Muscat: Dove il Deserto Incontra il Mare in un Abbraccio di Incenso e Modernità
La prima volta che il profumo di incenso vi avvolge nelle strade di Muscat capitale dell’Oman, capite di essere arrivati in un luogo dove il tempo scorre secondo regole diverse. È l’ora del maghrib, la preghiera del tramonto, quando il sole trasforma le montagne dell’Hajar in cattedrali di roccia dorata e il richiamo del muezzin si leva dalla Sultan Qaboos Grand Mosque, intrecciandosi con la brezza salata che arriva dal Golfo dell’Oman. Le case bianche della capitale omanita brillano come perle contro il fondale drammatico delle montagne nude, mentre dai souq si levano volute di franchincenso che per millenni hanno reso questo porto la capitale mondiale del profumo degli dei.
In quel momento preciso, mentre il cielo si tinge di rosa e arancio sopra le fortificazioni portoghesi di Al Jalali e Al Mirani, comprendete che Muscat non è semplicemente una città. È un palinsesto dove ogni epoca ha lasciato la sua traccia senza cancellare quelle precedenti, dove i dhow tradizionali navigano accanto agli yacht di lusso, dove i beduini vendono datteri all’ombra di centri commerciali scintillanti. Qui, dove la Via dell’Incenso incontrava le rotte marittime verso l’India e l’Africa, l’Oman ha creato qualcosa di unico: una modernità che non rinnega il passato, un’apertura che non dimentica le radici, un’ospitalità che trasforma ogni visitatore in un ospite d’onore.
Il Cuore Antico: Mutrah e il Profumo della Storia
L’alba a Mutrah Souq è un risveglio dei sensi che nessuna sveglia potrebbe eguagliare. Mentre i primi raggi di sole illuminano la Corniche, i mercanti iniziano ad aprire le loro botteghe rilasciando nell’aria un cocktail di aromi che racconta cinquemila anni di commercio: incenso del Dhofar, zafferano persiano, cardamomo dello Yemen, legno di sandalo indiano. Il souq, uno dei più antichi del mondo arabo, si snoda come un labirinto sotto soffitti di legno di palma, dove la luce filtra attraverso aperture strategiche creando giochi di ombre che sembrano danzare con il fumo dell’incenso.
Perdersi tra i vicoli del souq è un viaggio nel tempo e nello spazio. Ogni bottega è un universo a sé: qui un vecchio argentiere beduino martella pazientemente un khanjar, il pugnale cerimoniale omanita, mentre vi racconta di come suo nonno forgiava le stesse lame per i guerrieri del deserto. Là, una venditrice di incenso vi fa annusare diverse qualità di luban, il franchincenso, spiegandovi come quello più pregiato venga ancora raccolto come ai tempi della Regina di Saba, incidendo la corteccia degli alberi di Boswellia nelle montagne del Dhofar.
Ma è quando uscite sulla Corniche che Muscat rivela la sua natura anfibia. Il lungomare curva elegantemente lungo la baia, con le montagne che si tuffano direttamente nel mare creando una scenografia naturale mozzafiato. I pescherecci dipinti in colori vivaci dondolano accanto ai dhow tradizionali, le cui vele triangolari hanno solcato questi mari da prima che l’Islam nascesse. Al tramonto, quando le famiglie omanite passeggiano lungo il waterfront mentre i bambini corrono ridendo e gli anziani siedono sulle panchine raccontando storie, capite che questa non è solo una passeggiata ma un rituale sociale che lega la comunità.
La Grande Moschea: Dove il Marmo Incontra il Divino
Avvicinarsi alla Sultan Qaboos Grand Mosque all’alba è come assistere alla nascita della luce stessa. I minareti si ergono nel cielo ancora stellato come dita che indicano l’infinito, mentre il marmo bianco di Carrara inizia a brillare con i primi raggi del sole. Ma è quando entrate nel complesso che il respiro vi si ferma in gola: 300.000 metri quadrati di perfezione architettonica dove ogni dettaglio è stato pensato per elevare lo spirito.
Il cortile principale, con i suoi portici decorati da mosaici che sembrano tappeti di geometrie celestiali, può accogliere 20.000 fedeli. Ma è nella sala di preghiera principale che l’arte islamica raggiunge il suo apice. Il lampadario Swarovski, alto 14 metri e pesante 8 tonnellate, pende dal soffitto come una cascata di luce cristallizzata. Sotto i vostri piedi, il secondo tappeto più grande del mondo – 70 metri per 60, tessuto a mano da 600 donne iraniane in quattro anni – racconta storie attraverso i suoi 1.700 milioni di nodi.
