lovere emerge dalle acque turchesi del Lago d’Iseo come un gioiello incastonato tra montagna e acqua. Questo borgo bergamasco, spesso oscurato dalla fama dei vicini laghi di Como e Garda, rappresenta una delle scoperte più affascinanti per chi cerca bellezza autentica lontano dalle folle turistiche. La sua storia millenaria, la ricchezza artistica e la posizione privilegiata ne hanno fatto uno dei “Borghi più belli d’Italia” e gli hanno valso la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, certificazione di eccellenza turistico-ambientale.
Un viaggio nella storia e nell’arte
Il centro storico medievale di Lovere si sviluppa in verticale, arrampicandosi dalla riva del lago fino alle pendici del monte attraverso un dedalo di vicoli, scalinate ripide e sottopassi voltati. Le Torri Civiche medievali (Torre Soca, Torre degli Alghisi e Torre del Torchio) punteggiano lo skyline del borgo, testimoniando l’epoca delle lotte tra guelfi e ghibellini che caratterizzò il Medioevo bergamasco.
Percorrendo il lungolago, considerato uno dei più eleganti di tutta la Lombardia, lo sguardo spazia dalle acque calme del Sebino (antico nome del Lago d’Iseo) alle cime delle Prealpi Orobie. I palazzi nobiliari che si affacciano sul lago, con le loro facciate affrescate e i giardini pensili, raccontano i secoli d’oro quando Lovere era un importante centro commerciale grazie alle attività di filatura della seta e lavorazione del ferro.
La Basilica di Santa Maria in Valvendra, eretta tra il 1473 e il 1483, è un capolavoro del gotico lombardo tardivo. La sua facciata in marmo bianco e rosso di Sarnico crea un gioco cromatico di rara eleganza. L’interno custodisce un ciclo di affreschi quattrocenteschi attribuiti alla scuola di Floriano Ferramola e un polittico di Andrea Previtali, allievo di Giovanni Bellini. Il campanile, alto 35 metri, domina il panorama lacustre ed è visibile da grande distanza.
Ma il vero tesoro artistico di Lovere è l’Accademia Tadini, fondata nel 1828 dal conte Luigi Tadini, uno dei primi musei privati d’Italia aperti al pubblico. Ospitato in un elegante palazzo neoclassico progettato dall’architetto Pollack, il museo conserva una collezione straordinaria che include opere di Antonio Canova (tra cui il celebre busto di Napoleone Bonaparte), dipinti di Francesco Hayez (il Ritratto della contessa Antonietta Negroni Prati Morosini), tele di Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Jacopo Palma il Vecchio e una ricca collezione di porcellane settecentesche. La visita si conclude nella suggestiva biblioteca, con soffitti affrescati e scaffali in legno che custodiscono volumi antichi.

Esperienze sul lago e nei dintorni
Lovere è il punto di partenza ideale per esplorare le meraviglie del Lago d’Iseo. Le crociere in battello permettono di raggiungere Monte Isola, la più grande isola lacustre abitata d’Europa (inserita tra i “Borghi più belli d’Italia”), dove auto e motociclette sono bandite e il tempo scorre secondo ritmi antichi. Qui si può visitare il Santuario della Madonna della Ceriola (600 metri s.l.m.), raggiungibile a piedi attraverso un sentiero panoramico, e assaggiare la sardina essiccata al sole, specialità gastronomica locale.
Altre destinazioni lacustri raggiungibili in battello includono Pisogne, con la Chiesa di Santa Maria della Neve affrescata dal Romanino, e la sponda bresciana del lago con i suoi borghi pittoreschi.
Per chi ama il trekking, il Sentiero dei Contrabbandieri (parte del Cammino di Carlo Magno) collega Lovere a Pisogne attraverso un percorso di circa 12 km che si snoda a mezzacosta tra boschi di castagni e affacci panoramici sul lago. Durante il cammino si attraversano antichi nuclei rurali, cappelle votive e si possono scorgere testimonianze dell’attività di contrabbando che interessò queste zone fino al secondo dopoguerra.
Gli appassionati di mountain bike trovano a Lovere il punto di accesso alla rete di sentieri delle Prealpi Orobiche, con percorsi di diversa difficoltà che si inoltrano nella Val Cavallina e nella Valle Camonica.
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Tour privato in barca sul Lago d’Iseo
Salite a bordo del Daggy II e lasciatevi avvolgere dalla magia del Lago d’Iseo. Dopo aver affrontato i mari del Nord, questa elegante imbarcazione norvegese è pronta a farvi vivere un’esperienza esclusiva tra acque cristalline, borghi pittoreschi e scorci naturali mozzafiato.
Eventi culturali e vita del borgo
Lovere vive intensamente la dimensione culturale grazie a un calendario ricco di eventi. Il Lovere Jazz Festival, che si svolge tra giugno e luglio, porta musicisti di fama internazionale a esibirsi in location suggestive: dal lungolago alle corti dei palazzi storici, dalle chiese sconsacrate alla piazza principale. Il festival ha ospitato negli anni artisti del calibro di Paolo Fresu, Stefano Bollani, Uri Caine e molti altri.
In estate, le Serate d’Estate animano il borgo con concerti, spettacoli teatrali, mercatini artigianali e proiezioni cinematografiche all’aperto. La Festa di Santa Maria in Valvendra (15 agosto) vede il borgo illuminato da migliaia di lumini e si conclude con uno spettacolo pirotecnico sul lago.
Eccellenze gastronomiche
La cucina loverese unisce la tradizione bergamasca alle specialità lacustri, creando un connubio unico di sapori. Il pesce di lago è protagonista assoluto: il lavarello (coregone), servito in carpione o alla griglia, le sardine del lago (agoni), essiccate o marinate, il luccio in salsa e la tinca ripiena sono piatti imperdibili.
Tra i primi piatti spiccano i casoncelli alla bergamasca, ravioli ripieni di carne, uvetta e amaretti, conditi con burro fuso, salvia e pancetta croccante. La polenta taragna, preparata con farina di grano saraceno e formaggio, accompagna perfettamente brasati e selvaggina.
I formaggi della Val Camonica (Silter DOP, Formai de Mut, Branzi) trovano nelle enoteche e nei ristoranti del borgo l’abbinamento perfetto con i vini della Franciacorta, la prestigiosa zona di produzione di spumante metodo classico situata a pochi chilometri di distanza.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto: Autostrada A4 Milano-Brescia, uscita Palazzolo sull’Oglio, poi SP510 per 20 km (circa 30 minuti)
- In treno: Linea Milano-Brescia fino a Brescia, poi autobus di linea (1 ora circa) oppure combinazione treno fino a Pisogne e battello
- In aereo: Aeroporto di Bergamo-Orio al Serio (50 km), Aeroporto di Brescia-Montichiari (60 km), Aeroporto di Milano Linate (90 km)
Dove dormire: Lovere offre un’ampia scelta di strutture ricettive:
- Hotel con vista lago: Hotel Moderno (3 stelle sul lungolago), Hotel Continental (elegante struttura anni ’60 completamente rinnovata)
- B&B nel centro storico: Ca' Bellavista (camere con affaccio sul lago), Le Stanze del Borgo (in palazzo storico)
- Agriturismi nei dintorni: in Val Cavallina e nelle colline circostanti, ideali per chi cerca tranquillità
Dove mangiare:
- Ristorante Il Gusto (cucina contemporanea con prodotti del territorio)
- Trattoria 4 Rose (cucina tradizionale bergamasca)
- Osteria del Porto (specialità di pesce di lago)
- Pizzeria La Torre (pizza gourmet con vista)
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): clima ideale, fioritura
- Estate (luglio-agosto): alta stagione, eventi culturali, possibilità di nuotare nel lago
- Autunno (settembre-ottobre): colori spettacolari, vendemmia in Franciacorta
- Inverno (novembre-marzo): atmosfera intima, pochi turisti, mercatini di Natale
Tempo consigliato: 2-3 giorni per visitare il borgo e esplorare il lago
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Glorenza, Trentino-Alto Adige

La città più piccola d’Italia con l’anima più grande
Glorenza (Glurns in tedesco) è una piccola meraviglia rinascimentale incastonata nella Val Venosta, a 907 metri di altitudine. Con i suoi 900 abitanti, detiene il primato di città più piccola d’Italia, titolo che porta con orgoglio dal 1304, quando ricevette i diritti cittadini dall’imperatore Enrico VII di Lussemburgo. Ma le dimensioni ridotte non devono ingannare: Glorenza custodisce un patrimonio storico, architettonico e culturale di straordinaria ricchezza, perfettamente preservato nel suo aspetto cinquecentesco.
Le mura: un abbraccio di pietra
Ciò che rende Glorenza unica è il suo sistema di fortificazioni rinascimentali completamente intatto e interamente percorribile. Le mura, erette tra il 1499 e il 1555 per proteggere la città dalle invasioni, si sviluppano per oltre un chilometro e mezzo, con uno spessore che raggiunge i 2 metri e un’altezza media di 7 metri. Il camminamento di ronda, restaurato e messo in sicurezza, offre una passeggiata panoramica unica da cui ammirare i tetti rossi delle case, le montagne circostanti e l’ordinata geometria delle vie interne.
Le fortificazioni sono punteggiate da torrioni circolari strategicamente posizionati agli angoli e da tre porte monumentali che fungevano da accesso controllato alla città: la Porta di Malles (a nord), la Porta di Tubre (a est) e la Porta di Sluderno (a sud). Ogni porta conserva ancora i meccanismi originali del ponte levatoio e le feritoie per la difesa.
Il fossato esterno, originariamente riempito d’acqua, oggi è stato trasformato in un suggestivo percorso verde dove passeggiare all’ombra dei tigli secolari, ammirando le mura dall’esterno e comprendendo l’ingegno difensivo rinascimentale.

Un centro storico sospeso nel tempo
Varcando una delle porte monumentali, si entra in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato al XVI secolo. Il centro storico si sviluppa secondo un impianto urbanistico a scacchiera, tipico delle città mercantili medievali, con vie rettilinee che si intersecano ad angolo retto creando isolati regolari.
I portici gotici, che si estendono lungo la via principale (Lauben), offrono riparo dalle intemperie e creano suggestivi giochi di luce e ombra. Le case affrescate, con facciate decorate da stemmi nobiliari, erker (bovindi) sporgenti e persiane colorate, testimoniano la prosperità derivata dal commercio di sale, vino e cereali lungo la Via Claudia Augusta.
La Piazza Città (Stadtplatz) è il cuore pulsante di Glorenza. Qui si affacciano il Municipio (Rathaus), con la facciata decorata da un orologio solare settecentesco e lo stemma cittadino, e gli eleganti palazzi dei mercanti. Al centro della piazza, la fontana rinascimentale con la statua di San Giovanni Nepomuceno è luogo di incontro e simbolo della città.
La Chiesa parrocchiale di San Pancrazio, ricostruita in stile gotico nel XIV secolo e successivamente barocchizzata, domina il profilo urbano con il suo alto campanile a cipolla. L’interno custodisce un prezioso altare ligneo dorato del XVII secolo, affreschi di scuola tirolese e un organo barocco ancora funzionante. Di particolare interesse è la cappella ossario esterna, decorata con affreschi macabri che ricordano la caducità della vita.
Il museo civico e la memoria storica
Il Museum Schludernser Tal – Museo della Val Venosta, ospitato in un antico granaio quattrocentesco, offre un affascinante viaggio nella storia e nelle tradizioni della valle. Le collezioni permanenti includono:
- Reperti archeologici dalla preistoria all’epoca romana
- Strumenti agricoli e artigianali tradizionali
- Ricostruzioni di ambienti domestici venostani
- Sezione dedicata alla Via Claudia Augusta romana
- Testimonianze della Prima Guerra Mondiale (il fronte passava a pochi chilometri)
Particolarmente toccante è la sezione dedicata alla Pfattenhöfe, le antiche case contadine venostane con il caratteristico sistema costruttivo in legno.
Esperienze autentiche
Il Mercato Medievale di Glorenza, che si svolge ogni anno a fine giugno, trasforma l’intera città in un grande palcoscenico storico. Per tre giorni, cavalieri, dame, artigiani, giullari e mercanti in costume animano le vie con spettacoli, tornei, mercati e banchetti rinascimentali. L’evento, che attira decine di migliaia di visitatori, è organizzato con grande attenzione alla fedeltà storica, evitando anacronismi e banalizzazioni.
Per gli appassionati di cicloturismo, Glorenza è tappa strategica della Via Claudia Augusta, l’antica strada romana che collegava la Pianura Padana (Ostiglia) al Danubio (Donauwörth). Oggi trasformata in uno dei più spettacolari itinerari ciclabili d’Europa (700 km), attraversa la Val Venosta seguendo il corso dell’Adige tra frutteti, castelli e borghi medievali. Il percorso è quasi interamente pianeggiante e adatto a tutti i livelli.
La pista ciclabile della Val Venosta locale collega Glorenza a Malles, Sluderno e gli altri borghi della valle, permettendo di scoprire castelli come Castel Coira (con la più grande armeria privata del mondo), abbazie benedettine e antichi conventi.
Sapori di montagna e tradizione contadina
La cucina di Glorenza riflette la sua posizione di confine, fondendo la tradizione sudtirolese con influenze italiane. I piatti tipici sono sostanziosi e legati ai prodotti della montagna:
I canederli (Knödel) sono protagonisti: di speck, di formaggio, di erbe o dolci con le albicocche. Vengono serviti in brodo o asciutti con burro fuso e formaggio grattugiato.
Lo speck dell’Alto Adige IGP, prodotto nei masi della valle secondo metodi tradizionali (affumicato con legno di ginepro e spezie), è eccellenza assoluta, da degustare con pane di segale e rafano.
La carne salada, marinata con erbe aromatiche e spezie, viene servita in sottili fette con fagioli e cipolle.
I Schlutzkrapfen sono ravioli ripieni di spinaci e ricotta, conditi con burro fuso e parmigiano.
Per i dolci, lo strudel di mele preparato con le celebri mele della Val Venosta DOP (la valle è il più importante comprensorio melicolo d’Italia) e il kaiserschmarrn (frittata dolce sbriciolata con marmellata di mirtilli) sono imperdibili.
I vini locali, anche se meno noti di quelli della Bassa Atesina, meritano attenzione: il Riesling, il Gewürztraminer e il Pinot Bianco si abbinano perfettamente alla cucina locale.

Informazioni pratiche approfondite
Come arrivare:
- In auto: Da Merano: SS38 della Valtellina verso Bolzano, poi SS40 della Val Venosta per circa 70 km (1h 15min). Da Bormio: Passo dello Stelvio (aperto giugno-ottobre) e SS40 per 35 km
- In treno: Linea ferroviaria della Val Venosta Merano-Malles, fermata Glorenza (treni ogni ora, 1h 15min da Merano). La stazione è a 200 metri dal centro storico
- In aereo: Aeroporto di Bolzano (100 km), Innsbruck (120 km), Verona (220 km)
- In bici: Via Claudia Augusta ciclabile
Dove dormire:
- Gasthof Zum Weissen Rössl: storica locanda nel centro, camere in stile tirolese
- Hotel Post Glorenza: 3 stelle con ristorante tipico, Hotel Grüner Baum
- B&B e appartamenti: diverse soluzioni nel borgo e nei masi circostanti
- Agriturismi (Urlaub auf dem Bauernhof): nelle campagne della Val Venosta, con produzione propria di mele, latticini e speck
Dove mangiare:
- Gasthof Grüner Baum (cucina sudtirolese tradizionale)
- Ristorante Fluchthorn (piatti innovativi con prodotti locali)
- Pizzeria Zum Turm (pizza e piatti mediterranei)
- Caffè Centrale (strudel fatto in casa e dolci tipici)
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-maggio): fioritura dei meleti, temperature miti
- Estate (giugno-agosto): Mercato Medievale, eventi culturali, escursioni
- Autunno (settembre-ottobre): raccolta delle mele, colori autunnali, prodotti di stagione
- Inverno (dicembre-marzo): mercatini di Natale, sci di fondo, atmosfera raccolta (molti negozi chiusi)
Tempo consigliato: 1-2 giorni, ideale come tappa di un tour della Val Venosta
Consigli utili:
- Il borgo è completamente pedonale, parcheggi all’esterno delle mura (gratuiti o a pagamento)
- Glorenza Card: carta ospiti gratuita con sconti su musei, trasporti e attrazioni
- Molti negozi chiudono a pranzo (12:30-15:00) e la domenica
- La lingua principale è il tedesco, ma l’italiano è largamente compreso
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Gradara, Marche

Il castello dell’amore proibito tra storia e leggenda
Gradara è sinonimo di amore, passione e tragedia. Questo splendido borgo medievale delle Marche, arroccato su una collina a 142 metri d’altitudine a pochi chilometri dal mare Adriatico, è indissolubilmente legato alla storia d’amore più celebre della letteratura italiana: quella tra Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, immortalata da Dante Alighieri nel V Canto dell’Inferno della Divina Commedia. La tradizione vuole che proprio qui, nella camera della Rocca, avvenne il bacio fatale che costò la vita ai due amanti, uccisi dal marito tradito Gianciotto Malatesta intorno al 1285.
La Rocca Malatestiana: fortezza e dimora nobiliare
La Rocca di Gradara, con le sue possenti mura e la doppia cinta muraria lunga quasi 800 metri, rappresenta uno degli esempi più integri e imponenti di architettura militare medievale in Italia. La fortezza, costruita a partire dal XII secolo dalla famiglia De Grifone e successivamente ampliata dai Malatesta di Rimini nel XIV secolo, domina la valle del Foglia e il mare Adriatico, offrendo panorami che nelle giornate terse spaziano dalla Riviera Romagnola ai Monti Sibillini.
Il complesso fortificato è articolato su più livelli difensivi: la rocca vera e propria, il mastio quadrato alto 30 metri, la prima cinta muraria con torri circolari e quadrate, e la seconda cinta esterna con bastioni e camminamenti di ronda. Questo sistema difensivo, progettato secondo i più avanzati criteri della poliorcettica medievale, risultò inespugnabile per secoli.
L’interno della Rocca è un viaggio nel tempo che attraversa sei secoli di storia. Le stanze affrescate conservano decorazioni quattrocentesche di scuola riminese, con grottesche, stemmi nobiliari e scene di vita cortese. Il salone di rappresentanza è dominato da un monumentale camino in pietra e da un soffitto a cassettoni del XV secolo.
Ma il cuore emotivo del castello è la Camera di Francesca, dove secondo la tradizione si consumò la tragedia. L’ambiente, arredato con mobili d’epoca, trapunte ricamate e un baldacchino gotico, evoca l’atmosfera del Medioevo. Una botola nel pavimento rivela un passaggio segreto che conduceva alle segrete, forse la via di fuga utilizzata dall’assassino.
Le segrete e il pozzo della fortezza, profondo 30 metri scavato interamente nella roccia, raccontano gli aspetti più oscuri della vita medievale. Nella Torre dell’Orologio è allestita una mostra permanente sulle tecniche di tortura medievali.

