Notte in un ryokan con onsen: un’esperienza giapponese che tocca l’anima
L’abbraccio della tradizione giapponese
Un respiro profondo. Questo è il primo gesto che compio ogni volta che varco la soglia di un ryokan. L’aria è diversa qui dentro, più leggera, permeata di essenze di legno, di carta washi e di quell’indefinibile profumo di autenticità che solo i luoghi custodi di antiche tradizioni sanno emanare. Il tempo rallenta, scorre con un ritmo diverso. Entrare in un ryokan non significa semplicemente prenotare un alloggio; è un viaggio sensoriale nel cuore pulsante della cultura giapponese, un’immersione totale in un mondo dove ogni gesto è pervaso di significato.
Ricordo ancora la prima volta che ho sperimentato questa forma di ospitalità tradizionale, tra le colline verdeggianti di Hakone. Ero stanco dopo una giornata di esplorazione, con i piedi doloranti e la mente affollata di immagini e suoni. Ma appena entrato, una calma profonda mi ha avvolto. Una donna vestita in kimono si è inchinata gentilmente, accogliendomi come un ospite atteso da tempo. Mi ha offerto una tazza di tè verde, servito con gesti misurati e precisi. In quel momento ho capito che stavo per vivere un’esperienza che avrebbe lasciato un segno indelebile nella mia memoria.
In questo articolo, vi guiderò attraverso l’esperienza completa di una notte in un ryokan con onsen, dai rituali di accoglienza al bagno termale, dalla cena kaiseki all’alba vista attraverso le porte scorrevoli in carta di riso. Vi svelerò i segreti per godere appieno di questa esperienza unica, condividendo consigli pratici e riflessioni personali che spero possano arricchire il vostro viaggio in Giappone.
L’origine dei ryokan: Un viaggio nel tempo
I ryokan hanno una storia che affonda le radici nell’era Edo (1603-1868), quando il Giappone, sotto lo shogunato Tokugawa, viveva un periodo di isolamento dal mondo esterno ma di grande fermento culturale interno. In questo contesto fiorirono le locande lungo le principali vie di comunicazione, destinate a ospitare mercanti e samurai in viaggio. Queste strutture, che oggi chiamiamo ryokan, nacquero come rifugi dove i viaggiatori potevano trovare riposo e ristoro.
Entrare in un ryokan oggi significa compiere un viaggio nel tempo. Gli edifici più antichi, costruiti interamente in legno, raccontano storie di tempi lontani. I pavimenti scricchiolano delicatamente sotto i passi, come sussurri di generazioni passate. Le travi a vista portano i segni del tempo, mentre i giardini interni, curati con devozione maniacale, rappresentano microcosmi di armonia e bellezza.
Mi è capitato di soggiornare in un ryokan centenario a Kyoto, dove ogni angolo sembrava custodire un piccolo segreto. Il proprietario, un anziano signore con occhi pieni di saggezza, mi raccontò che la struttura era sopravvissuta a terremoti, guerre e modernizzazione, mantenendo intatta la sua essenza. “Questi muri hanno visto passare la storia,” mi disse, “e ogni ospite lascia un’impronta invisibile che arricchisce il nostro ryokan.”
L’arrivo: Il rituale dell’accoglienza
Arrivare in un ryokan è come entrare in un’altra dimensione. Già dal genkan, l’ingresso tradizionale, inizia un rituale preciso. Le scarpe vanno lasciate all’entrata, un gesto simbolico che rappresenta l’abbandono del mondo esterno e delle sue impurità. In cambio, riceverete delle pantofole morbide, spesso realizzate in tessuto o paglia intrecciata.
L’okami-san, la padrona del ryokan, o un membro dello staff vi accoglierà con un inchino profondo, segno di rispetto e dedizione. Vi verrà offerto un oshibori, un asciugamano umido e caldo per rinfrescarvi, e una bevanda di benvenuto, solitamente tè verde servito con piccoli dolci tradizionali wagashi.
La prima volta che sperimentai questo rituale, fui colpito dalla calma e dalla precisione dei gesti. Nulla era lasciato al caso, ogni movimento sembrava parte di una danza silenziosa perfezionata nei secoli. L’okami-san di un piccolo ryokan nella regione di Gunma mi spiegò che l’accoglienza è considerata un’arte in Giappone. “Quando un ospite arriva,” disse sorridendo, “portiamo un pezzo del nostro cuore nella cerimonia di benvenuto.”