Eppure, oltre la grandiosità, è il silenzio meditativo che vi colpisce. La luce filtra attraverso le vetrate colorate creando arcobaleni che danzano sui muri di marmo, mentre il profumo sottile di acqua di rose permea l’aria. Una guida omanita, con la voce gentile che caratterizza questo popolo, vi spiega come la moschea sia stata concepita non solo come luogo di preghiera ma come ponte tra culture, aperta ai visitatori di ogni fede per promuovere comprensione e dialogo.
Il Palazzo del Sultano e le Fortezze Gemelle
Al Alam Palace si erge come un miraggio turchese e oro nel cuore della vecchia Muscat. La residenza cerimoniale del Sultano, con le sue colonne a fungo e i colori audaci, sfida ogni aspettativa orientalista. Non è il palazzo delle Mille e una Notte che potreste immaginare, ma qualcosa di più interessante: un’architettura che parla di un Oman che guarda al futuro senza dimenticare il passato.
Le fortezze di Al Jalali e Al Mirani, arroccate su speroni rocciosi ai lati del palazzo, vegliano sulla baia come sentinelle di pietra. Costruite dai portoghesi nel XVI secolo, sono testimoni silenziosi di un’epoca in cui Muscat era il premio ambito di ogni potenza marittima. Salire i gradini scavati nella roccia verso Al Jalali mentre il sole tramonta è un’esperienza che vi trasporta indietro nel tempo. Dalle mura merlate, la vista abbraccia l’intero porto naturale, e capite immediatamente perché questo luogo sia stato conteso per secoli.
Il custode della fortezza, un anziano omanita il cui bisnonno serviva già qui, vi mostra le celle dove venivano tenuti i prigionieri e i cannoni che ancora puntano verso il mare. Ma è quando vi porta sulla terrazza più alta, dove il vento del deserto incontra la brezza marina, che la magia del luogo vi avvolge completamente. Sotto di voi, Muscat si stende come un tappeto di luci che iniziano ad accendersi, mentre il richiamo alla preghiera della sera si leva da una dozzina di minareti creando una sinfonia spirituale che vi penetra nell’anima.
Qurum e la Muscat Moderna
Guidare lungo la Sultan Qaboos Street verso Qurum è come sfogliare le pagine della trasformazione omanita. Quello che negli anni ’70 era deserto e villaggi di pescatori oggi è il cuore pulsante della Muscat moderna, dove grattacieli di vetro si alternano a ville tradizionali e centri commerciali scintillanti convivono con moschee di quartiere. Eppure, a differenza di altre capitali del Golfo, qui la modernizzazione non ha cancellato l’identità ma l’ha reinterpretata.
Qurum Beach al tramonto è dove la Muscat contemporanea si rilassa. Famiglie omanite organizzano picnic sulla sabbia mentre i bambini giocano tra le onde gentili del Golfo dell’Oman. Giovani in dishdasha bianche passeggiano accanto a donne in abaya colorate, mentre expatriati di ogni nazionalità fanno jogging lungo la battigia. È una scena di armonia multiculturale che sembra naturale, non forzata, frutto di secoli di apertura commerciale e culturale.
Il Qurum Natural Park, un’oasi verde nel cuore del quartiere, offre rifugio dalla calura del giorno. Tra mangrovie e laghetti artificiali, aironi e fenicotteri hanno trovato casa, creando un ecosistema urbano dove natura e città coesistono. È qui che al mattino presto vedete omaniti di ogni età praticare yoga o tai chi, mentre altri semplicemente siedono in contemplazione guardando l’acqua, in quella ricerca di equilibrio che sembra caratterizzare la filosofia di vita locale.
Royal Opera House: Dove l’Oriente Danza con l’Occidente
Il Royal Opera House Muscat non è solo un teatro: è una dichiarazione d’intenti culturale. Inaugurato nel 2011, questo gioiello architettonico fonde elementi islamici, omaniti e contemporanei in un’armonia che toglie il fiato. Entrare nella lobby è come varcare la soglia di un palazzo da fiaba moderna: marmo di Carrara, legno di teak birmano, arabeschi che sembrano danzare sui muri mentre lampadari di cristallo creano cascate di luce.