Gradara: tour a piedi di gruppo di miti e leggende medievali
Vivi un’esperienza suggestiva e romantica con una passeggiata serale guidata tra le mura della Rocca di Gradara, uno dei borghi medievali più affascinanti d’Italia.
Accompagnato da una guida esperta, attraverserai l’antica Torre dell’Orologio e percorrerai Via della Fiera e Via IX Settembre, da cui potrai ammirare splendide vedute sulla costa adriatica. Proseguendo lungo Via dei Cappuccini, scoprirai la famosa Passeggiata degli Innamorati e il pittoresco Teatro dell’Aria, immerso in un’atmosfera d’altri tempi.
Il Borgo: un gioiello di coerenza architettonica
Il centro storico di Gradara si sviluppa lungo la via principale che sale dalla Porta dell’Orologio fino alla Rocca. Le case medievali, perfettamente restaurate, ospitano botteghe artigiane dove ancora si praticano antichi mestieri: ceramisti, orafi, pellettieri, liutai e artisti che lavorano seguendo tecniche tradizionali.
La Chiesa di San Giovanni Battista, edificata nel XIII secolo e ricostruita nel Settecento, conserva un prezioso crocifisso ligneo del ‘300 e tele di scuola marchigiana. L’Oratorio della Beata Vergine delle Grazie custodisce affreschi votivi del XV secolo.
Particolare fascino riveste la camminata delle mura, percorso panoramico che si snoda per quasi un chilometro lungo il perimetro fortificato, con torri di avvistamento da cui lo sguardo spazia dal Castello di Gradara fino al mare. Al tramonto, quando la luce calda del sole illumina le pietre dorate delle mura, l’atmosfera diventa magica.
Eventi e manifestazioni: quando la storia rivive
Gradara è un borgo che vive intensamente il proprio passato, trasformandolo in occasioni di coinvolgimento per residenti e visitatori.
L’Assedio al Castello (luglio) è la rievocazione storica più spettacolare: per due serate, oltre 150 figuranti in costume ricreano l’atmosfera di un accampamento militare medievale, con combattimenti, duelli, esibizioni di arcieri e balestrieri, spettacoli pirotecnici e un vero e proprio assedio alle mura con macchine da guerra ricostruite fedelmente.
Il Castello di Natale (dicembre-gennaio) trasforma la Rocca in un villaggio natalizio fiabesco, con il suggestivo Presepe Vivente che coinvolge decine di figuranti, mercatini artigianali, degustazioni e concerti di musica sacra.
Durante l’estate, le rassegne teatrali nel cortile del castello offrono spettacoli di prosa, musica e danza sotto le stelle, in una cornice di incomparabile bellezza. Il Gradara Ludens (luglio-agosto) propone un ricco cartellone di teatro di strada, concerti e spettacoli per famiglie.
San Valentino vede Gradara trasformarsi nella “Città degli Innamorati”, con iniziative romantiche, cene a lume di candela, visite notturne al castello e la possibilità per le coppie di celebrare il proprio amore in una cornice da favola.
Esperienze enogastronomiche nel territorio
La cucina del territorio gradarese fonde la tradizione marchigiana con influenze romagnole, creando un connubio ricco e variegato.
Il tartufo bianco di Acqualagna, prodotto nell’entroterra pesarese, è protagonista di molti piatti autunnali, dai tagliolini al tartufo alla carne alla brace tartufata. Il formaggio di fossa di Talamello, stagionato nelle fosse di tufo secondo un’antica tradizione, offre sapori intensi e complessi.
Tra i primi piatti, i passatelli in brodo (a base di pane grattugiato, uova e parmigiano), le tagliatelle al ragù marchigiano e i vincisgrassi (lasagne ricche con ragù, rigaglie e tartufo) sono imperdibili.
La selvaggina è una costante della cucina locale: il cinghiale in umido, la lepre in salm, il coniglio in porchetta (ripieno di finocchietto selvatico) testimoniano il legame con la tradizione venatoria collinare.
Tra i dolci, la ciambella marchigiana (morbida torta ad anello) e i cavallucci (biscotti speziati) accompagnano perfettamente il vino cotto, antico vino dolce ottenuto dalla concentrazione del mosto.
I vini locali meritano particolare attenzione: il Bianchello del Metauro DOC (fresco e fragrante), il Sangiovese dei Colli Pesaresi DOC e il Lacrima di Morro d’Alba DOC (rosso aromatico) si abbinano perfettamente alla cucina territoriale.
Tour di degustazione di vini a piedi di Gradara
Scopri l’incanto di Gradara, un borgo medievale che sembra sospeso nel tempo, con un tour che unisce storia, poesia e tradizione. Guidati dalla voce di “Dante” stesso, rivivrete le leggendarie vicende di Paolo e Francesca, passeggiando tra le antiche mura e gli scorci romantici che hanno ispirato secoli di arte e letteratura.
Il viaggio è reso ancora più speciale da comodi trasferimenti in autobus, un caloroso servizio di benvenuto e l’opportunità di percorrere le suggestive passerelle lungo le mura. Non mancheranno momenti dedicati al gusto con degustazioni esclusive, perfette per scoprire i sapori autentici di Gradara.
Un’esperienza ideale anche per famiglie: i ragazzi sotto i 15 anni entrano gratis, rendendo questo tour accessibile e indimenticabile per grandi e piccoli.
Nei dintorni: scoprire il territorio
Gradara è punto di partenza ideale per esplorare un territorio ricco di bellezze:
- Gabicce Mare e Gabicce Monte (8 km): località balneare con parco naturale panoramico
- Pesaro (15 km): città di Rossini, con il Museo Nazionale della Ceramica
- Urbino (40 km): città patrimonio UNESCO, culla del Rinascimento
- San Marino (25 km): Repubblica indipendente con castelli medievali
- Cattolica (10 km): con l’Acquario Le Navi

Informazioni pratiche dettagliate
Come arrivare:
- In auto: Autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita Cattolica (6 km, 10 minuti) o Pesaro (15 km, 20 minuti). Parcheggi a pagamento fuori dalle mura
- In treno: Stazione di Cattolica o Pesaro, poi autobus di linea o taxi
- In aereo: Aeroporto di Rimini (20 km), Bologna (130 km), Ancona (85 km)
Biglietti e orari:
- Rocca di Gradara: aperta tutto l’anno (escluso 25 dicembre e 1 gennaio)
- Estate (aprile-settembre): 9:00-19:00
- Inverno (ottobre-marzo): 9:00-16:30
- Biglietto intero: €10, ridotto: €8
- Visite guidate disponibili, prenotazione consigliata alta stagione
- Camminata delle mura: gratuita, sempre accessibile
Dove dormire:
- Hotel nel borgo: Castello di Gradara (boutique hotel nella rocca), La Botte (3 stelle nel centro storico)
- Agriturismi nelle colline: Villa Cattani Stuart (elegante dimora storica), Locanda del Pettirosso
- Hotel balneari sulla costa: a Gabicce e Cattolica, ideali per combinare cultura e mare
Hotel consigliato da sothra:
La Loggia Historic Resort
Immerso nel fascino del borgo medievale di Gradara, tra le dolci colline marchigiane e la magia delle sue antiche mura, nasce La Loggia Historic Resort: un resort diffuso esclusivo che unisce storia, design e benessere in un ambiente di raffinata intimità.
Dove mangiare:
- Osteria del Borgo: cucina marchigiana tradizionale, ambiente medievale
- Ristorante La Botte: piatti di territorio, cantina con 200 etichette
- Trattoria La Lanterna: salumi e formaggi locali, vista panoramica
- Gelateria del Castello: gelati artigianali con ingredienti del territorio
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): temperature ideali, pochi turisti, campagna fiorita
- Estate (luglio-agosto): eventi serali, possibilità di mare
- Autunno (settembre-ottobre): tartufo, vendemmia, colori autunnali
- Inverno (dicembre-febbraio): Castello di Natale, atmosfera romantica
Tempo consigliato: 1 giornata per visitare castello e borgo, 2-3 giorni includendo dintorni e costa
Consigli utili:
- Prenotare visita guidata alla Rocca per non perdere dettagli storici
- Indossare scarpe comode (pavimentazione irregolare e salite)
- Alta stagione molto affollata, preferire mattina presto o tardo pomeriggio
- Molti ristoranti chiusi martedì/mercoledì fuori stagione
- Parcheggi a pagamento, arrivo in settimana più comodo
-
Vipiteno, Trentino-Alto Adige

La perla delle Alpi tra due culture
Vipiteno (Sterzing in tedesco) rappresenta uno dei borghi più affascinanti e meglio conservati dell’arco alpino, dove l’eleganza dell’architettura tirolese incontra la storia millenaria di un importante crocevia commerciale. Situata a 948 metri d’altitudine nella Valle dell’Isarco, a soli 12 chilometri dal confine austriaco, Vipiteno ha sempre rappresentato un punto di incontro tra la cultura italiana e quella mitteleuropea, creando un’identità unica che si riflette nell’architettura, nella lingua, nelle tradizioni e perfino nella gastronomia.
Un gioiello architettonico preservato nei secoli
Ciò che colpisce immediatamente il visitatore è l’armonia architettonica del centro storico, dove ogni edificio sembra dialogare perfettamente con il vicino in un equilibrio di forme, colori e proporzioni. La via principale (Hauptstraße), chiusa al traffico, si sviluppa per quasi un chilometro in una successione ininterrotta di palazzi storici dalle facciate affrescate, erker (bovinde) sporgenti finemente decorati, portoni imponenti e insegne in ferro battuto che testimoniano gli antichi mestieri e commerci.
La Torre delle Dodici (Zwölferturm), costruita nel 1470, è il simbolo indiscusso di Vipiteno. Questa torre civica, alta 46 metri, divide idealmente il centro storico in due parti: la Città Nuova (Neustadt) a nord e la Città Vecchia (Altstadt) a sud. La torre è coronata da un tetto a cipolla tipicamente tirolese e ospita un orologio monumentale le cui campane scandiscono ancora oggi il tempo per la comunità. All’interno è possibile visitare il museo che racconta la storia della città attraverso documenti, fotografie e reperti storici.
I palazzi storici che fiancheggiano la via principale sono autentici capolavori dell’architettura rinascimentale e barocca tirolese. Il Palazzo Comunale (Rathaus), del XVI secolo, presenta una facciata riccamente decorata con affreschi che raffigurano stemmi, scene allegoriche e figure mitologiche. Gli erker, tipici elementi sporgenti delle case tirolesi, sono decorati con intagli lignei, stucchi e dipinti che rappresentano scene religiose, mitologiche o semplicemente decorative.
Le insegne in ferro battuto che sporgono dalle facciate sono vere opere d’arte: l’insegna dell’antica farmacia raffigura il serpente di Esculapio, quella dell’orefice mostra un orologio dorato, quella della locanda presenta un’aquila bicipite asburgica. Queste insegne, risalenti al XVII-XVIII secolo, costituiscono un museo all’aperto dell’arte della forgiatura.

Tour a piedi di Vipiteno: la vera essenza dell’Alto Adige
Scopri il fascino autentico di Vipiteno, una delle città più belle dell’Alto Adige, con questo tour guidato a piedi che ti condurrà nel cuore di un borgo medievale dove le culture austriaca e italiana convivono in perfetta armonia. Passeggia tra vicoli pittoreschi, eleganti edifici storici e panorami incantevoli incorniciati dalle montagne alpine.
Tesori artistici e culturali
Il Museo Multscher, ospitato nell’ex Kommende dell’Ordine Teutonico, custodisce uno dei capolavori dell’arte gotica tedesca: l’Altare di Vipiteno, realizzato nel 1456-1458 da Hans Multscher, uno dei più importanti scultori e pittori del tardo gotico tedesco. L’altare ligneo, alto oltre 5 metri, è composto da una parte centrale con sculture policrome raffiguranti scene della Passione di Cristo e due ante laterali dipinte con episodi della vita di Maria. L’opera, di straordinaria qualità artistica, rappresenta un momento fondamentale nella transizione dal gotico al Rinascimento.
Il museo ospita anche altre opere d’arte sacra provenienti dalle chiese della valle, paramenti liturgici, oreficerie e una sezione dedicata alla storia dell’Ordine Teutonico, che ebbe proprio a Vipiteno una delle sue più importanti commende alpine.
La Chiesa Parrocchiale di Nostra Signora della Palude (Pfarrkirche Unsere Liebe Frau im Moos), situata nella periferia meridionale della città, è un gioiello dell’architettura gotica tardiva. Costruita nel XV secolo, presenta un’elegante facciata a capanna e un interno luminoso a tre navate con volte a crociera stellate. L’altare maggiore barocco e gli affreschi cinquecenteschi creano un’atmosfera di raccoglimento e bellezza.
Nel centro storico si trova la Chiesa di Santo Spirito (Spitalkirche), parte dell’antico ospedale medievale, con affreschi quattrocenteschi perfettamente conservati che raffigurano scene della vita di Cristo e dei Santi.
Il palazzo Jöchlsthurn e il museo civico
Il Jöchlsthurn, imponente palazzo tardo-medievale situato all’ingresso meridionale della città, è sede del Museo Civico di Vipiteno. Le esposizioni permanenti raccontano la storia della città attraverso:
- Sezione archeologica: reperti dalla preistoria all’epoca romana
- Sezione storica: documenti che testimoniano l’importanza di Vipiteno come centro di estrazione e lavorazione dell’argento
- Sezione etnografica: ricostruzioni di ambienti domestici e botteghe artigiane tradizionali
- Mostra permanente sulla miniera di Ridanna: fotografie, strumenti e minerali
L’oro argenteo delle montagne
La storia di Vipiteno è indissolubilmente legata all’estrazione dell’argento nelle montagne circostanti, attività che dal Medioevo fino all’Ottocento ha garantito prosperità e ricchezza alla città. La Miniera di Ridanna (Ridnaun), a 15 km da Vipiteno, è oggi visitabile e offre un’esperienza affascinante nelle viscere della montagna.
Il percorso di visita si snoda per oltre 1 km di gallerie originali, a 2000 metri di altitudine, dove i visitatori (equipaggiati con caschetti e mantelle) scoprono le tecniche di estrazione, le condizioni di lavoro dei minatori e i giacimenti di pirite argentata, galena, blenda e fluorite. Il Museo Provinciale delle Miniere espone attrezzi, macchinari, documenti storici e una ricca collezione di minerali. L’argento estratto qui veniva trasformato nelle botteghe orafe di Vipiteno in monete, gioielli e oggetti sacri.
Esperienze uniche nelle quattro stagioni
Inverno: Magia e Tradizione I Mercatini di Natale di Vipiteno (fine novembre-6 gennaio) sono considerati tra i più autentici e suggestivi dell’Alto Adige. A differenza di quelli più commerciali di altre località, qui l’atmosfera è intima e familiare. Le casette di legno che riempiono la piazza principale offrono prodotti artigianali autentici realizzati da artigiani locali: candele in cera d’api, decorazioni natalizie in legno intagliato, ceramiche dipinte a mano, marmellate di frutti di bosco, miele di montagna, liquori alle erbe alpine.
L’aria profuma di vin brulé speziato, Kiachl (frittelle dolci) e Strudel caldo. I concerti di corali tirolesi nelle chiese, le rievocazioni del presepe vivente e l’illuminazione soffusa creano un’atmosfera da fiaba.
Per gli sciatori, gli impianti del comprensorio Vipiteno-Monte Cavallo offrono 17 km di piste perfettamente preparate con vista sulle Alpi Breonie. Gli amanti dello sci di fondo trovano 120 km di piste nella vicina Val Ridanna e Val di Vizze.
Primavera ed Estate: Natura e Cultura La bella stagione trasforma Vipiteno nel punto di partenza ideale per escursioni alpine di ogni livello. I sentieri conducono a malghe dove assaggiare formaggi d’alpeggio, burro fresco e Kaiserschmarrn preparati secondo tradizione. Il Rifugio Vallming (2.174 m), il Rifugio Simile (2.086 m) e il Rifugio Monte Cavallo (2.200 m) offrono panorami mozzafiato sulle Alpi Breonie e Venoste.
Per chi preferisce passeggiate meno impegnative, i sentieri lungo il torrente Vizze e attraverso i prati fioriti della Val Ridanna offrono scorci bucolici con vista sulle baite tradizionali.
Il Sentiero di Castel Tasso, percorso ad anello di media difficoltà, conduce al Castel Tasso (ospita un museo) e attraversa boschi di larici e abeti offrendo vedute panoramiche sulla valle.
Autunno: Colori e Sapori L’autunno veste le montagne di colori caldi – dal giallo oro dei larici al rosso intenso dei mirtilli – e porta con sé la stagione delle castagne, dei funghi porcini e della selvaggina. Le Törggelen, tradizionali merende autunnali nei masi, offrono castagne arrosto, speck, Kaminwurzen (salsicce affumicate), crauti, Knödel e vino nuovo.
Gastronomia: dove la tradizione incontra la qualità
La cucina vipitanese è espressione autentica della cultura culinaria sudtirolese, caratterizzata da sapori genuini, ingredienti di alta qualità e ricette tramandate da generazioni.
I Canederli (Knödel) sono il piatto simbolo: di speck (con cubetti di speck affumicato), di fegato (con fegato tritato e maggiorana), di formaggio (con Graukäse piccante), di spinaci e ricotta, o dolci con le albicocche. Vengono serviti in brodo di carne o asciutti con burro fuso.
Lo Speck dell’Alto Adige IGP prodotto nei masi della valle è di qualità eccezionale: stagionato secondo il metodo tradizionale che alterna fasi di affumicatura leggera (con legno di faggio e ginepro) a periodi di asciugatura in ambienti aerati. Il risultato è un salume delicato, leggermente affumicato, dal sapore equilibrato.
Il Tris di Canederli (speck, spinaci, formaggio) servito su letto di crauti è un classico imperdibile.
Il Gulasch (Gulasch) di manzo o cervo, cotto lentamente con cipolle, cumino e paprika, servito con polenta o patate al burro.
I Schlutzkrapfen, ravioli mezzaluna ripieni di spinaci e ricotta o patate e menta selvatica, conditi con burro fuso, parmigiano e semi di papavero.
Il Sauerbraten (stracotto marinato) con mirtilli rossi e Serviettenknödel (canederlo grande cotto avvolto in un tovagliolo).
Per i dolci, lo Strudel di mele con gelato alla vaniglia, il Kaiserschmarrn (frittata dolce sbriciolata con uvetta e marmellata di mirtilli), lo Zelten (pane dolce natalizio con frutta secca e spezie) e i Krapfen (ciambelle fritte ripiene di marmellata di albicocche).
I formaggi locali meritano un paragrafo a parte: il Graukäse (formaggio grigio magro dal sapore piccante), l’Almkäse (formaggio di malga stagionato), il Stangenkäse (formaggio a pasta dura) e il Topfen (ricotta fresca).
I vini dell’Alto Adige DOC – Müller-Thurgau, Sylvaner, Gewürztraminer per i bianchi; Lagrein, Schiava e Pinot Nero per i rossi – accompagnano perfettamente la cucina locale.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto: Autostrada del Brennero A22, uscita Vipiteno (dalla barriera del Brennero: 20 km, 15 min; da Bolzano: 70 km, 50 min; da Innsbruck: 50 km, 40 min)
- In treno: Sulla linea del Brennero con collegamenti diretti e frequenti da Bolzano (45 min), Bressanone (25 min), Innsbruck (35 min), Verona (2h), Monaco di Baviera (2h 30min)
- In aereo: Aeroporto di Bolzano (75 km), Innsbruck (60 km), Verona (200 km), Monaco di Baviera (200 km)
Parcheggi: Il centro storico è ZTL. Parcheggi consigliati:
- Parcheggio Stadtpark (coperto, 5 minuti a piedi dal centro)
- Parcheggio Pfitsch (scoperto, 3 minuti dal centro)
- Tariffa: circa €1,50/ora, abbonamento giornaliero €8-10
Dove dormire:
- Hotel storici di charme:
- Hotel Goldenes Kreuz (4 stelle nel centro, palazzo storico 1549)
- Hotel Schwarzer Adler (4 stelle, gestione familiare dal 1848)
- Hotel moderni:
- Parkhotel Mondschein (4 stelle con centro benessere)
- Hotel Wiesthaler (3 stelle, ottimo rapporto qualità-prezzo)
- B&B e garni:
- Garni Stefanie (centrale, colazione abbondante)
- Appartamenti nel centro storico
- Masi in montagna:
- Malga Stilfser Alm (2.000 m, solo estate)
- Agritur Oberberghof (Val Ridanna)
Dove mangiare:
- Ristoranti tradizionali:
- Restaurant Goldenes Kreuz (cucina sudtirolese d’autore)
- Gasthof Krone (piatti tradizionali abbondanti)
- Trenkerstube (atmosfera storica, canederli eccellenti)
- Pizzerie e locali informali:
- Pizzeria Alpenschlössel
- Café Lechthaler (caffetteria storica, torte fatte in casa)
- Malghe (estate):
- Oberhauserhütte
- Fleckner Mahder
Periodo migliore:
- Inverno (dicembre-marzo): mercatini di Natale, sci, atmosfera magica
- Primavera (aprile-giugno): fioritura dei prati alpini, temperature miti, pochi turisti
- Estate (luglio-agosto): trekking, malghe aperte, eventi culturali
- Autunno (settembre-novembre): colori autunnali, törggelen, raccolta funghi
Tempo consigliato:
- 1 giorno per visitare il centro storico
- 2-3 giorni per includere escursioni e miniera di Ridanna
- 1 settimana per esplorare Val Ridanna, Val di Vizze e comprensorio sciistico
Consigli utili:
- La maggior parte della popolazione parla tedesco come prima lingua; l’italiano è comunque ampiamente compreso
- Molti negozi chiudono mercoledì pomeriggio e domenica
- Vipiteno Card: carta ospiti gratuita con sconti su trasporti, musei e impianti di risalita
- Centro storico ideale per passeggiare con calma, scarpe comode consigliate
- Temperature più fresche rispetto a fondovalle: portare giacca anche in estate
- Per la miniera di Ridanna: prenotazione consigliata, portare abbigliamento pesante (temperatura costante 10°C)
Eventi annuali:
- Mercatini di Natale (fine novembre-6 gennaio)
- Festival di Musica Antica (luglio-agosto)
- Concerto di Capodanno nella Torre delle Dodici
- Settimana del gusto (ottobre)
-
Otranto, Puglia

La Porta d’Oriente: dove l’italia incontra il levante
Otranto si erge sulla costa adriatica del Salento come un’avamposto di storia e bellezza, il punto più orientale d’Italia, dove all’alba il sole sorge prima che in qualsiasi altro comune della penisola. Questa posizione geografica privilegiata ha fatto di Otranto un crocevia di civiltà per oltre duemila anni: greci, romani, bizantini, normanni, aragonesi hanno lasciato qui tracce indelebili, stratificando culture, architetture e tradizioni che rendono questo borgo unico nel panorama mediterraneo.
Il nome stesso, derivato dal greco Hydruntum, evoca l’abbondanza di acqua che caratterizzava l’antica città. Ma è soprattutto il suo ruolo di porta verso l’Oriente che ha plasmato l’identità di Otranto: da qui partivano le navi verso Bisanzio, qui approdavano pellegrini diretti in Terra Santa, qui si mescolavano merci e culture di due mondi.
Il centro storico: un labirinto di luce mediterranea
Il centro storico di Otranto è racchiuso da possenti mura aragonesi edificate nella seconda metà del XV secolo dopo il tragico assedio turco del 1480, quando la città venne conquistata e circa 800 abitanti furono decapitati per non aver rinnegato la fede cristiana (i martiri idruntini, proclamati beati nel 1771 e santi nel 2013). Le mura, rafforzate dagli Aragonesi con bastioni angolari e una doppia cinta difensiva, si sviluppano per oltre 3 chilometri e racchiudono un dedalo di viuzze bianche di calce, strettissime e tortuose, progettate per confondere gli invasori e offrire ombra e frescura nei mesi estivi.
Percorrere queste stradine è un’esperienza sensoriale completa: il bianco abbagliante delle case, il blu intenso del mare che appare improvvisamente alla fine di un vicolo, i profumi di basilico e gelsomino che escono dalle corti, il suono dei passi sul basolato antico. L’architettura è tipicamente salentina, con influenze bizantine e orientali: archi a sesto acuto, scalinate esterne, cortili nascosti, balconi fioriti.

La cattedrale: capolavoro romanico e testimone di fede
La Cattedrale di Santa Maria Annunziata, edificata dai Normanni nel 1080 su una preesistente chiesa paleocristiana, è il cuore spirituale e artistico di Otranto. La facciata romanica, con il suo elegante rosone centrale e il portale strombato decorato, introduce a uno degli interni più straordinari dell’intero Mezzogiorno.
Ma è il pavimento musivo a lasciare senza fiato: un’opera colossale realizzata tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone, che ricopre l’intera superficie delle tre navate (circa 1.600 metri quadrati) con milioni di tessere policrome in pietra calcarea. Il mosaico rappresenta l’Albero della Vita, un’opera enciclopedica che fonde tradizione biblica, mitologia classica, storia medievale e simbologia astrologica in un percorso visivo che va dalla Creazione al Giudizio Universale.
Lungo i rami dell’albero cosmico si susseguono: scene dell’Antico Testamento (Adamo ed Eva, il Diluvio Universale, la Torre di Babel), figure della mitologia (Alessandro Magno che vola verso il cielo trasportato da grifoni, Re Artù), rappresentazioni dello Zodiaco, animali reali e fantastici, i lavori dei mesi. L’insieme crea un’affascinante narrazione per immagini che richiede ore di osservazione per essere apprezzata in tutte le sue sfumature.
La Cripta, sottostante la cattedrale, è un’autentica foresta di colonne (42 in totale) con capitelli tutti diversi, di epoca romana, bizantina e medievale, recuperati da edifici più antichi. Gli affreschi bizantini, datati tra il X e il XVI secolo, ricoprono pareti e volte con figure di santi orientali e occidentali, testimoniando la coesistenza delle due tradizioni cristiane.
Nella Cappella dei Martiri, sul lato destro della cattedrale, sono conservati e esposti in teche di vetro i resti dei cranï degli 800 martiri idruntini, testimonianza del tragico assedio del 1480. La loro storia, tramandata nei secoli come esempio di fedeltà alla fede cristiana di fronte alla morte, ha reso Otranto meta di pellegrinaggio.
Il Castello Aragonese: sentinella sul porto
Il Castello Aragonese, costruito tra il 1485 e il 1498 su preesistenti fortificazioni normanne e sveve, domina il porto con la sua mole imponente. La struttura, a pianta pentagonale irregolare, presenta tre torrioni cilindrici agli angoli (Torre Alfonsina, Torre Duchesca, Torre Ippolita) e un mastio centrale. Le mura possenti, lo spessore delle cortine murarie (fino a 6 metri) e il fossato (oggi in secca) testimoniano la volontà aragonese di rendere Otranto inespugnabile dopo il disastro del 1480.
L’interno del castello ospita mostre temporanee, eventi culturali e, nell’area del bastione, concerti estivi con vista sul mare. La passeggiata lungo i bastioni offre panorami spettacolari sulla città vecchia, sul porto e sulla costa che si estende fino a Punta Palascìa, il punto più orientale d’Italia dove si trova l’omonimo faro.
Chiese e testimonianze bizantine
Otranto conserva tracce significative della lunga dominazione bizantina (VI-XI secolo), che ne fece uno dei centri più importanti della Grecìa Salentina, l’area del Salento dove ancora oggi si parla il griko, dialetto di origine greca.
La Chiesa di San Pietro, piccolo gioiello del X secolo, è l’edificio bizantino meglio conservato di Otranto. L’interno, a croce greca con cupola centrale, è interamente affrescato con dipinti bizantini originali raffiguranti Cristo Pantocratore, la Lavanda dei piedi, l’Ultima Cena e figure di santi orientali. I colori, ancora vividi dopo dieci secoli, e l’iconografia tipicamente bizantina rendono questa chiesa un documento prezioso dell’arte dell’epoca.
La Cripta di San Nicola di Casole, ciò che resta di una delle più importanti abbazie basiliane del Medioevo (distrutta dai Turchi nel 1480), si trova a pochi chilometri dal centro. Il monastero possedeva una biblioteca di oltre 500 codici greci e latini, seconda solo a quella di Montecassino, ed era centro di cultura e traduzione dal greco.
Tour di un’intera giornata della città di Otranto e del suo fantastico litorale da Lecc
Scopri le meraviglie della costa salentina con un tour privato di un giorno da Lecce alla città di Otranto e al suggestivo lago Bauxite. Perfetto per chi non vuole preoccuparsi dei trasporti, il tour include un autista-guida che ti fornirà informazioni sulla storia e le curiosità della regione, rendendo l’esperienza comoda e istruttiva.
Le spiagge: caraibiche acque del Salento
Otranto non è solo cultura e storia, ma anche mare cristallino e spiagge da sogno. La costa otrantina, che si estende per oltre 25 chilometri, alterna spiagge sabbiose a calette rocciose, falésie a strapiombo sul mare a insenature protette.
La Baia dei Turchi, situata 7 km a nord di Otranto, deve il suo nome allo sbarco delle truppe ottomane nel 1480. Oggi è un’oasi naturale protetta dove una spiaggia di sabbia bianca e fine è abbracciata da una pineta di macchia mediterranea. Le acque trasparenti, con sfumature che vanno dal turchese al verde smeraldo, hanno fatto di questa baia una delle più fotografate del Salento.
La Baia dell’Orte e la Baia di Porto Badisco (dove secondo Virgilio approdò Enea) offrono scenari simili: acque cristalline, natura incontaminata, fondali bassi ideali per lo snorkeling.
A sud di Otranto, la costa diventa rocciosa e frastagliata: Punta Palascìa, con il suo faro storico, segna il punto più orientale d’Italia; la Cava di Bauxite, una ex-miniera allagata dove le acque verde smeraldo contrastano con le rocce rosse, crea un paesaggio quasi marziano; Porto di Santo Stefano e la Grotta della Poesia (piscina naturale scavata nella roccia) completano un litorale di straordinaria bellezza.
Percorsi culturali: sulle tracce di Bisanzio
Otranto è il punto di partenza ideale per esplorare la Grecìa Salentina, territorio dell’entroterra dove si conservano tradizioni, lingua e architettura di origine greca-bizantina. I borghi di Calimera, Martano, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino e Martignano formano l’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina.
A Soleto, la Chiesa di Santo Stefano conserva affreschi bizantini del XIV secolo con iscrizioni in greco; a Melpignano si tiene ogni agosto la Notte della Taranta, il più grande festival di musica popolare d’Europa dedicato alla pizzica, danza tradizionale salentina dalle radici antichissime.
Enogastronomia: sapori di terra e di mare
La cucina otrantina è espressione della tradizione salentina più autentica, dove i prodotti del mare si sposano con quelli della terra in piatti semplici ma ricchi di sapore.
Il pesce fresco è protagonista assoluto: polpi, seppie, moscardini, orate, branzini, scorfani pescati nelle acque antistanti vengono preparati alla griglia, al forno o in umido. Il crudo di pesce (carpacci di ricciola, tonno, gamberi rossi) è un must delle cene estive. Gli spaghetti ai ricci di mare, i tubettini con le cozze nere (pelose, tipiche del Salento) e la scapece (pesce fritto marinato con mollica di pane, zafferano e aceto) sono piatti tradizionali imperdibili.
Tra i primi piatti, le orecchiette con le cime di rapa (pasta fresca a forma di piccole orecchie condita con cime di rapa ripassate in padella con aglio, olio e acciuga), il riso patate e cozze (timballo al forno dove riso, patate e cozze si fondono in un’unica delizia) e i ciceri e tria (pasta fatta in casa metà lessata e metà fritta con ceci).
Laboratorio di orecchiette, fatte rigorosamente a mano
Il laboratorio di cucina si svolge nel pittoresco negozio Amore di Puglia, situato nel cuore del centro storico di Otranto.
Guidati da un esperto cuoco e conoscitore delle ricette tradizionali pugliesi, imparerai passo passo come preparare l’impasto perfetto e come arrotolare le orecchiette, così da poter replicare a casa questo piatto tipico con poca farina e tanto amore.
Tra i secondi, il polpo alla pignata (cotto in pentola di terracotta con pomodoro e peperoncino) e l’agnello con patate al forno.
I formaggi del Salento – ricotta forte, cacioricotta, canestrato pugliese – accompagnano perfettamente il pane di grano duro, croccante fuori e morbido dentro.
I vini del territorio meritano particolare menzione: il Primitivo di Manduria DOP (rosso corposo e strutturato), il Negroamaro (vitigno autoctono che produce vini rossi e rosati) e il Susumaniello (vitigno antico riscoperto recentemente) si abbinano perfettamente alla cucina salentina. Tra i bianchi, il Verdeca e il Fiano Minutolo offrono freschezza e aromaticità ideali con i piatti di pesce.
Non si può lasciare Otranto senza aver assaggiato il pasticciotto leccese, dolce di pasta frolla ripieno di crema pasticcera, e la pasta di mandorla, biscotti tradizionali a base di farina di mandorle.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto: Da Lecce: SS16 direzione sud per 45 km (50 minuti). Da Brindisi: SS379 fino a Lecce, poi SS16 (100 km, 1h 20min). Da Bari: SS16 per 200 km (2h 30min)
- In treno: Linea Lecce-Otranto con Ferrovie del Sud Est (circa 10 treni al giorno, 1h 10min). Da Bari o Brindisi: treno Trenitalia fino a Lecce, poi cambio per Otranto
- In autobus: Collegamenti da Lecce con FSE e compagnie private (più frequenti in estate)
- In aereo: Aeroporto di Brindisi-Salento (90 km), poi navetta per Lecce e treno/bus per Otranto
Parcheggi: Il centro storico è ZTL. Parcheggi consigliati:
- Parcheggio Porto (a pagamento, 200 metri dal centro)
- Parcheggio via Pantaleone (sterrato gratuito, 500 metri dal centro)
- Lungomare (parcheggio a pagamento con vista mare)
- Alta stagione: arrivare presto la mattina o utilizzare parcheggi periferici
Dove dormire:
- Hotel nel centro storico:
- Palazzo Papaleo (boutique hotel 4 stelle in palazzo nobiliare ‘700)
- Hotel Palazzo De Mori (3 stelle con terrazza panoramica)
- Hotel Basiliani (elegante struttura con vista mare)
- B&B e case vacanza:
- La Bella Idrusa (centro storico, camere con affreschi)
- Le Alcove B&B (vicoli caratteristici)
- Numerosi appartamenti in affitto nel borgo
- Hotel balneari:
- Masseria Mongiò (masseria storica con spa e ristorante)
- Valle dell’Erica Resort (resort a 5 stelle sulla Baia dei Turchi)
- Agriturismi:
- Masseria Bandino (8 km dal centro, produzione propria)
- Agriturismo Kalos (trulli e cucina tradizionale)
Dove mangiare:
- Ristoranti di pesce:
- L’Altro Baffo (crudo eccellente, prenotazione obbligatoria)
- Ristorante Peccato di Vino (cucina creativa, carta vini importante)
- Bella Napoli (trattoria sul porto, gestione familiare)
- Cucina tradizionale:
- Ristorante Piri Piri (piatti tipici salentini)
- Osteria Tempo Stretto (location suggestiva, cucina autentica)
- Street food e panini:
- Pescaria (pesce fritto e panini gourmet)
- Pizzicotto (focacce e rustici)
- Gelaterie:
- Martinucci (gelateria artigianale famosa in tutto il Salento)
Biglietti musei:
- Cattedrale: ingresso gratuito (offerta libera)
- Castello Aragonese: €5 intero, €3 ridotto
- Chiesa di San Pietro: €2
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): clima ideale, fioriture, pochi turisti, prezzi bassi
- Estate (luglio-agosto): alta stagione, mare perfetto, eventi, molta affluenza, prezzi alti
- Autunno (settembre-ottobre): mare ancora caldo, meno turisti, vendemmia
- Inverno (novembre-marzo): atmosfera raccolta, prezzi bassi, molte strutture chiuse
Tempo consigliato:
- 1 giorno per centro storico e cattedrale
- 2-3 giorni per includere spiagge
- 1 settimana per esplorare tutto il Salento
Consigli utili:
- Estate: prenotare alloggi con mesi di anticipo
- Visitare la cattedrale nelle ore meno calde per apprezzare il mosaico
- Portare scarpe comode (pavimentazione irregolare, salite)
- Per le spiagge: arrivare presto (entro le 9:00) per trovare parcheggio
- Grotta della Poesia: accesso limitato per preservazione, informarsi prima
- Mare: attenzione alle meduse in agosto
- Ristoranti: prenotare sempre in alta stagione
Eventi:
- Alba dei Popoli (31 dicembre-1 gennaio): concerti per il nuovo anno
- Festa dei Martiri (14-15 agosto): processione e celebrazioni religiose
- Mercatini artigianali: tutto l’anno nel centro storico
- Concerti estivi nel Castello (luglio-agosto)
-
Sepino, Molise