Ma è quando prendete posto nella sala principale che la magia si compie. L’acustica perfetta fa sì che ogni nota, sia di un’orchestra sinfonica occidentale che di un ensemble di oud arabo, vi avvolga come una carezza sonora. Assistere qui a una performance dove musicisti omaniti suonano accanto a virtuosi internazionali è comprendere la visione di un paese che vuole essere ponte tra mondi.
Dopo lo spettacolo, la terrazza del teatro offre una vista che sintetizza Muscat: da un lato le montagne illuminate, dall’altro il mare scuro punteggiato dalle luci dei dhow. Sorseggiare un kahwa, il caffè omanita profumato al cardamomo, mentre discutete di arte con locals appassionati che parlano con uguale competenza di Puccini e Umm Kulthum, è capire che qui la cultura non è un lusso ma una necessità vitale.
Wadi Bani Khalid: L’Oasi nel Deserto
Lasciare Muscat per addentrarsi nell’entroterra verso Wadi Bani Khalid è come voltare pagina da un libro urbano a uno scritto dalla natura stessa. La strada si snoda attraverso paesaggi che sembrano marziani: montagne nude che cambiano colore con la luce, da ocra a rosso a viola, mentre villaggi di case di fango si aggrappano alle pendici come nidi di rondine. Poi, all’improvviso, il miracolo: una fenditura nelle montagne rivela un nastro verde, un’oasi che sembra impossibile in questo mondo di roccia e sole.
Scendere nel wadi è entrare in un Eden segreto. L’acqua, di un turchese impossibile, scorre tra rocce levigate da millenni creando piscine naturali che invitano al tuffo. Palme da dattero fanno ombra mentre il canto degli uccelli si mescola con il gorgoglio dell’acqua. Nuotare in queste piscine naturali, con le pareti del canyon che si ergono intorno a voi e il cielo ridotto a una striscia blu in alto, è un’esperienza che confina con il sacro.
I beduini locali, che ancora portano le capre a pascolare lungo il wadi, vi raccontano leggende di spiriti che abitano le grotte più profonde, di amori impossibili tra principesse e pastori, di tesori nascosti dai pirati che risalivano il wadi dal mare. Ma è nel silenzio del tramonto, quando siete soli con il suono dell’acqua e il richiamo lontano di un pastore, che sentite la vera magia del luogo: la capacità del deserto di nascondere paradisi per chi ha il coraggio di cercarli.
Nizwa e l’Anima dell’Oman Interno
Il viaggio verso Nizwa attraverso le montagne Hajar è un crescendo di meraviglia. La strada si arrampica attraverso passi vertiginosi dove l’aria si fa fresca e il paesaggio cambia ad ogni curva: villaggi fortificati si alternano a terrazzamenti impossibili dove crescono rose damascene e melograni, mentre in lontananza le cime più alte dell’Oman si stagliano contro il cielo. Nizwa, l’antica capitale dell’imamato, appare all’improvviso in una valle fertile, dominata dalla sua fortezza circolare che sembra un gigantesco tamburo di pietra.
Il souq di Nizwa del venerdì mattina è uno spettacolo che non dimenticherete mai. Il mercato del bestiame si anima all’alba con beduini che contrattano capre e cammelli in un rituale che non è cambiato da secoli. Il vociare, i belati, il profumo di incenso che si mescola con quello degli animali creano un’atmosfera che è puro Medio Oriente. Ma è nel souq dei pugnali che l’artigianato omanita mostra il suo splendore: khanjar con manici di corno di rinoceronte o argento, lame damascate che raccontano storie di battaglie e onore.
Salire sulla torre della fortezza di Nizwa è come arrampicarsi nella storia. I gradini consumati da secoli di passi vi portano attraverso un labirinto di difese ingegnose: botole per l’olio bollente, feritoie per gli arcieri, passaggi segreti per le sortite. Dalla cima, a 34 metri d’altezza, la vista abbraccia l’intera oasi: un mare di palme da dattero punteggiato dai minareti delle moschee, mentre tutt’intorno le montagne creano un anfiteatro naturale che ha protetto questa città per millenni.