Dove Roma antica incontra il medioevo silenzioso
Sepino è uno dei segreti meglio custoditi del Molise, una regione già di per sé poco battuta dai flussi turistici di massa. Questo borgo, arroccato a 700 metri di altitudine sulle pendici del Matese, custodisce un patrimonio archeologico e storico di straordinaria importanza, ma lo fa con la discrezione e l’autenticità tipiche di chi non ha mai avuto bisogno di urlare per farsi notare.
La vera unicità di Sepino risiede nella coesistenza armoniosa di due anime: quella romana, cristallizzata nel sito archeologico di Altilia Saepinum ai piedi del borgo moderno, e quella medievale, che vive nel centro storico arroccato sulla collina. Questa stratificazione temporale permette al visitatore di attraversare duemila anni di storia nell’arco di pochi chilometri, passando dai fori romani alle piazze medievali, dalle terme classiche alle chiese romaniche.
Altilia Saepinum: una Pompei del Molise
Il parco archeologico di Altilia conserva i resti di una città romana di provincia fondata nel I secolo a.C. lungo il tratturo Pescasseroli-Candela, uno dei più importanti percorsi della transumanza che collegava l’Abruzzo alla Puglia. A differenza di altri siti archeologici italiani, Altilia non venne distrutta da eventi catastrofici ma semplicemente abbandonata gradualmente tra il V e il VII secolo d.C., quando la popolazione si trasferì sul colle sovrastante per ragioni difensive.
Questo abbandono “dolce” ha permesso la conservazione di un impianto urbano romano quasi completo: il perimetro murario (lungo 1.250 metri), quattro porte monumentali perfettamente conservate, il decumano e il cardo (le vie principali che si intersecano ad angolo retto), il foro, la basilica, il teatro, le terme, le fontane pubbliche, le botteghe e persino alcune abitazioni private.
La Porta Bojano (Porta Tammaro), quella da cui si accede provenendo dal borgo moderno, è la meglio conservata: l’arco monumentale è affiancato da due torrioni circolari decorati con bassorilievi che raffigurano prigionieri barbari. Un’iscrizione latina ricorda che la porta venne costruita durante il regno di Tiberio (14-37 d.C.). Attraversando l’arco, si entra letteralmente in un altro tempo.
Il decumano massimo, l’asse viario principale, è ancora lastricato con basoli originali solcati dai carri romani. Lungo di esso si allineano i resti delle tabernae (botteghe), riconoscibili dalle soglie e dalle tracce dei banchi di vendita. In alcune si distinguono ancora i dolii (grandi giare interrate) dove si conservavano olio, vino e cereali.
Il foro, cuore della vita pubblica romana, conserva il podio del tempio capitolino, le basi delle statue onorarie e i resti del lastricato. La basilica civile, utilizzata per l’amministrazione della giustizia e le attività commerciali, mostra ancora le colonne perimetrali e l’abside.
Il teatro, appoggiato al declivio naturale della collina secondo il modello greco (e non costruito interamente in muratura come i teatri tipicamente romani), poteva ospitare circa 3.000 spettatori. La cavea è parzialmente conservata, così come l’orchestra e le tracce della scena.
Le terme, complesso articolato con frigidarium (sala fredda), tepidarium (sala tiepida) e calidarium (sala calda), mostrano ancora i sistemi di riscaldamento a pavimento (ipocausto) e le tubature per l’acqua. I mosaici pavimentali in bianco e nero con motivi geometrici sono ancora parzialmente visibili.
La fontana del Grifo, con le sue vasche e il sistema idraulico ancora comprensibile, testimonia l’efficienza dell’acquedotto romano che alimentava la città.
Ciò che rende Altilia particolarmente affascinante è la sua “vita” contemporanea: alcune abitazioni private costruite nei secoli successivi all’abbandono della città romana utilizzano le mura romane come fondamenta, creando un dialogo architettonico unico. Una masseria settecentesca è inglobata nelle antiche terme, un museo archeologico occupa un edificio costruito sui resti del macellum (mercato coperto romano). Questa stratificazione rende Altilia un sito archeologico vivo, non un museo fossilizzato.

Il borgo medievale: silenzio e pietra
Il borgo medievale di Sepino, arroccato sulla collina sopra Altilia, conserva l’atmosfera tranquilla e autentica di un tempo ormai raro. Le stradine lastricate, strette e tortuose secondo la tipica planimetria difensiva medievale, si snodano tra case in pietra locale, palazzetti nobiliari e chiese romaniche.
La Piazza del Popolo, cuore del borgo, è circondata da edifici storici tra cui il Palazzo Comunale (XVI secolo) e alcuni palazzi nobiliari con portali decorati. La fontana monumentale settecentesca, alimentata da una sorgente del Matese, è sempre stata il punto di ritrovo della comunità.
La Chiesa di Santa Cristina, edificata nel XII secolo in stile romanico, presenta una facciata semplice ma elegante con portale decorato. L’interno, rimaneggiato nei secoli successivi, conserva affreschi del XV-XVI secolo e un crocifisso ligneo trecentesco di notevole pregio.
La Chiesa di San Lorenzo, anch’essa romanica, mostra interessanti capitelli scolpiti e una cripta sotterranea utilizzata come sepoltura per le famiglie nobili locali.
I palazzi nobiliari del ‘600-‘700, appartenuti alle famiglie signorili che governavano il feudo, presentano portali in pietra con stemmi araldici, cortili interni e loggiati. Molti sono ancora abitati, mantenendo viva la dimensione residenziale del borgo.
I Tratturi: autostrade verdi della transumanza
Sepino deve gran parte della sua importanza storica alla posizione strategica lungo i tratturi, gli antichi percorsi erbosi larghi fino a 111 metri utilizzati dai pastori per la transumanza stagionale tra i pascoli montani dell’Abruzzo e del Molise e le pianure pugliesi.
Il Tratturo Pescasseroli-Candela, che attraversa il territorio di Sepino passando proprio dalla città romana di Altilia, è il secondo tratturo più lungo d’Italia (211 km) ed è stato utilizzato ininterrottamente dall’epoca sannitica fino agli anni ’60 del Novecento.
Oggi è possibile percorrere tratti di tratturo a piedi, in mountain bike o a cavallo, attraversando paesaggi bucolici dove la natura si è ripresa i suoi spazi. Lungo il percorso si incontrano jazzi (ricoveri per pecore), fontane e posti di sosta che raccontano secoli di civiltà pastorale.
Il Museo del Tratturo, allestito in un’ala del Palazzo Comunale, documenta con fotografie, attrezzi, testimonianze orali e documenti storici la cultura della transumanza, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità nel 2019.
Esperienze autentiche e tradizioni vive
Sepino vive ancora al ritmo delle stagioni e delle tradizioni agricole e pastorali. La Sagra del Grano (agosto) è la festa più sentita dalla comunità: il grano, elemento centrale dell’economia locale da millenni, viene celebrato con cortei in costume, ricostruzioni delle attività agricole tradizionali (mietitura, trebbiatura, panificazione), degustazioni e balli popolari.
La Festa di Santa Cristina (24 luglio), patrona del borgo, vede una processione che attraversa le vie del centro storico con la statua della santa portata a spalla dai fedeli, seguita da luminarie, fuochi d’artificio e stand gastronomici.
Per chi ama il trekking, i sentieri del Massiccio del Matese partono proprio da Sepino e conducono a rifugi alpini, laghetti glaciali, faggete secolari e vette oltre i 2.000 metri. Il Sentiero delle Sorgenti (difficoltà media, 3 ore) permette di scoprire le numerose sorgenti che alimentano torrenti e fontane del territorio.
Gli appassionati di archeologia possono partecipare alle campagne di scavo che ogni estate coinvolgono università italiane e straniere nell’area di Altilia, contribuendo attivamente alla ricerca.
Gastronomia: sapori genuini di montagna
La cucina sepinese è espressione autentica della tradizione molisana, basata su prodotti locali, ricette tramandate oralmente e una semplicità che esalta le materie prime.
La pasta fatta a mano è protagonista: i cavatelli (pasta corta a forma di gnocchetti) conditi con ragù di agnello o con cime di rapa e peperoncino; le laganelle (tagliatelle larghe e sottili) con fagioli; i crioli (pasta attorcigliata attorno a un ferro da calza) con sugo di pomodoro e basilico.
Tra i secondi, l’agnello alla brace o alla cottora (cotto in pentola di terracotta con patate, pomodoro e pecorino) e la pampanella (carne di maiale marinata con peperoncino e spezie, cotta allo spiedo) sono piatti imperdibili.
I formaggi del Matese – caciocavallo, pecorino, stracciata, burrino (formaggio con burro all’interno) – rappresentano eccellenze assolute, prodotti ancora oggi in piccoli caseifici artigianali secondo metodi tradizionali.
I salumi molisani – soppressata, salsiccia secca, ventricina, capocollo – accompagnano perfettamente il pane casereccio cotto nel forno a legna.
Tra i dolci, le ostie ripiene (cialde farcite con miele, noci e mandorle), i mostaccioli (biscotti al mosto d’uva) e le pepatelli (dolcetti con pepe nero, miele e mandorle) sono specialità natalizie.
I vini del Molise, anche se meno noti di quelli di altre regioni, meritano attenzione: il Tintilia del Molise DOC (vitigno autoctono recuperato dall’estinzione), il Biferno DOC e il Pentro di Isernia DOC si abbinano perfettamente alla cucina locale.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto:
- Da Napoli: A1 fino a Caianello, poi SS17 per Isernia e SS87 per Sepino (120 km, 1h 40min)
- Da Roma: A1 fino a Caianello, stesso percorso (210 km, 2h 30min)
- Da Pescara: A14 fino a Termoli, poi SS87 (100 km, 1h 30min)
- In treno: Stazione di Campobasso (20 km), poi autobus di linea (3-4 corse al giorno) o taxi
- In autobus: Collegamenti da Campobasso con Larivera (linea extraurbana)
Parcheggi:
- Parcheggio gratuito presso il sito archeologico
- Parcheggi nel borgo medievale (gratuiti, limitati)
- Nessun problema di traffico
Dove dormire:
- Agriturismi:
- Agriturismo La Fonte (camere in casale restaurato, cucina propria)
- Masseria La Morgia (produzione di formaggi e salumi)
- Agriturismo I Pentri (vista sul Matese)
- B&B:
- B&B Il Tratturo (nel borgo medievale)
- Casa Sannitica (camere con affreschi)
- Hotel:
- Hotel del Cavaliere (3 stelle a Campobasso, 20 km)
- Strutture ricettive limitate, prenotare con anticipo
Dove mangiare:
- Ristoranti:
- Ristorante da Concetta (cucina tradizionale, prezzo onesto)
- Trattoria Il Quadrifoglio (pasta fatta in casa, carni alla brace)
- Agriturismo La Fonte (prodotti propri, menu fisso)
- Panifici:
- Panificio Scocchera (pane cotto a legna, taralli)
Costi:
- Sito archeologico di Altilia: ingresso gratuito
- Museo Archeologico: €3 intero, €1,50 ridotto
- Visite guidate: €5 a persona (prenotazione presso IAT)
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): fioritura, clima ideale per trekking
- Estate (luglio-agosto): Sagra del Grano, temperature calde ma ventilate
- Autunno (settembre-ottobre): colori autunnali, funghi porcini
- Inverno (novembre-marzo): possibile neve, atmosfera raccolta, molte strutture chiuse
Tempo consigliato:
- 1 giorno per sito archeologico e borgo
- 2-3 giorni includendo trekking sul Matese
- Weekend ideale per disconnettersi
Consigli utili:
- Portare scarpe comode per il sito archeologico (terreno irregolare)
- Estate: cappello e acqua (poca ombra nel sito romano)
- Poche strutture turistiche: organizzarsi in anticipo
- Ristoranti: verificare orari di apertura (spesso chiusi a pranzo infrasettimanale)
- Campobasso (20 km) ha maggiori servizi e opzioni di alloggio
- Il sito archeologico è sempre aperto e gratuito
- Chiedere alla Pro Loco per visite guidate e eventi
- Atmosfera molto autentica e non turistica
Eventi:
- Sagra del Grano (agosto)
- Festa di Santa Cristina (24 luglio)
- Presepe Vivente (Natale)
- Giornate dell’Archeologia (estate): visite guidate speciali
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Bosa, Sardegna

Il borgo dipinto sul fiume che danza col mare
Bosa è pura poesia visiva: un’esplosione di colori pastello che si arrampicano sulla collina come un presepe mediterraneo, abbracciati dal verde cupo del Castello dei Malaspina che domina dall’alto, riflettendosi nelle acque calme del Temo, l’unico fiume navigabile della Sardegna. Questo borgo della costa centro-occidentale sarda rappresenta un’unicità geografica, storica e culturale nel panorama dell’isola, dove tradizioni millenarie convivono con una vivacità contemporanea che ne fa una delle destinazioni più affascinanti della Sardegna meno conosciuta.
Sa Costa: il quartiere dei colori
Il cuore antico di Bosa è Sa Costa (la costa, la salita), il quartiere medievale che si inerpica lungo il pendio della collina del Castello di Serravalle. Le case, costruite tra il XVII e il XIX secolo, sono dipinte con colori vivaci – rosa, giallo ocra, azzurro cielo, verde acqua, arancione – secondo una tradizione che ha radici nella cultura marinara (ogni famiglia pescatrice distingueva la propria abitazione con un colore specifico per farla riconoscere dal mare).
Le viuzze lastricate, chiamate rughe in dialetto bosano, sono strettissime e ripidissime, spesso con gradinate in pietra levigata dai secoli. Camminare tra queste rughe è un’esperienza di scoperta continua: ogni angolo svela un portale decorato, un arco catalano, un balcone fiorito, una corte nascosta dove le donne anziane lavorano ancora all’uncinetto sedute davanti alle case.
L’architettura di Sa Costa mostra influenze catalane (Bosa appartenne al Giudicato di Torres e successivamente alla Corona d’Aragona), con portali in trachite rosa, archi ogivali, scalinate esterne e logge coperte che servivano come spazi di lavoro e socializzazione.

Da Alghero: tour panoramico di Bosa
Parti da Alghero e percorri la suggestiva strada costiera che collega le due città: un itinerario panoramico tra mare cristallino e natura selvaggia.
A bordo di un comodo minibus potrai goderti ogni momento del viaggio, con soste fotografiche per catturare scorci mozzafiato e magari avvistare i maestosi grifoni che sorvolano la zona. Ammira la singolare formazione di Sa Rocca Pinta e lasciati incantare dai colori e dai profumi di Bosa, uno dei borghi più belli d’Italia.
Il castello di Serravalle: fortezza con vista
Il Castello di Serravalle (chiamato anche Castello Malaspina dai marchesi toscani che lo fortificarono nel XII secolo) domina Bosa e la valle del Temo da 110 metri di altitudine. Le mura perimetrali, le sette torri (di cui sei ancora ben conservate) e il mastio centrale racchiudono un’area di circa 10.000 metri quadrati, una delle fortificazioni medievali più estese della Sardegna.
La salita al castello, pur impegnativa (circa 20 minuti di cammino su sentiero sterrato o attraverso le rughe di Sa Costa), regala panorami progressivamente più spettacolari: la valle del Temo con i suoi ponti, il centro storico di Bosa con le case colorate, la foce del fiume, il mare aperto fino al promontorio di Capo Marargiu.
All’interno delle mura si trova la Chiesa di Nostra Signora de sos Regnos Altos (Madonna dei Regni Alti), edificata nel XIV secolo e completamente affrescata internamente con ciclo pittorico trecentesco di scuola catalano-aragonese raffigurante scene della vita di Cristo e dei santi. Gli affreschi, recentemente restaurati, sono tra i più importanti esempi di arte gotica in Sardegna.
Il castello ospita durante l’estate concerti, spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche nella suggestiva cornice delle mura medievali illuminate dalle stelle.
Il Temo: il fiume dell’identità
Il Temo è l’elemento che rende Bosa unica in Sardegna. Lungo circa 55 km, nasce dal Monte Lerno ed è l’unico fiume dell’isola navigabile nella sua parte terminale. Le sue acque calme, rallentate da un sistema di chiuse, riflettono le case colorate creando giochi di specchi incantevoli, soprattutto al tramonto quando la luce radente accende i colori.
Lungo le sponde del fiume, nel quartiere chiamato Sa Piatta, si allineano le Concerie Storiche (Sas Conzas), edifici ottocenteschi in trachite rossa dove per secoli si è praticata la lavorazione del cuoio secondo tecniche tradizionali che prevedevano l’uso di corteccia di lentisco per la concia. Le concerie, attive fino agli anni ’60 del Novecento, sono oggi in parte restaurate e visitabili: gli ambienti di lavoro con le vasche di macerazione, i cortili dove si stendevano le pelli, gli strumenti del mestiere raccontano una tradizione artigianale che ha fatto la ricchezza di Bosa.
Il fiume si può percorrere in battello (tour guidati di circa 1 ora partono dal Ponte Vecchio e risalgono il Temo fino alla foce con spiegazioni sulla storia e la natura), in kayak o stand-up paddle per esplorare con calma le rive, osservare gli uccelli acquatici (garzette, aironi cinerini, martin pescatori) e scoprire angoli nascosti.
I ponti: architetture sul Temo
Il Ponte Vecchio (Ponte di San Antonio), costruito nel 1885, collega il centro storico al quartiere Sa Piatta. La struttura in pietra ad arcata unica è il punto di osservazione privilegiato per ammirare il panorama delle case colorate che si riflettono nell’acqua.
Il Ponte Nuovo, più a valle, è un’opera moderna ma armonica che permette il collegamento viario principale.
Chiese e tesori d’arte
La Cattedrale dell’Immacolata, situata nel centro storico sulla riva destra del Temo, è l’edificio religioso più importante di Bosa. Edificata tra il XII e il XIX secolo, presenta una mescolanza di stili: la facciata barocca settecentesca contrasta con elementi romanici ancora visibili. L’interno custodisce opere d’arte di pregio tra cui pale d’altare cinquecentesche e un organo barocco funzionante.
La Chiesa di San Pietro Extra Muros, situata a 2 km dal centro, è uno dei più antichi e meglio conservati esempi di architettura romanica in Sardegna. Edificata nell’XI secolo dai monaci benedettini di Montecassino, presenta una facciata tripartita in trachite rossa con archetti pensili e un rosone centrale. L’interno, a tre navate con copertura lignea a capriate, conserva capitelli scolpiti con motivi zoomorfi e vegetali di grande qualità artistica.
Il Museo Casa Deriu, ospitato in un palazzo nobiliare settecentesco, offre un percorso attraverso la storia e l’arte locale: sale affrescate con decorazioni liberty, collezioni di dipinti ottocenteschi della scuola sarda, esposizione permanente sulla lavorazione del filet (pizzo tradizionale bosano), ricostruzione di ambienti domestici tradizionali.
Malvasia di Bosa: il vino degli dei
La Malvasia di Bosa DOC è un vino liquoroso unico, prodotto esclusivamente in un’area ristretta intorno a Bosa da un vitigno autoctono (Malvasia di Sardegna) coltivato su terreni trachitici secondo metodi tradizionali. Il vino, dopo una prima fermentazione, viene addizionato con acquavite e fatto invecchiare in botti di castagno o rovere per almeno 2-3 anni (fino a 15-20 anni per le riserve).
Il risultato è un vino ambrato, dal profumo intenso di frutta secca, miele, spezie e fiori secchi, con gusto morbido e persistente. La Malvasia è tradizionalmente consumata come vino da meditazione o in abbinamento a dolci di mandorle e formaggi stagionati.
Le cantine storiche nel centro di Bosa e nelle campagne circostanti offrono degustazioni e visite guidate: Cantina Columbu, Cantina Salvatore Deriu e Cantina Giovanni Columbu sono tra le più rinomate.
Bosa: visita al Museo della Concia con degustazione di Malvasia
Un viaggio nel tempo tra storia e tradizione, alla scoperta dell’antica arte della lavorazione del cuoio in Sardegna.
All’interno di un affascinante edificio dei primi del Novecento, affacciato sul fiume Temo, potrai ammirare strumenti originali restaurati con cura e immergerti nel racconto di un mestiere che ha plasmato l’identità della città.
Bosa Marina e le spiagge incontaminate
A 3 km dal centro storico, Bosa Marina è la frazione balneare con un lungomare alberato, stabilimenti balneari, ristoranti di pesce e una lunga spiaggia di sabbia dorata (circa 2 km) con fondali bassi ideali per famiglie.
Ma le spiagge più spettacolari si trovano lungo la costa a nord e sud di Bosa, raggiungibili via strada panoramica o via mare:
La Spiaggia di Porto Alabe (12 km a sud), borgo marinaro con sabbia dorata e acque trasparenti.
La Cala Compoltitu e Spiaggia di S’Abba Druche (a nord), calette selvagge raggiungibili con brevi trekking, ideali per chi cerca privacy.
La Costa di Capo Marargiu, area protetta del Parco Geominerario della Sardegna, con falesie a strapiombo sul mare, grotte marine visitabili in barca, fondali ricchissimi per snorkeling e immersioni.
Eventi e cultura vivente
Bosa vive intensamente le sue tradizioni e offre un ricco calendario di eventi:
Il Carnevale Bosano è uno dei più autentici della Sardegna, con le maschere tradizionali di Giolzi (giovani vestiti di nero con campanacci) e s’Attittadora (donna vestita a lutto) che sfilano per le vie del centro.
Santa Maria del Mare (prima domenica di agosto): processione con la statua della Madonna portata in barca lungo il Temo fino alla foce, seguita da festa popolare con stand gastronomici e fuochi d’artificio.
Il Bosa Film Festival (luglio), festival internazionale del cinema indipendente, trasforma le piazze e le corti del centro storico in sale cinematografiche all’aperto, con proiezioni, incontri con registi e workshop.
Agosto Medievale: rievocazione storica con cortei in costume, mercatini artigianali, spettacoli di giocoleria e falconeria nel castello.
Gastronomia: mare, terra e tradizione
La cucina bosana fonde tradizione marinara e pastorale, con influenze catalane ancora evidenti in alcuni piatti.
L’aragosta alla bosana (cotta con pomodoro, cipolla e servita con fregola sarda) è il piatto simbolo, preparato nei ristoranti del lungomare con aragosta pescata localmente.
Tra i primi, la fregola con arselle (semola tostata simile al couscous con vongole), gli spaghetti ai ricci di mare e i malloreddus al sugo di pesce sono imperdibili.
La bottarga di muggine, prodotta artigianalmente, viene grattugiata su pasta o servita a fettine con olio e limone.
Tra i secondi di terra, l’agnello alla vernaccia (cotto con il vino locale) e il porcetto arrosto secondo tradizione sarda.
I formaggi locali – pecorino sardo, fiore sardo, casu axedu (formaggio acido) – accompagnati dal pane carasau croccante.
Tra i dolci, le papassinas (biscotti con mandorle, uvetta e sapa), le seadas (ravioli dolci fritti ripieni di formaggio fresco e ricoperti di miele) e i biscotti alla malvasia.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto:
- Da Alghero: SP105 e SS292 (45 km, 50 min) – strada panoramica spettacolare
- Da Oristano: SS131 e SP292 (60 km, 1h)
- Da Sassari: SS131 e SP292 (100 km, 1h 20min)
- In autobus: Collegamenti con ARST da Alghero, Sassari, Oristano e Macomer
- In treno: Stazione di Macomer (30 km), poi autobus ARST
- In aereo: Aeroporto di Alghero-Fertilia (50 km), noleggio auto consigliato
Parcheggi:
- Centro storico: ZTL, accesso limitato residenti
- Parcheggio Viale Alghero (gratuito, 5 minuti a piedi dal centro)
- Parcheggio Via Vittorio Emanuele (a pagamento, centrale)
- Bosa Marina: parcheggi lungo il lungomare (gratuiti fuori stagione, a pagamento estate)
Dove dormire:
- Hotel nel centro storico:
- Hotel Palazzo Pischedda Bosa (4 stelle in palazzo nobiliare restaurato)
- Al Gabbiano Hotel (3 stelle con vista fiume)
- Corte Fiorita Hotel (boutique hotel con giardino)
- B&B e case vacanza:
- B&B Sa Domo Antiga (camere in casa tradizionale)
- Casa Deledda (appartamenti nel centro storico)
- Hotel a Bosa Marina:
- Hotel Il Tempio (3 stelle fronte mare)
- Agriturismo Sa Prata (campagna, 5 km dal mare)
Dove mangiare:
- Ristoranti di pesce:
- Ristorante Mannu (aragosta alla bosana eccellente)
- Trattoria Sa Nassa (sul lungomare, pesce fresco)
- Ristorante Borgo Sant’Ignazio (cucina creativa)
- Cucina tradizionale:
- Osteria Sa Nassa (piatti tipici bosani)
- Trattoria da Giancarlo (porzioni abbondanti, prezzi onesti)
- Pizzerie:
- Il Corso (nel centro storico)
- Cantine per degustazioni:
- Cantina Columbu (visita e degustazione Malvasia)
Costi:
- Castello di Serravalle: €3 intero, €2 ridotto
- Museo Casa Deriu: €3 intero, €2 ridotto
- Tour in battello sul Temo: €15-20 a persona (1h)
- Noleggio kayak: €10-15/ora
- Degustazione in cantina: €10-15 a persona
Escursioni tra Bosa e Castelsardo
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): clima ideale, fioritura, pochi turisti
- Estate (luglio-agosto): mare perfetto, eventi culturali, alta stagione
- Autunno (settembre-ottobre): mare ancora caldo, vendemmia
- Inverno (novembre-marzo): atmosfera autentica, molte strutture chiuse
Tempo consigliato:
- 1-2 giorni per centro storico e castello
- 3-4 giorni includendo mare e escursioni
Consigli utili:
- La strada costiera Alghero-Bosa è spettacolare ma tortuosa (guidare con attenzione)
- Salita al castello impegnativa: scarpe comode e acqua
- Estate: prenotare alloggi con anticipo
- Visitare le concerie (orari limitati, informarsi)
- Il centro storico si esplora a piedi (molte salite)
- Mercato settimanale: venerdì mattina
- Ristoranti: prenotare sempre in alta stagione
Eventi:
- Carnevale Bosano (febbraio)
- Santa Maria del Mare (prima domenica agosto)
- Bosa Film Festival (luglio)
- Agosto Medievale (agosto)
-
Morano Calabro, Calabria

Il presepe di pietra che sfida la gravità
Arroccato a 700 metri d’altitudine su uno sperone roccioso del Parco Nazionale del Pollino, Morano Calabro si presenta come un’apparizione quasi irreale: un groviglio di case in pietra grigia che si arrampicano le une sulle altre in una progressione verticale mozzafiato, come se la forza di gravità fosse stata momentaneamente sospesa. Vista da lontano, la sagoma del borgo ricorda effettivamente un presepe naturale, con le abitazioni che si inerpicano a gradoni verso la sommità dove le rovine del Castello Normanno dominano la vallata del fiume Coscile e le vette del Pollino.
Questo borgo, uno dei più belli e meglio conservati della Calabria (insignito della Bandiera Arancione del Touring Club e inserito nel club dei “Borghi più belli d’Italia”), rappresenta un esempio straordinario di architettura spontanea medievale, dove l’urbanistica si è dovuta adattare alla morfologia impervia del territorio creando un tessuto urbano unico, fatto di vicoli tortuosi, scalinate vertiginose, sottopassi voltati e terrazze panoramiche.
Un labirinto verticale di pietra e storia
Il centro storico di Morano Calabro è un dedalo tridimensionale che si sviluppa su diversi livelli altimetrici, collegati da un intricato sistema di viuzze lastricate, scalinate ripide e archi di sostegno che creano suggestive prospettive architettoniche. Camminare per queste strade significa compiere un vero e proprio percorso di trekking urbano, con dislivelli significativi e scorci panoramici che si aprono improvvisamente tra le case.
Le abitazioni, costruite in pietra locale a vista, presentano l’architettura tipica dei borghi medievali difensivi: muri spessi, piccole finestre, portali in pietra con architravi decorati, scale esterne che conducono ai piani superiori. Molte case conservano ancora gli elementi originali: portoni chiodati, anelli per legare gli animali, sedili in pietra ai lati degli ingressi dove le donne si sedevano a lavorare e chiacchierare.
Il quartiere più antico, chiamato “u Castiḍḍu” (il Castello), si sviluppa nella parte più alta del borgo, a ridosso delle rovine della fortezza normanna. Qui le case sono letteralmente addossate le une alle altre, separate solo da vicoli talmente stretti che in alcuni punti non passa una persona con le braccia aperte. Questi passaggi angusti, chiamati “vagnali”, avevano funzione difensiva e permettevano di proteggere gli abitanti dalle intemperie creando corridoi coperti naturali.