Le Spiagge Segrete e le Tartarughe di Ras Al Jinz
Guidare lungo la costa da Muscat verso Ras Al Jinz è come seguire il bordo del mondo. Da un lato le montagne si tuffano nel mare creando calette segrete di sabbia bianca, dall’altro l’Oceano Indiano si estende infinito, di un blu così profondo che sembra solido. Ogni curva rivela una nuova meraviglia: pescatori che riparano le reti all’ombra di palme solitarie, dhow ancorati in baie turchesi, aquile di mare che planano sulle correnti termiche.
Ma è a Ras Al Jinz, il punto più orientale della penisola arabica, che la natura mette in scena uno dei suoi spettacoli più commoventi. Qui, nelle notti d’estate, le tartarughe verdi emergono dal mare per deporre le uova sulla stessa spiaggia dove sono nate, in un rituale che si ripete da milioni di anni. Assistere a questo miracolo sotto un cielo stellato, con solo il suono delle onde e il respiro affannoso delle tartarughe, è un’esperienza che vi cambia. Vedere poi all’alba i piccoli emergere dalla sabbia e dirigersi istintivamente verso il mare è comprendere la resilienza della vita, la forza degli istinti primordiali che sopravvivono a tutto.
La riserva, gestita con una sensibilità ambientale esemplare, limita i visitatori e usa solo luci rosse per non disturbare le tartarughe. Le guide, appassionate biologhe omanite, vi spiegano come ogni tartaruga sia un miracolo di sopravvivenza: solo una su mille raggiungerà l’età adulta. Eppure continuano a tornare, anno dopo anno, guidate da una bussola interna che la scienza ancora non comprende completamente.
I Sapori dell’Oman: Un Viaggio nel Gusto
La cucina omanita è una mappa gustativa delle rotte commerciali che per millenni hanno attraversato questo paese. Sedersi a un banchetto tradizionale è viaggiare attraverso spezie e sapori che raccontano di viaggi verso l’India, l’Africa, la Persia. Il shuwa, l’agnello cotto sottoterra per 24 ore in foglie di banano, è così tenero che si scioglie in bocca rilasciando sapori di cardamomo, chiodi di garofano e noce moscata che sembrano racchiudere l’essenza del deserto.
Ma è nei piccoli café locali che assaggiate l’anima quotidiana della cucina omanita. La colazione con ful medames (fave cotte lentamente con cumino e limone) accompagnato da khubz rakhal (pane sottile cotto su piastre di metallo) è un risveglio gentile che vi prepara alla giornata. Il kahwa, servito in piccole tazze senza manico, è più di una bevanda: è un rituale sociale, sempre accompagnato da datteri dolcissimi che bilanciano l’amaro del caffè.
Al Angham Restaurant, nel Royal Opera House, la cucina tradizionale viene elevata ad arte. Qui il harees (grano e carne cotti fino a diventare una crema) viene servito con una presentazione che non sfigurerebbe in un ristorante stellato, mentre il mashuai (pesce re alla griglia con lime secco) arriva alla tavola fumante, con aromi che vi trasportano direttamente sulle spiagge dove è stato pescato quella mattina.
Shopping tra Tradizione e Modernità
Lo shopping a Muscat è un viaggio tra estremi affascinanti. Da un lato avete i souq tradizionali dove la contrattazione è un’arte e ogni acquisto diventa una conversazione, dall’altro centri commerciali modernissimi dove trovate marchi internazionali in ambienti che potrebbero essere a Dubai o Singapore. Ma è nella via di mezzo che Muscat brilla: negozi di artigianato dove giovani designer omaniti reinterpretano motivi tradizionali in chiave contemporanea.
Al Mutrah Souq, comprare incenso diventa una lezione di storia. I mercanti vi mostrano le diverse qualità: il luban normale per l’uso quotidiano, quello speciale hojari verde per le occasioni importanti, le miscele con ambra e muschio per i matrimoni. Vi insegnano come bruciarlo nel mabkhara (l’incensiere tradizionale) e come profumare i vestiti facendoli passare sopra il fumo, in un rituale che le donne omanite praticano da millenni.
Ma è nei laboratori degli argentieri che vedete l’artigianato vivo. Giovani apprendisti lavorano accanto a maestri anziani, creando gioielli che sono piccole opere d’arte: bracciali beduini con motivi geometrici che proteggono dal malocchio, collane di Maria Teresa dollar (le monete d’argento austriache che erano la valuta del commercio nell’Oceano Indiano), anelli sigillo con calligrafia araba che sembra danzare sul metallo.