Parco Nazionale del Pollino: Trekking nella riserva Naturale dell’Argentino
Nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, questa valle incantata — riconosciuta Geoparco Mondiale UNESCO — custodisce gole spettacolari, boschi incontaminati e una straordinaria biodiversità. Tra pini loricati, aquile reali e sentieri immersi nel silenzio della natura, potrai vivere un’esperienza autentica nel cuore selvaggio del Sud Italia.
Il Castello Normanno: guardiano silenzioso
Le rovine del Castello, costruito dai Normanni nell’XI secolo su preesistenti fortificazioni longobarde e ampliato successivamente da Svevi e Aragonesi, coronano la sommità del borgo a 840 metri di altitudine. Della struttura originale rimangono tratti delle mura perimetrali, alcune torri semicrollate, l’area del mastio e porzioni del camminamento di ronda.
La salita al castello, pur impegnativa (circa 25-30 minuti dal centro attraverso scalinate e sentieri), è un’esperienza che ripaga ampiamente lo sforzo. Man mano che si sale, il panorama si apre progressivamente: dapprima sui tetti del borgo con i comignoli storici, poi sulla valle del Coscile con i suoi uliveti e vigneti, infine sulle vette del Pollino – Serra Dolcedorme (2.267 m, la cima più alta dell’Appennino meridionale), Serra del Prete, Monte Pollino – che si stagliano all’orizzonte con i loro profili maestosi.
Nelle giornate limpide, lo sguardo spazia fino al Mar Ionio a est e ai monti della Sila a sud, abbracciando un territorio di straordinaria varietà paesaggistica. Il tramonto dal castello, quando la luce radente accende di rosa e oro le pietre del borgo, è uno spettacolo indimenticabile, spesso accompagnato dal suono delle campane che echeggia tra le case.
Chiese e tesori d’arte
Morano Calabro, pur essendo un borgo di dimensioni contenute, vanta un patrimonio artistico e religioso sorprendente, con oltre 20 chiese e cappelle distribuite nel centro storico, testimonianza della profonda devozione popolare e della ricchezza che il borgo conobbe tra il XV e il XVIII secolo grazie ai commerci e all’artigianato.
La Chiesa di San Bernardino da Siena, edificata nel 1452 in stile gotico-rinascimentale, è il gioiello artistico del borgo. La facciata, sobria ma elegante, introduce a un interno che custodisce tesori di eccezionale valore: un polittico ligneo del XVI secolo attribuito alla bottega di Bartolomeo Vivarini, statue lignee policrome di scuola napoletana (tra cui una Madonna con Bambino di Pietro Belverte del 1520 e un San Francesco di rara espressività), affreschi quattrocenteschi con scene della vita di San Bernardino e un prezioso coro ligneo intarsiato del Cinquecento.
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Chiesa Collegiata), costruita nel XII secolo e rimaneggiata nei secoli successivi, presenta una facciata barocca settecentesca con un elegante portale in pietra. L’interno, a tre navate con copertura a capriate lignee, conserva un altare maggiore in marmi policromi, tele di scuola napoletana del Sei-Settecento e un organo a canne del 1666 ancora funzionante.
La Chiesa della Maddalena (XII secolo), in stile romanico, è una delle più antiche e conserva nella cripta affreschi bizantineggianti del XIII secolo recentemente restaurati.
Il Convento dei Cappuccini, situato fuori dal borgo su un’altura panoramica (raggiungibile con una passeggiata di 15 minuti), fu fondato nel 1546 e conserva il chiostro originale con archi in pietra, la chiesa conventuale con affreschi seicenteschi e una biblioteca con volumi antichi. Dal piazzale antistante si gode una vista mozzafiato su Morano e sul Pollino.
Il Parco Nazionale del Pollino: gigante verde d’Europa
Morano Calabro è uno dei borghi-porta del Parco Nazionale del Pollino, il più grande parco nazionale d’Italia (192.000 ettari) e riserva della biosfera UNESCO. Il Pollino è un mondo a sé, dove la natura mediterranea incontra quella alpina creando ecosistemi unici e paesaggi di straordinaria bellezza.
Il simbolo del parco è il pino loricato (Pinus leucodermis), albero monumentale dalle forme contorte e scultoree che vive esclusivamente su queste montagne, spesso a quote superiori ai 2.000 metri, aggrappato alle rocce calcaree. Alcuni esemplari superano i 1.000 anni di età e raggiungono dimensioni impressionanti, con tronchi che sembrano colonne tortili di una cattedrale naturale. Il nome “loricato” deriva dalla corteccia che ricorda le scaglie della lorica, l’armatura dei legionari romani.
Gli itinerari escursionistici che partono da Morano Calabro sono numerosi e adatti a tutti i livelli:
Il Sentiero del Pellegrino (difficoltà media, 4 ore andata/ritorno) conduce al Santuario della Madonna del Pollino (1.537 m), meta di pellegrinaggio da secoli. Il sentiero attraversa faggete secolari, pascoli d’alta quota e offre vedute panoramiche sul massiccio del Pollino. Il santuario, costruito nel Cinquecento e ampliato nei secoli successivi, custodisce una statua lignea della Madonna venerata dai pastori e dai montanari.
Il Sentiero degli Alberi Giganti conduce ai più maestosi esemplari di pino loricato, raggiungibili con trekking di giornata intera (8-10 ore) adatti a escursionisti esperti.
Il Piano di Novacco e il Piano di Campotenese, vasti altopiani erbosi punteggiati da faggi secolari, sono ideali per passeggiate più tranquille, pic-nic e osservazione della fauna. Qui vivono lupi appenninici (il Pollino ospita uno dei nuclei più consistenti d’Italia), caprioli, cinghiali, aquile reali, gracchi corallini, picchi, oltre a numerose specie di farfalle e orchidee selvatiche.
Per gli appassionati di rafting, il fiume Lao offre discese emozionanti tra gole rocciose e rapide, in un ambiente naturale incontaminato.
D’inverno, il Pollino si trasforma in un paradiso per lo sci alpinismo e lo sci di fondo, con la possibilità di sciare guardando il mare Ionio in lontananza, uno spettacolo unico.
Tradizioni e identità culturale
Morano Calabro mantiene vive tradizioni antichissime che affondano le radici nella cultura contadina e pastorale calabrese, con influenze arbëreshe (albanesi) provenienti dalle comunità insediate nei borghi vicini dal XV secolo.
La Festa della Bandiera (ultima domenica di aprile) celebra la Madonna del Pollino con una processione che coinvolge tutto il borgo: la statua della Madonna viene portata a spalla dai devoti attraverso le vie del centro, accompagnata da bande musicali, canti religiosi e l’sventolare di grandi bandiere colorate. La festa si conclude con una fiera di prodotti artigianali e gastronomici.
Il Presepe Vivente (26 dicembre – 6 gennaio) trasforma l’intero centro storico in una rappresentazione della Natività, con oltre 200 figuranti in costume che animano le scene della vita quotidiana di duemila anni fa: pastori che accudiscono greggi, artigiani che lavorano, mercanti che vendono, donne che impastano il pane. Le case vengono illuminate con torce e lanterne creando un’atmosfera magica, mentre profumi di caldarroste, frittelle e vino caldo invadono i vicoli.
L’artigianato locale mantiene vive tecniche tradizionali: la lavorazione del legno (manufatti intagliati, mobili rustici), la tessitura a telaio (tappeti e coperte in lana), la ceramica e la produzione di cesti in vimini.
Sapori autentici del Pollino
La cucina moranese è espressione genuina della tradizione calabrese montanara, caratterizzata da sapori decisi, uso generoso del peperoncino (la Calabria è la regione italiana del peperoncino per eccellenza) e prodotti del territorio di altissima qualità.
Tra i primi piatti, le lagane e cicciari (tagliatelle fatte a mano con ceci) condite con olio extravergine del Pollino DOP, aglio e peperoncino; i maccarruni ‘i casa (pasta fresca attorcigliata attorno ad un ferro) con ragù di maiale o capra; la pasta e patate con peperoni cruschi (peperoni secchi fritti che diventano croccanti come patatine).
Il peperoncino calabrese merita un capitolo a parte: ne esistono decine di varietà locali, dal dolce al piccantissimo, e viene utilizzato fresco, secco, in polvere o conservato sott’olio. La ‘nduja, salame morbido e piccantissimo spalmabile, è il prodotto calabrese più famoso al mondo.
Tra i secondi, la capra alla callara (capra cotta lentamente in pentola di rame con patate, pomodoro e peperoncino), la soppressata del Pollino (salame stagionato), il capocollo e la pancetta arrotolata sono eccellenze assolute.
I formaggi del Pollino – caciocavallo podolico (prodotto con latte di vacche podoliche che pascolano libere in montagna), pecorino del Pollino, butirro (formaggio che racchiude burro fresco all’interno), ricotta affumicata – sono tra i migliori d’Italia.
I funghi porcini autunnali, i fagioli poverelli bianchi (varietà locale presidio Slow Food) e le castagne del Pollino completano il quadro dei prodotti d’eccellenza.
Tra i dolci, le crucette (biscotti a forma di croce con miele e mandorle), i turdilli (dolcetti fritti ricoperti di miele), le nepitelle (ravioli dolci fritti ripieni di uva passa, noci e mosto cotto) e il bocconotto (tortina di pasta frolla con ripieno di cioccolato e mandorle).
I vini locali, anche se meno noti di quelli di altre regioni, stanno vivendo una rinascita qualitativa: il Pollino DOC rosso e bianco, prodotto con vitigni autoctoni come il Magliocco e il Guarnaccia, merita attenzione.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto:
- Da Cosenza: SS19 verso nord per 80 km (1h 15min)
- Da Castrovillari: SP263 per 15 km (20 minuti)
- Da Napoli: A3 fino a uscita Morano Calabro-Castrovillari, poi SP263 (250 km, 2h 45min)
- Da Reggio Calabria: A3 verso nord fino a uscita Morano, poi SP263 (200 km, 2h 30min)
- In treno: Stazione di Castrovillari (15 km), poi autobus locale o taxi
- In autobus: Collegamenti con Ferrovie della Calabria da Cosenza e Castrovillari
- In aereo: Aeroporto di Lamezia Terme (150 km), poi noleggio auto
Parcheggi:
- Centro storico: ZTL, accesso limitato ai residenti
- Parcheggio Piazza Olmetti (gratuito, ai piedi del borgo)
- Parcheggio Via Roma (gratuito, 5 minuti a piedi dal centro)
- Parcheggio Chiesa San Bernardino (piccolo, gratuito)
Dove dormire:
- Alberghi diffusi e B&B:
- La Locanda del Parco (albergo diffuso in case storiche)
- B&B Casa del Sorriso (nel centro storico)
- B&B Il Nibbio (camere con vista Pollino)
- Agriturismi:
- Agriturismo La Piana (5 km dal centro, produzione propria)
- Agriturismo Loffa (cucina tipica, escursioni organizzate)
- Case vacanza:
- Diverse soluzioni in edifici storici ristrutturati
Dove mangiare:
- Ristoranti:
- Ristorante La Locanda del Parco (cucina del territorio, ottimo rapporto qualità/prezzo)
- Antica Trattoria del Cacciatore (specialità di carne, porzioni abbondanti)
- Ristorante La Rondinella (vista panoramica, cucina casalinga)
- Pizzerie:
- Pizzeria Il Castagno (pizza e piatti tipici)
- Enoteche:
- Enoteca Il Vicoletto (degustazione vini e salumi locali)
Costi:
- Ingresso chiese: gratuito (offerta libera)
- Visite guidate al borgo: €5-8 a persona (Pro Loco)
- Escursioni guidate nel Pollino: €15-30 a persona a seconda della difficoltà
- Presepe Vivente: ingresso gratuito
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): fioritura, Festa della Bandiera, clima ideale per trekking
- Estate (luglio-agosto): temperature fresche in quota, eventi culturali
- Autunno (settembre-ottobre): colori spettacolari, funghi, castagne, vendemmia
- Inverno (dicembre-marzo): Presepe Vivente, sci nel Pollino, atmosfera raccolta
Tempo consigliato:
- 1 giorno per visitare il borgo
- 2-3 giorni includendo escursioni nel Pollino
- 1 settimana per esplorare tutto il parco
Consigli utili:
- Indossare scarpe comode e antiscivolo (pavimentazione irregolare, molte scale)
- Il centro storico è tutto in salita: valutare la propria forma fisica
- Portare acqua per le escursioni (non ci sono fontane nel centro storico)
- Estate: portare cappello e crema solare
- Inverno: abbigliamento pesante (temperatura possono scendere sottozero)
- GPS poco affidabile nei vicoli: meglio mappe cartacee o guide locali
- Distributori di benzina: rifornirsi a Castrovillari
- Rete telefonica: copertura limitata in montagna
- Servizi: farmacia, alimentari e bar nel centro
- Per escursioni nel Pollino: affidarsi a guide ambientali esperte
Eventi annuali:
- Festa della Madonna del Pollino (ultima domenica aprile)
- Morano Calabro Festival (luglio-agosto): teatro, musica, cinema
- Sagra del Fungo Porcino (ottobre)
- Presepe Vivente (26 dicembre – 6 gennaio)
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Sperlonga, Lazio

Il Borgo Bianco dove il mare incontra la storia imperiale
Sperlonga è un’epifania di luce mediterranea: case candide che si arrampicano sulla roccia a strapiombo sul mare, vicoli stretti che si aprono improvvisamente su terrazze panoramiche, scale che sembrano scolpite nel marmo, bouganville fucsia che esplodono contro il bianco delle pareti, il blu intenso del Tirreno che incornicia ogni scorcio. Questo borgo del litorale laziale, situato a metà strada tra Roma e Napoli, rappresenta l’archetipo del villaggio di pescatori mediterraneo, dove l’architettura spontanea ha creato un capolavoro di bellezza pura, funzionale ed estetica insieme.
Ma Sperlonga non è solo un borgo marinaro pittoresco: custodisce uno dei siti archeologici romani più importanti e spettacolari d’Italia, la Villa e Grotta di Tiberio, dove l’imperatore più enigmatico e controverso di Roma scelse di trascorrere i suoi ultimi anni di vita, tra banchetti sontuosi, intrighi politici e l’ossessione per le statue ellenistiche che decoravano la grotta marina trasformata in scenografico triclinio.
Il centro storico: un labirinto verticale di luce
Il centro storico di Sperlonga si sviluppa su un promontorio roccioso che si protende nel mare, creando una penisola naturale che divide la Spiaggia di Levante dalla Spiaggia di Ponente. L’impianto urbanistico riflette secoli di adattamento alla morfologia del terreno e alle esigenze difensive contro le incursioni dei pirati saraceni che flagellarono queste coste dal IX al XVI secolo.
I vicoli (chiamati localmente “supportici”) sono strettissimi, spesso non superano il metro di larghezza, e seguono percorsi tortuosi che risalgono il promontorio attraverso un sistema di scalinate labirintiche. Queste strettoie avevano funzione difensiva (rallentare gli invasori) e climatica (creare correnti d’aria fresche in estate e proteggere dal vento in inverno). Camminare in questi vicoli è un’esperienza sensoriale totale: il fresco delle ombre, il profumo di gelsomino e limoni, gli scorci improvvisi sul mare, il bianco abbagliante delle case riverberate dal sole.
Le case, tutte rigorosamente intonacate di bianco secondo un’ordinanza comunale che preserva l’identità visiva del borgo, presentano l’architettura tipica dei villaggi marinari: volte a botte, archi a tutto sesto, scale esterne, terrazze panoramiche (chiamate “altane”) dove i pescatori stendevano le reti. Molte abitazioni conservano ancora gli elementi originali: portoni in legno con battenti in ferro, numeri civici in ceramica dipinta a mano, maioliche decorative sulle facciate.
Gli archi che attraversano i vicoli, oltre alla funzione strutturale di sostenere le abitazioni, creano suggestivi giochi di luce e ombra che mutano durante il giorno, regalando ai fotografi scorci da cartolina ad ogni ora.
Il Palazzo Sabella, residenza rinascimentale della nobile famiglia che dominò Sperlonga per secoli, si affaccia sulla piazza principale con la sua elegante facciata decorata. Oggi ospita eventi culturali e mostre temporanee.
Le torri di avvistamento saracene punteggiano il litorale: la Torre Truglia, ricostruita nel XVIII secolo dopo la distruzione operata dal pirata Barbarossa nel 1534, domina l’estremità del promontorio. Visitabile (ingresso €2), offre dalla sua sommità una vista a 360° su tutto il golfo, dalla foce del Garigliano fino al Circeo. Al tramonto, quando il sole cala dietro le isole Pontine tingendo il mare di rosa e oro, lo spettacolo è indimenticabile.