Le Stagioni di Muscat: Un Calendario di Esperienze
Muscat vive di stagioni estreme che plasmano il ritmo della vita. L’inverno, da novembre a marzo, è pura magia: temperature perfette che oscillano tra i 20 e i 30 gradi, cieli di un blu impossibile, mare calmo come olio. È il momento dei festival all’aperto, delle escursioni nel deserto, delle nuotate nelle piscine naturali dei wadi. La città si anima di eventi culturali, dal Muscat Festival che celebra le tradizioni omanite alle regate di dhow che colorano la baia.
L’estate è una prova di resistenza che forgia il carattere omanita. Da giugno a settembre, il termometro può toccare i 45 gradi, e l’umidità del mare rende l’aria quasi solida. Ma è anche il momento del khareef nel Dhofar, quando i monsoni trasformano il sud dell’Oman in un paradiso verde. I muscatesi che possono fuggono a Salalah, mentre chi resta si adatta al ritmo estivo: vita notturna che inizia dopo il tramonto, lunghe sieste pomeridiane, serate passate nelle case con l’aria condizionata a discutere di politica e poesia.
La stagione delle tempeste, breve ma intensa, porta piogge torrenziali che trasformano i wadi secchi in fiumi impetuosi. È un momento di rinascita, quando il deserto fiorisce per pochi giorni in un’esplosione di colori che sembra un miracolo. I beduini dicono che è in questi momenti che si vede il vero volto di Dio, nella capacità della vita di sbocciare anche nella terra più arida.
Muoversi in una Città che Si Estende
Muscat non è una città compatta ma un arcipelago urbano che si estende per 60 chilometri lungo la costa. Muoversi qui richiede pianificazione ma offre ricompense inaspettate. Il sistema di autobus pubblici Mwasalat è efficiente e economico, con autobus moderni e aria condizionata che collegano i principali quartieri. Ma è in auto che avete la libertà di esplorare veramente, di fermarvi in quella spiaggia nascosta, di seguire quella strada che promette avventure.
Guidare a Muscat è un’esperienza relativamente rilassata per gli standard mediorientali. Le strade sono eccellenti, la segnaletica chiara in arabo e inglese, e gli omaniti guidano con una cortesia che riflette il carattere nazionale. Le rotonde, onnipresenti, sono piccole opere d’arte con fontane, sculture o giardini che celebrano la cultura locale. Fermarsi a fotografare la rotonda dell’incensiere gigante o quella del pugnale khanjar è parte dell’esperienza.
I taxi sono affidabili e i tassisti, spesso immigrati dal subcontinente indiano che parlano inglese, sono fonti preziose di informazioni locali. Molti sono in Oman da decenni e conoscono ogni angolo della città, ogni ristorante nascosto, ogni spiaggia segreta. Una conversazione con un tassista può trasformarsi in una lezione di storia contemporanea, di come Muscat sia cambiata dai tempi del Sultan Qaboos.
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Il Futuro che Rispetta il Passato
Mentre il vostro tempo a Muscat volge al termine, vi ritrovate sulla Corniche di Mutrah all’ora blu, quel momento magico tra giorno e notte quando la città sembra sospesa tra due mondi. Le luci si accendono una ad una – prima quelle della moschea, poi i lampioni vittoriani del lungomare, infine le insegne al neon dei café moderni. È un’illuminazione che racconta la storia di Muscat: strati di tempo che coesistono senza conflitto.
Muscat vi ha mostrato che la modernizzazione non deve significare occidentalizzazione, che si può abbracciare il futuro senza tradire il passato. Vi ha insegnato che l’ospitalità può essere genuina anche nell’era del turismo di massa, che la gentilezza può sopravvivere alla globalizzazione. In ogni sorriso incontrato, in ogni invito a bere kahwa, in ogni “ahlan wa sahlan” (benvenuto) pronunciato con sincerità, avete sperimentato una filosofia di vita che mette le relazioni umane al centro.
Avete camminato tra souq che profumano di millenni e grattacieli che guardano al futuro. Avete nuotato in wadi che sembrano Eden perduti e cenato in ristoranti dove lo chef ha studiato a Parigi ma cucina con le spezie della nonna. Avete visto tartarughe antiche come i dinosauri deporre uova su spiagge illuminate dai resort, e beduini che controllano le previsioni meteo sullo smartphone mentre pascolano cammelli.