La Villa di Tiberio e il museo archeologico: magnificenza imperiale
A circa 1,5 km dal centro storico, sulla Spiaggia di Levante, si trovano i resti della Villa Maritima dell’Imperatore Tiberio (14-37 d.C.) e la straordinaria Grotta Naturale che l’imperatore trasformò in un triclinio estivo di ineguagliabile spettacolarità.
La villa, costruita su più terrazze digradanti verso il mare secondo il modello delle ville marittime romane, si estendeva per oltre 300 metri di lunghezza. Oggi sono visitabili: il quartiere residenziale con ambienti affrescati e pavimenti a mosaico, il complesso termale con frigidarium, tepidarium e calidarium, le peschiere (vasche per l’allevamento di pesci pregiati), il ninfeo e soprattutto la Grotta.
La Grotta di Tiberio, cavità naturale carsica che si apre direttamente sul mare, venne trasformata dall’imperatore in un ambiente conviviale di straordinaria suggestione scenografica. La grotta, profonda circa 60 metri e alta 20, aveva al centro una piscina circolare alimentata dall’acqua marina, attorno alla quale erano disposti letti tricliniari in muratura per i banchetti. Le pareti e le nicchie furono decorate con gruppi scultorei monumentali in marmo bianco, capolavori ellenistici che raffiguravano episodi del ciclo di Ulisse tratti dall’Odissea: Ulisse e Polifemo, Scilla che assale la nave di Ulisse, il ratto del Palladio.
Questi gruppi scultorei, opera di maestri rodii del I secolo a.C. (gli stessi autori del celebre Laocoonte dei Musei Vaticani), furono ritrovati in migliaia di frammenti durante gli scavi degli anni ’50 e pazientemente ricomposti. Oggi sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale, costruito proprio accanto alla grotta.
Il Museo, inaugurato nel 1963, è un gioiello di architettura moderna perfettamente integrata nel paesaggio. Le sale espositive ospitano:
- I gruppi scultorei della Grotta: il colossale gruppo di Scilla (alto oltre 5 metri), il drammatico Polifemo accecato da Ulisse e i suoi compagni, il ratto del Palladio con Ulisse e Diomede. La qualità artistica, il movimento delle figure, l’espressività dei volti rendono queste sculture tra i massimi capolavori dell’arte ellenistica.
- La ricostruzione virtuale della grotta decorata, con proiezioni che permettono di immaginare l’ambiente come appariva in epoca imperiale, con le statue nelle nicchie, le luci tremolanti delle fiaccole riflesse nell’acqua, i commensali sdraiati sui triclini.
- Reperti della villa: affreschi parietali con architetture fantastiche, mosaici pavimentali, ceramiche, vetri, oggetti d’uso quotidiano che documentano la vita in una villa imperiale.
- Busto di Tiberio e ritratti della famiglia imperiale giulio-claudia.
La visita alla grotta vera e propria (inclusa nel biglietto del museo) permette di entrare nella cavità naturale, camminare dove banchettava l’imperatore, osservare le nicchie dove erano collocate le sculture e affacciarsi sulla piscina circolare. L’emozione di trovarsi in uno spazio che duemila anni fa ospitava l’uomo più potente del mondo è palpabile.
Le spiagge: sabbia d’oro e acque cristalline
Sperlonga vanta alcune delle spiagge più belle del Lazio, con sabbia finissima dorata, fondali bassi ideali per famiglie, acque cristalline premiate con la Bandiera Blu ininterrottamente da oltre 20 anni.
La Spiaggia di Levante (Spiaggia dell’Angolo), quella su cui si affaccia la Villa di Tiberio, si estende per circa 1,5 km verso sud. La parte centrale è attrezzata con stabilimenti balneari dotati di ogni comfort, mentre le estremità offrono tratti di spiaggia libera. Il fondale digrada dolcemente ed è sabbioso, perfetto per i bambini. Alle spalle della spiaggia, una pineta di pini marittimi offre ombra e percorsi per passeggiate.
La Spiaggia di Ponente (Spiaggia dell’Ariana), sul lato opposto del promontorio, è più selvaggia e meno affollata. La sabbia è intervallata da tratti di scogli che creano piccole calette riparate dal vento, ideali per chi cerca privacy. Il fondale diventa subito profondo, perfetto per chi ama nuotare. Da questa spiaggia si gode la vista sul centro storico arroccato sulla roccia, particolarmente suggestivo al tramonto.
Le Grotte di Tiberio (da non confondere con la grotta archeologica) sono una serie di cavità marine raggiungibili solo via mare, con acqua turchese trasparente e formazioni rocciose spettacolari. Si possono visitare con escursioni in barca (partenze dal porticciolo, €10-15 a persona, 1 ora) o noleggiando kayak/pedalò.
La Spiaggia dei 300 Gradini, raggiungibile solo a piedi attraverso una scalinata panoramica che scende dal centro storico, è una piccola caletta riparata dove l’acqua assume tonalità caraibiche grazie al fondale chiaro. La discesa e soprattutto la risalita richiedono un minimo di allenamento, ma la bellezza del luogo ripaga ampiamente lo sforzo.
Le Torre Capovento e Punta Cetarola, verso sud, offrono tratti di costa più rocciosa con fondali ricchi di fauna marina, ideali per snorkeling e immersioni. I fondali ospitano praterie di posidonia, spugne, polpi, saraghi, orate e nelle giornate fortunate anche qualche tartaruga Caretta Caretta.
Sperlonga: Crociera in barca alla Grotta Azzurra con bagno
Esplora baie nascoste, grotte marine e acque cristalline lungo la splendida costa di Sperlonga. Ammira la Grotta di Tiberio e le torri medievali, nuota nella suggestiva Grotta Azzurra e rilassati tra snorkeling e sole sul ponte. Un’esperienza tra storia, natura e panorami mozzafiato, ideale per scoprire il fascino autentico del Mediterraneo.
Le torri saracene: sentinelle contro i pirati
Il litorale di Sperlonga è punteggiato da torri di avvistamento costruite tra il XV e il XVI secolo come sistema di difesa contro le incursioni dei pirati barbareschi che devastarono queste coste per secoli. Il più tragico di questi eventi fu il Sacco di Sperlonga del 1534, quando il pirata Khayr al-Din (detto Barbarossa) assaltò il borgo, lo mise a ferro e fuoco, uccise o schiavizzò gran parte della popolazione e distrusse completamente la torre costiera.
La Torre Truglia, ricostruita nel 1611, è la più imponente e meglio conservata. Alta circa 15 metri, a pianta quadrata con scarpa alla base, domina l’estremità del promontorio. Restaurata e aperta al pubblico, ospita mostre temporanee e dalla terrazza sommitale offre panorami spettacolari.
La Torre del Nibbio, più a sud lungo la costa, è oggi inglobata in una proprietà privata ma visibile dalla spiaggia.
La Torre di Capovento, a sud di Sperlonga, è invece in stato di rudere ma inserita in un contesto paesaggistico di grande bellezza.
Queste torri comunicavano tra loro tramite segnali di fumo di giorno e fuochi di notte, creando una rete di allarme che dalla costa arrivava fino all’entroterra, permettendo alle popolazioni di rifugiarsi sulle alture in caso di avvistamento di navi corsare.
Vita e tradizioni marinare
Sperlonga mantiene viva la sua identità di borgo peschereccio, anche se il turismo balneare è diventato l’attività economica prevalente. Il piccolo porticciolo, situato sotto il centro storico, ospita ancora una flottiglia di pescherecci che ogni notte escono per la pesca, tornando all’alba con il pescato fresco che viene venduto direttamente alle pescherie e ai ristoranti locali.
La Festa di San Leone Magno (28 giugno), patrono di Sperlonga, culmina con la processione a mare: la statua del santo viene imbarcata su un peschereccio addobbato e portata in processione lungo la costa, seguita da un corteo di barche di pescatori e turisti. La sera, sulla spiaggia, si tengono falò, si gusta pesce fresco alla brace e la festa si conclude con uno spettacolo pirotecnico sul mare.
L’artigianato locale è ancora praticato: la lavorazione delle reti da pesca (riparate e confezionate a mano dai pescatori più anziani), la costruzione di nasse (trappole per pesci) in canna e vimini, la produzione di ceramiche dipinte con motivi marini.
Gastronomia: il mare in tavola
La cucina sperlongana è naturalmente dominata dal pesce fresco del Tirreno, preparato secondo ricette tradizionali che esaltano la qualità della materia prima senza mascherarla con cotture complicate.
Gli spaghetti alle vongole veraci, piatto simbolo (le vongole vengono pescate proprio nel golfo di Gaeta), sono una religione: aglio, olio, peperoncino, prezzemolo e vongole appena aperte, niente più. La semplicità assoluta che richiede ingredienti perfetti.
Le alici marinate, preparate con alici freschissime, limone, aceto, aglio e menta, sono un antipasto tradizionale servito freddo, perfetto nelle giornate estive.
Il pesce alla brace (spigole, orate, dentici, ricciole) viene cotto su brace di legna di ulivo e servito con olio extravergine, limone e erbe aromatiche.
La zuppa di pesce alla sperlongana, preparata con scorfani, tracine, gallinelle, seppie e crostacei, è un piatto ricco e saporito, servito su fette di pane casereccio tostato.
I totani ripieni, imbottiti con mollica di pane, parmigiano, uova, prezzemolo e aglio, cotti in umido con pomodoro, sono un classico della domenica.
Il baccalà (stoccafisso), retaggio dell’epoca in cui il pesce fresco non era sempre disponibile, viene preparato in vari modi: alla sperlongana (con pomodoro, olive di Gaeta e capperi), fritto in pastella, con patate al forno.
Tra i dolci, la pizza ricresciuta (dolce lievitato simile al panettone ma più compatto, con uvetta e canditi) e i mostaccioli (biscotti al mosto e cioccolato) sono specialità locali.
I vini dei Monti Aurunci e dei Colli di Fondi – Moscato di Terracina, Falanghina, Bellone – si abbinano perfettamente ai piatti di pesce.
L’olio extravergine di oliva della Riviera d’Ulisse DOP, prodotto sulle colline dell’entroterra con olive Itrana, è di eccellente qualità, fruttato e leggermente piccante.
Sperlonga Experience and Wine Tasting Tour
Fai una pausa dal caos di Roma o Napoli e lasciati conquistare dal fascino storico e marittimo di Sperlonga. Passeggia nel centro storico con una guida, esplora le tradizioni locali e, se vuoi, gusta una degustazione di vini o un pranzo tra i vigneti nei dintorni. Un’esperienza personalizzata per storia, relax e sapori autentici del Mar Tirreno.

Informazioni pratiche complete
Come arrivare:
- In auto:
- Da Roma: Via Pontina/SR148 o Autostrada A1 uscita Frosinone poi SS213, oppure Via Appia/SS7 (130 km, 1h 45min)
- Da Napoli: Via Domiziana/SS7 Quater o Autostrada A1 uscita Cassino poi SS213 (110 km, 1h 30min)
- Via Flacca panoramica da Gaeta (15 km, 25 min) – strada costiera spettacolare ma tortuosa
- In treno: Stazione Fondi-Sperlonga (8 km), poi autobus di linea Cotral o taxi
- In autobus: Collegamenti Cotral da Fondi, Formia, Latina
- In aereo: Aeroporto di Roma Fiumicino (140 km), poi treno per Priverno-Fossanova o Fondi e bus
Parcheggi: Centro storico: ZTL completa, accesso solo residenti
- Parcheggi a pagamento (alta stagione €2-3/ora):
- Parcheggio Via Cristoforo Colombo (grande, 5 min dal centro a piedi)
- Parcheggio del Centro (più piccolo, 2 min dal centro)
- Lungomare: parcheggi a pagamento lungo tutta la costa
- Parcheggi gratuiti:
- Disponibili solo fuori stagione in alcune aree periferiche
- Consiglio: alta stagione arrivare prima delle 9:00 o dopo le 19:00
Dove dormire:
- Hotel con vista mare:
- Moresco Park Hotel (4 stelle con spa e piscina)
- Hotel Aurora (3 stelle sul lungomare)
- Grazia Boutique Hotel (nel centro storico, camere con terrazza)
- B&B nel centro storico:
- La Casa di Frida (camere eleganti, colazione su terrazza vista mare)
- B&B Il Gabbiano (gestione familiare)
- Casa Bianca (appartamenti con cucina)
- Residence per famiglie:
- Residence Il Vascello (appartamenti a 50 m dalla spiaggia)
- Villaggio Arcobaleno (bungalow e mobile home)
Dove mangiare:
- Ristoranti di pesce:
- Ristorante Gli Archi (nel centro storico, vista mare, qualità alta)
- La Sirenella (sulla spiaggia, pesce freschissimo)
- Da Quintilio (storico, gestione familiare, porzioni abbondanti)
- Il Grottino (cucina tradizionale, prezzi onesti)
- Trattorie:
- Antica Trattoria da Tonino (specialità locali)
- Osteria Grotta dell’Ariana
- Street food:
- Chioschi sul lungomare (frittura di paranza, supplì di mare, panini con polpo)
- Gelaterie:
- Gelateria Dodo (artigianale, gusti creativi)
Costi:
- Villa di Tiberio + Museo Archeologico:
- Biglietto intero €6
- Ridotto €3 (18-25 anni, over 65)
- Gratuito under 18
- Prima domenica del mese: ingresso gratuito per tutti
- Orari: 8:30-19:30 (estate), 8:30-17:00 (inverno), chiuso lunedì
- Torre Truglia: €2
- Escursioni in barca: €10-15 per tour grotte (1h)
- Ombrellone e sdraio: €15-25 al giorno (stabilimenti)
Periodo migliore:
- Primavera (aprile-giugno): clima perfetto, pochi turisti, prezzi bassi, fioritura, mare nuotabile da maggio
- Estate (luglio-agosto): alta stagione, mare caldo, molta affluenza, eventi serali, prezzi alti, prenotare con mesi di anticipo
- Autunno (settembre-ottobre): mare ancora caldo, meno turisti, prezzi medi, ottimo periodo
- Inverno (novembre-marzo): atmosfera raccolta, molte strutture chiuse, ideale per visita culturale
Tempo consigliato:
- 1 giorno: centro storico + Villa di Tiberio
- 2-3 giorni: includere mare e relax
- 1 settimana: vacanza balneare completa
Consigli utili:
- Alta stagione (luglio-agosto):
- Prenotare alloggio 3-6 mesi prima
- Arrivare presto per parcheggio (entro le 9:00)
- Ristoranti: prenotare sempre
- Spiagge affollate: considerare calette più lontane
- Scarpe comode per i vicoli (pavimentazione irregolare, scale)
- Centro storico completamente pedonale: valigie con ruote scomode
- Spiaggia: portare ombrellone se non si va in stabilimento (ombra naturale limitata)
- Sole molto forte: crema solare, cappello
- Mercato settimanale: mercoledì mattina
- Supermercati: presenti, ma limitati nel centro storico
- Farmacia e servizi medici: disponibili
- Bancomat: nel centro
- Ristoranti: alcuni chiudono martedì/mercoledì fuori stagione
Eventi:
- Festa di San Leone Magno (28 giugno): processione a mare
- Estate Sperlongana (luglio-agosto): concerti, cinema all’aperto, spettacoli
- Rassegna Internazionale del Cortometraggio (luglio)
- Sagra del pesce (agosto)
- Capodanno in piazza con musica dal vivo
Escursioni nei dintorni:
- Gaeta (15 km): città medievale, Santuario della Montagna Spaccata, olive di Gaeta
- Terracina (25 km): tempio di Giove Anxur, centro storico romano
- Montagna dei Monti Aurunci: trekking nell’entroterra
- Isole Pontine (Ponza, Palmarola): escursioni in battello giornaliere dal porto di Terracina o San Felice Circeo
Borghi alternativi da esplorare nel 2026
Per chi desidera ampliare ulteriormente la propria esplorazione del patrimonio italiano, suggeriamo cinque borghi aggiuntivi che meritano particolare attenzione. Ognuno di questi rappresenta un’esperienza unica e autentica, lontana dai circuiti turistici più battuti.
Brisighella, Emilia-Romagna

Il borgo dai tre colli e dalla via sopraelevata
Brisighella emerge dalla pianura romagnola come un presepe medievale dominato da tre pinnacoli rocciosi che caratterizzano inconfondibilmente il suo profilo: la Rocca Manfrediana (fortezza del XIV secolo), la Torre dell’Orologio (antica torre di avvistamento del 1290) e il Santuario del Monticino (XVIII secolo). Questa triade di emergenze architettoniche crea uno skyline unico che ha reso Brisighella uno dei “Borghi più belli d’Italia” e Bandiera Arancione del Touring Club.
Ma la vera unicità del borgo risiede nella Via degli Asini (Via del Borgo), strada sopraelevata coperta del XIII secolo costruita addossata alle case medievali. Questo camminamento in legno e pietra, lungo circa 150 metri e illuminato da archi aperti sulla vallata, venne creato per permettere ai carrettieri e ai birocciai (conducenti di carri trainati da asini) di transitare al coperto, riparati dalle intemperie, trasportando il gesso estratto dalle cave circostanti. Percorrere oggi questa via, con le sue irregolarità, gli scalini consumati dal tempo e gli affacci panoramici sulla valle del Lamone, è un’esperienza fuori dal tempo.
Il centro storico conserva palazzi nobiliari, la Pieve di San Giovanni in Ottavo (VIII secolo, uno degli edifici religiosi più antichi della Romagna) e un’atmosfera rilassata e autentica. Brisighella è anche rinomata come borgo termale: le Terme di Brisighella offrono acque sulfuree curative e trattamenti benessere in un contesto di grande bellezza naturale.
La gastronomia locale celebra l’olio extravergine DOP Brisighella (prodotto con l’oliva autoctona Nostrana di Brisighella, dal sapore delicato e fruttato), il Sangiovese Superiore, i carciofi morettini (presidio Slow Food) e lo scalogno di Romagna. Non mancate di assaggiare i passatelli in brodo, la piadina romagnola farcita con squacquerone e rucola, e i dolci tradizionali nelle pasticcerie del centro.
Informazioni essenziali: A 60 km da Bologna e 15 km da Faenza, raggiungibile in auto dalla A14 (uscita Faenza) o in treno fino a Faenza con bus di collegamento. Ideale per weekend primaverili o autunnali. Mercato settimanale ogni giovedì. Eventi: Festa Medievale (terza settimana di giugno), Sagra dell’Olio Nuovo (novembre).
Castelsardo, Sardegna

La fortezza sul mare che intreccia tradizioni
Arroccato su un promontorio di trachite rossa che si protende nel Golfo dell’Asinara, Castelsardo domina il mare dal suo labirinto di vicoli medievali arrampicati sulla roccia fino al Castello dei Doria (XII secolo) che corona la sommità del borgo. Questo magnifico esempio di borgo fortificato catalano-genovese offre panorami mozzafiato che spaziano dalle coste della Corsica (visibile nelle giornate limpide) alle spiagge dorate della Sardegna nord-occidentale.
Il centro storico è un dedalo di stradine ripide, scalinate, sottopassi voltati e case colorate che si accalcano le une sulle altre seguendo la morfologia della roccia. Passeggiare tra questi vicoli significa scoprire a ogni angolo botteghe artigiane, chiese antiche, piazzette panoramiche e soprattutto le intrecciatrici sedute davanti alle case che perpetuano un’arte millenaria.
Castelsardo è infatti famosa in tutta la Sardegna per l’artigianato dei cestini intrecciati (sa Coghedda), realizzati con fibre vegetali locali – palma nana (sa runza), asfodelo, giunco – lavorate secondo tecniche tramandate di generazione in generazione. Le forme spaziano dai cestini tradizionali alle borse, dai sottobicchieri alle lampade, con disegni geometrici che raccontano simbolismi antichissimi. Il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, ospitato nel castello, documenta questa tradizione con esempi provenienti da tutto il Mediterraneo.
Il Castello dei Doria, oltre al museo, offre terrazze panoramiche a strapiombo sul mare, sale espositive con reperti archeologici e un percorso che attraversa bastioni, camminamenti di ronda e torri di avvistamento. Da qui si può ammirare l’Isola dell’Asinara e, nelle giornate terse, scorgere la Corsica.
Castelsardo: visita a un vigneto con degustazione di vini al tramonto
A pochi chilometri da Castelsardo, vivi un’esperienza indimenticabile in una suggestiva cantina affacciata sul Golfo dell’Asinara. Passeggia tra i vigneti, scopri la storia e la produzione dei vini locali, e concludi la serata ammirando il tramonto sorseggiando tre calici di vino accompagnati da delizie della tradizione sarda.
La Cattedrale di Sant’Antonio Abate, costruita nel XVI secolo, conserva un prezioso altare ligneo dorato e il campanile maiolicato che caratterizza lo skyline del borgo. Durante la Settimana Santa, Castelsardo vive uno dei riti più suggestivi della Sardegna: il Lunissanti (Lunedì Santo), quando centinaia di confratelli in costume processionale percorrono i vicoli alla luce delle fiaccole cantando antichi canti in lingua sarda.
Le spiagge nei dintorni sono spettacolari: Lu Bagnu (ai piedi del borgo), Punta la Capra, Marina di Sorso e le selvagge calette della costa verso Valledoria. L’entroterra offre il Castello di Monteleone Rocca Doria, l’Anfiteatro Naturale dell’Elefante (roccia calcarea che ricorda la forma di un elefante) e i paesaggi lunari della Valle della Luna.
Informazioni essenziali: A 25 km da Sassari e 35 km dall’aeroporto di Alghero-Fertilia. Raggiungibile in auto dalla SS134 o in autobus da Sassari. Parcheggi a pagamento alla base del borgo (ZTL nel centro storico). Periodo migliore: primavera e autunno per evitare la calura estiva. Eventi: Lunissanti (Lunedì Santo), Festa di Nostra Signora di Tergu (8 settembre).
Tremosine sul Garda, Lombardia

Il borgo sospeso tra cielo, lago e montagna
Tremosine sul Garda rappresenta un’esperienza geografica ed emotiva unica: un borgo sospeso a 400 metri d’altitudine a strapiombo sul Lago di Garda, raggiungibile attraverso la Strada della Forra, considerata da Winston Churchill “la strada più bella del mondo”. Questa via spettacolare si insinua in una gola profonda e stretta scavata dal torrente Brasa, con pareti rocciose verticali che incombono sull’asfalto e scorci improvvisi sul lago blu cobalto centinaia di metri più in basso.
Il comune di Tremosine comprende 18 frazioni distribuite sull’altopiano che si estende sopra il lago, formando quello che viene chiamato il “balcone del Garda”. La frazione principale, Pieve di Tremosine, custodisce la chiesa parrocchiale seicentesca e il centro storico con case in pietra, corti rurali e loggiati d’epoca.
Ma l’attrazione più celebre è la Terrazza del Brivido, una piattaforma panoramica semicircolare con pavimento in vetro che sporge nel vuoto, offrendo una vista verticale sul lago 350 metri più sotto. L’esperienza di camminare su questa terrazza trasparente, con l’acqua azzurra del Garda che sembra richiamarti dal basso, è emozionante quanto vertiginosa. Nelle giornate limpide, lo sguardo spazia dalle Dolomiti di Brenta alle cime del Monte Baldo, dal golfo di Salò fino a Sirmione.
Tremosine è un paradiso per gli amanti degli sport outdoor: il lago offre vela, windsurf, kitesurf (i venti costanti del Garda – Ora e Pelèr – sono famosi in tutta Europa), mentre le falesie calcaree sopra Limone del Garda e Campione sono tra le più importanti aree di arrampicata sportiva d’Italia. I sentieri dell’altopiano permettono trekking e mountain bike con viste spettacolari, attraversando boschi di lecci, prati fioriti e borghi rurali.
Riva del Garda: tour autoguidato in Vespa sul Lago di Garda
Scopri il Lago di Garda seguendo il percorso più piacevole e panoramico. Evita traffico, problemi di parcheggio e lunghe ricerche di ristoranti: goditi una giornata di panorami mozzafiato, tappe imperdibili e scoperte uniche, organizzata grazie alla nostra esperienza sul territorio.
Il borgo ha guadagnato fama internazionale anche grazie al cinema: scene del film “Quantum of Solace” (James Bond, 2008) furono girate sulla Strada della Forra e sulle strade dell’altopiano, con inseguimenti automobilistici spettacolari.
La gastronomia locale fonde la tradizione gardesana con quella montana: pesce di lago (trota, coregone, persico, luccio) preparato alla griglia o in carpione, carne salada (tipica della zona), formaggi d’alpeggio, olio extravergine del Garda DOP (uno degli oli più settentrionali d’Europa, delicato e profumato), vini Garda DOC bianchi e rosati.
Informazioni essenziali: A 50 km da Brescia, raggiungibile da Limone del Garda attraverso la Strada della Forra (spettacolare ma stretta – attenzione ai camper e roulotte) o da Tignale attraverso l’altopiano. Parcheggi gratuiti. Ideale primavera-autunno per trekking, estate per sport acquatici. Diversi hotel panoramici e agriturismi. Evento: Girolaghi Trail (gara di trail running, maggio).
Scanno, Abruzzo

Il borgo del lago a cuore e delle antiche oreficerie
Scanno si adagia a 1.050 metri d’altitudine in una conca naturale della Valle del Sagittario, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Questo borgo montano, tra i più pittoreschi dell’Appennino centrale, ha conservato intatto il suo aspetto medievale con case in pietra addossate le une alle altre, vicoli acciottolati, scalinate ripide, portali barocchi scolpiti e fontane monumentali.
Ma ciò che rende Scanno celebre è il suo lago, specchio d’acqua di origine naturale (formato da una frana preistorica che sbarrò il fiume Tasso) che ha la forma di un cuore perfetto se visto dal Belvedere panoramico sulla strada che sale verso il Passo Godi. Questo romantico disegno naturale, con l’acqua che assume tonalità verde-smeraldo grazie ai riflessi della vegetazione circostante, ha reso il lago uno dei più fotografati d’Italia. Nei mesi estivi, le sue sponde si animano di bagnanti, mentre pedalò e kayak solcano le acque calme; d’inverno, il paesaggio innevato con il lago ghiacciato crea atmosfere fiabesche.
Scanno è anche conosciuta come il paese dei fotografi: negli anni ’50 e ’60, maestri della fotografia come Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin e altri rimasero affascinati dal borgo, dalle sue donne in costume tradizionale e dalla luce particolare dell’Appennino. Le loro fotografie in bianco e nero, oggi considerate capolavori, hanno fatto conoscere Scanno in tutto il mondo.
Il costume tradizionale scannese, ancora indossato dalle donne più anziane nelle occasioni speciali, è uno dei più elaborati e riconoscibili d’Italia: gonna nera plissettata, corpetto ricamato, grembiule damascato, la caratteristica cappellessa (copricapo a turbante) e soprattutto i gioielli in filigrana d’oro che rappresentano la tradizione orafa più importante d’Abruzzo.
L’arte orafa scannese, tramandata da secoli, crea gioielli in filigrana di eccezionale maestria: orecchini a “presentosa” (a forma di stella o cuore con pendenti), collane, bracciali e spilloni realizzati intrecciando sottilissimi fili d’oro secondo tecniche antichissime. Nelle botteghe del centro storico, gli orafi lavorano ancora a mano questi capolavori, visibili e acquistabili. Il Museo del Costume documenta l’evoluzione dell’abbigliamento tradizionale e dell’oreficeria locale.
Il borgo offre ottime opportunità per gli amanti della natura: d’estate, trekking sui Monti Marsicani, mountain bike, arrampicata, equitazione; d’inverno, sci alpino a Passo Godi e sci di fondo sull’altopiano. Le gole del Sagittario, stretta forra attraversata da un fiume cristallino, offrono passeggiate spettacolari tra pareti rocciose verticali e boschi secolari.
La gastronomia celebra i sapori montanari: pecorino di Scanno (formaggio stagionato in grotte naturali), agnello alla brace, pasta alla chitarra con ragù d’agnello, formaggi caprini, patate scannesi (varietà locale), tartufi autunnali. Tra i dolci, i mostaccioli (biscotti al cioccolato e miele) e le ferratelle (cialde croccanti).
Informazioni essenziali: A 100 km da Pescara, raggiungibile dalla A25 (uscita Cocullo) poi SS479. Centro storico ZTL, parcheggi a pagamento. Ideale tutto l’anno (d’estate fresco, d’inverno suggestivo con la neve). Hotel, B&B e case vacanza. Eventi: Festa della Madonna del Lago (agosto), Fiera di San Martino (novembre).
Erice, Sicilia

La città delle nebbie, della venere e del silenzio mistico
Erice si erge a 750 metri d’altitudine sulla vetta del Monte San Giuliano, dominando dall’alto il golfo di Trapani, le saline e le Isole Egadi che sembrano galleggiare sul mare. Raggiungere questo borgo medievale siciliano è già un’esperienza: la funivia da Trapani sale vertiginosamente lungo il fianco della montagna in 10 minuti, offrendo panorami sempre più spettacolari.
Una volta arrivati, ci si trova in un mondo sospeso nel tempo e nello spazio, soprattutto quando la nebbia avvolge le strade acciottolate creando atmosfere mistiche e quasi surreali. Questa peculiarità climatica – Erice è spesso avvolto dalle nubi mentre a valle splende il sole – contribuisce al fascino misterioso del luogo, rendendolo un posto dell’anima dove il silenzio, la pietra antica e la nebbia si fondono in un’esperienza unica.
Il borgo, di origine elima (popolazione pre-greca), fu importante centro fenicio, greco e romano grazie al Tempio di Venere Ericina, santuario dedicato alla dea dell’amore che sorgeva dove oggi si trova il Castello di Venere (normanno, XII secolo). Il tempio era così celebre nell’antichità che veniva considerato uno dei più importanti luoghi di culto del Mediterraneo, meta di pellegrinaggi da tutta l’area greco-romana.
Il centro storico medievale è un gioiello perfettamente conservato: strade lastricate in pietra bianca (basolato), case in pietra calcarea con cortili fioriti, chiese normanne (oltre 60 edifici religiosi per una cittadina di nemmeno 30.000 abitanti nell’area urbana), palazzi nobiliari, torri e fortificazioni. Passeggiare per le vie di Erice significa attraversare vicoli silenziosi che si aprono su piazzette raccolte, scoprire portali gotici, affacciarsi da belvedere che regalano vedute aeree sul mare.
Il Castello di Venere, arroccato sullo sperone roccioso più alto, offre panorami a 360° che nelle giornate limpide spaziano fino alla costa africana (oltre 100 km di distanza). Il Giardino del Balio, parco romantico ottocentesco con sentieri tra pini e cipressi, torri medievali e vedute sul mare, è un luogo ideale per passeggiate contemplative.
La Chiesa Madre (Duomo dell’Assunta), costruita nel XIV secolo come fortezza-chiesa (presenta merlature e torre campanaria massiccia), custodisce opere d’arte e un portale gotico di grande pregio. La Chiesa di San Giovanni Battista (XII secolo) e la Chiesa di San Martino completano il patrimonio religioso.
Erice è anche sede del prestigioso Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, che organizza convegni internazionali richiamando scienziati da tutto il mondo, portando un’inaspettata dimensione cosmopolita in questo borgo sospeso tra cielo e mare.
La gastronomia ericina è famosa in tutta la Sicilia per i suoi dolci di tradizione conventuale: le genovesi (tortine di pasta frolla ripiene di crema pasticciera), i mustazzoli (biscotti speziati), le paste di mandorla, i cannoli e le cassate. Le pasticcerie Maria Grammatico e San Carlo sono istituzioni. Tra i piatti salati, il cuscus alla trapanese (eredità araba, con pesce), la pasta con le sarde, le busiate (pasta fresca) con pesto alla trapanese (pomodoro, basilico, mandorle, aglio).
Informazioni essenziali: Raggiungibile da Trapani (15 km) in funivia (€9 andata/ritorno, 10 minuti – spettacolare) o in auto/bus (strada tortuosa, 30 minuti). Aeroporto di Trapani-Birgi a 30 km. Centro storico pedonale, parcheggi gratuiti all’ingresso. Ideale primavera e autunno (estate molto calda, inverno freddo e ventoso con frequente nebbia). Numerosi B&B in case storiche. Eventi: Settimana Santa (processioni spettacolari), Estate Musicale Trapanese (concerti nelle chiese), Erice Expo (luglio).
Scopri la Sicilia occidentale con un itinerario di 8 ore che ti porterà tra storia, archeologia e panorami spettacolari. La giornata inizia con la visita all’antica Segesta, celebre sito archeologico greco, dove potrai ammirare il maestoso tempio dorico e lasciarti affascinare dal teatro scavato nella roccia. Si prosegue verso le suggestive Saline di Trapani, un luogo unico dove le vasche di raccolta e i tradizionali mulini a vento creano scenari mozzafiato, soprattutto con i riflessi del mare e del cielo siciliano. Infine, raggiungerai la città medievale di Erice, arroccata su una collina a oltre 700 metri d’altezza. Passeggiando tra vicoli in pietra, piazzette e botteghe artigiane, potrai ammirare viste spettacolari che spaziano dalle isole Egadi alla costa occidentale. Un tour ideale per chi desidera conoscere i tesori della Sicilia in un solo giorno, vivendo un viaggio tra cultura, natura e tradizioni.Escursione di un giorno a Segesta, Erice e le Saline da Palermo

Perché i borghi alternativi
Questi cinque borghi aggiuntivi completano un panorama straordinariamente vario dell’Italia minore: dalle colline termali dell’Emilia-Romagna alle fortezze sarde sul mare, dai balconi vertiginosi del Garda ai laghi a forma di cuore dell’Appennino, dalle vette nebbiose siciliane che guardano l’Africa. Ogni borgo racconta una storia diversa, custodisce tradizioni uniche e offre esperienze che arricchiscono il viaggio trasformandolo in un percorso di scoperta autentica dell’anima italiana.
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Un viaggio nel cuore dell’Italia
La selezione 2026 completa un trittico di itinerari che hanno attraversato l’Italia da nord a sud, scoprendo trenta borghi principali e numerosi altri tesori nascosti. Questi luoghi rappresentano non solo mete turistiche, ma custodi di un’identità culturale che continua a vivere e rinnovarsi.
Visitare i borghi italiani nel 2026 significa:
- Sostenere il turismo sostenibile: privilegiando destinazioni fuori dai circuiti di massa
- Preservare le tradizioni: valorizzando artigianato, gastronomia e cultura locali
- Scoprire l’Italia autentica: incontrando comunità che mantengono vive le proprie radici
Ogni borgo racconta una storia diversa, offre esperienze uniche e regala emozioni indimenticabili. L’invito è a viaggiare con rispetto e curiosità, dedicando il tempo necessario per comprendere l’anima di questi luoghi straordinari.

Metodologia di selezione per il 2026
La selezione per il 2026 è stata guidata da principi di rinnovamento e completezza territoriale. Consapevoli delle scelte degli anni precedenti, abbiamo privilegiato:
- Novità assoluta: nessun borgo selezionato negli anni 2024 e 2025 viene riproposto
- Rappresentatività geografica inedita: particolare attenzione alle regioni mai o poco rappresentate nelle edizioni precedenti
- Diversità di esperienze: borghi montani, marittimi, collinari e lacustri per offrire una gamma completa di atmosfere
- Autenticità e qualità dell’accoglienza: luoghi dove le tradizioni sono ancora vive e la comunità locale è protagonista
- Accessibilità sostenibile: borghi raggiungibili ma preservati dal turismo di massa
Questa metodologia ha portato alla selezione di dieci borghi che rappresentano autentiche gemme, molti dei quali ancora poco conosciuti ai grandi flussi turistici.
Riferimenti per approfondimenti:
- Sito Ufficiale dell’Associazione “I Borghi più Belli d’Italia“
- Portali turistici regionali
- Guide specializzate e pubblicazioni dedicate al turismo nei borghi
Un ringraziamento speciale alle comunità locali che ogni giorno lavorano per preservare e valorizzare il patrimonio dei borghi italiani.