Ma soprattutto, avete respirato. Quell’aria profumata di incenso e salsedine, di tradizione e innovazione, vi ha riempito i polmoni e l’anima. Muscat non è una città che si visita: è un’esperienza che si vive, un luogo che vi cambia in modi sottili ma profondi. Quando l’aereo decolla e la città diventa un ricamo di luci tra montagne e mare, portate con voi più di souvenir e fotografie. Portate la consapevolezza che esiste un luogo dove la grazia è ancora possibile, dove la modernità può avere un volto umano, dove il deserto e il mare si incontrano non in conflitto ma in armonia.
E mentre volate verso casa, una parte di voi è già lì, in quel souq dove l’incenso continua a bruciare, su quella spiaggia dove le tartarughe continueranno a tornare, in quella moschea dove la luce continua a danzare sui marmi. Perché Muscat, la profumata, la bella, la gentile, non si dimentica. Si porta dentro, come il profumo del franchincenso che resta nei vestiti anche dopo molti lavaggi, come un ricordo che migliora con il tempo, come una promessa di ritorno che sapete già di voler mantenere.
FAQ – Le Vostre Domande su Muscat
Qual è il periodo migliore per visitare Muscat? Da novembre a marzo Muscat offre il suo volto migliore: temperature gradevoli tra i 20 e 30 gradi, cieli tersi e mare calmo. È il periodo dei festival culturali e delle escursioni nel deserto. Evitate l’estate (giugno-settembre) quando il caldo può essere opprimente con temperature sopra i 40 gradi e umidità elevata. Aprile-maggio e ottobre sono mesi di transizione con temperature ancora gestibili e meno turisti. Il Ramadan porta un’atmosfera spirituale unica ma molti ristoranti chiudono durante il giorno.
Come posso vestirmi rispettosamente a Muscat? L’Oman è tollerante ma conservatore. Uomini dovrebbero evitare pantaloni corti in città (accettabili in spiaggia e hotel), mentre le donne dovrebbero coprire spalle e ginocchia. Nei souq e moschee è richiesto abbigliamento più modesto: pantaloni lunghi e maniche per tutti. Alla Grande Moschea le donne devono coprire i capelli (forniscono scialli all’ingresso). Costumi da bagno solo in spiaggia e piscine. I locali apprezzano i turisti che rispettano il dress code, vedendolo come segno di rispetto culturale.
Quanto tempo serve per visitare Muscat e dintorni? Quattro-cinque giorni permettono di esplorare Muscat senza fretta: un giorno per Mutrah e Old Muscat, uno per la Grande Moschea e i quartieri moderni, uno per un’escursione a Wadi Bani Khalid o Nizwa, uno per le spiagge e Ras Al Jinz. Con una settimana potete aggiungere il deserto di Wahiba Sands o un’escursione più lunga nelle montagne. Due settimane vi permettono di combinare Muscat con Salalah al sud o un tour completo dell’Oman.
È sicuro e facile muoversi a Muscat per i turisti? Muscat è estremamente sicura, con tassi di criminalità tra i più bassi al mondo. Le donne possono viaggiare sole senza problemi. Noleggiare un’auto è ideale per esplorare (patente internazionale richiesta, guida a destra). I taxi sono affidabili ma concordate il prezzo prima o assicuratevi che usino il tassametro. L’app Careem funziona bene. Gli autobus pubblici Mwasalat sono economici e efficienti per le rotte principali. Le indicazioni stradali sono in arabo e inglese. L’inglese è parlato diffusamente nel settore turistico.
Quali sono le esperienze culinarie e culturali da non perdere? Non perdete un pasto tradizionale omanita con shuwa (agnello cotto sottoterra) e harees. Visitate il mercato del pesce di Mutrah all’alba per vedere l’asta. Partecipate a una cena beduina nel deserto con danze tradizionali. Assistete a uno spettacolo al Royal Opera House. Fate un corso di cucina omanita o di calligrafia araba. Il venerdì visitate il mercato del bestiame di Nizwa. Provate il kahwa (caffè omanita) con datteri in un majlis tradizionale. Le famiglie locali spesso invitano i turisti: accettate, è un’esperienza indimenticabile di ospitalità genuina.