Durante la registrazione, vi verranno fornite informazioni sugli orari dei pasti e dei bagni, e vi sarà assegnato un nakai-san, un assistente personale che si prenderà cura di voi durante il soggiorno. Questa figura rappresenta l’essenza dell’omotenashi, il concetto giapponese di ospitalità, che va ben oltre il semplice servizio.
La stanza: Semplicità e raffinatezza
Essere accompagnati alla propria stanza in un ryokan è come entrare in un quadro di un’altra epoca. Le camere tradizionali, chiamate washitsu, incarnano la filosofia estetica giapponese del ma, il concetto di spazio vuoto carico di significato. Qui, la semplicità non è minimalismo, ma raffinatezza.
Il pavimento è interamente ricoperto da tatami, stuoie di paglia di riso dal profumo caratteristico che cambia con le stagioni. Le pareti sono spesso decorate con un tokonoma, un’alcova dove viene esposto un ikebana (composizione floreale) o un kakemono (dipinto a rotolo) scelto in base alla stagione o a eventi particolari.
Le pareti divisorie sono costituite da fusuma, porte scorrevoli in carta di riso che filtrano delicatamente la luce, creando giochi di ombre che cambiano durante il giorno. Verso l’esterno, le shoji, finestre anch’esse in carta, incorniciano vedute del giardino o del paesaggio circostante.
In un ryokan tradizionale non troverete letti nel senso occidentale del termine. Durante il giorno, lo spazio è libero per rilassarsi, sedersi sui cuscini (zabuton) intorno a un tavolino basso dove verrà servito il tè. Sarà il nakai-san a preparare il futon per la notte, stendendolo sul tatami in un rituale che trasforma la stanza da spazio di vita diurno a rifugio notturno.
Ho soggiornato una volta in un ryokan sulle rive del lago Kawaguchiko, con vista sul Monte Fuji. La camera era disposta in modo che, al risveglio, la prima cosa che i miei occhi vedessero fosse la sagoma maestosa della montagna sacra. La proprietaria mi confessò di aver studiato per anni la posizione esatta dei futon per garantire questa vista. “Il risveglio è un momento sacro,” mi disse, “e vogliamo che i nostri ospiti lo vivano con bellezza.”
Lo yukata: Vestirsi di tradizione
Appena sistemati nella stanza, troverete uno yukata, un kimono leggero in cotone che rappresenta l’abbigliamento standard durante il soggiorno in ryokan. Indossarlo non è solo una questione di comodità, ma un modo per entrare completamente nell’esperienza. Lo yukata viene fornito insieme a una cintura (obi) e, nei mesi più freddi, a un haori, una giacca leggera da indossare sopra.
La prima volta che provai a indossare lo yukata fu un’esperienza quasi comica. Nonostante le istruzioni illustrate presenti in camera, mi ritrovai con la parte destra sopra la sinistra, un errore che in Giappone è riservato ai defunti durante le cerimonie funebri! Fortunatamente, il nakai-san bussò alla porta proprio in quel momento e, con un sorriso gentile ma deciso, mi aiutò a sistemare l’abbigliamento correttamente: la parte sinistra deve sempre sovrapporsi alla destra.
Indossare lo yukata è un gesto che va oltre il semplice cambio d’abito. È un modo per spogliarsi simbolicamente della propria identità quotidiana e adottare, anche solo temporaneamente, un ritmo di vita diverso. Con lo yukata addosso, i movimenti diventano naturalmente più misurati, più consapevoli, in armonia con l’ambiente circostante.
È perfettamente accettabile, anzi incoraggiato, indossare lo yukata non solo all’interno del ryokan ma anche per passeggiare nei dintorni, soprattutto nelle località termali dove vedrete molti giapponesi fare lo stesso. È un modo per fondersi con l’atmosfera del luogo e vivere pienamente l’esperienza.
L’Onsen: Purificazione del corpo e dello spirito
Il cuore pulsante dell’esperienza in un ryokan è senza dubbio l’onsen, il bagno termale alimentato da sorgenti naturali. Il Giappone, terra di vulcani attivi, è benedetto da migliaia di queste sorgenti, ognuna con proprietà minerali diverse che si dice abbiano effetti benefici specifici sulla salute.
La prima volta che mi apprestai a entrare in un onsen, ero nervoso e incerto sul protocollo da seguire. Ma presto scoprii che, come ogni aspetto della cultura giapponese, anche il bagno termale segue regole precise che, una volta apprese, trasformano un semplice bagno in un rituale di purificazione.
Prima di immergersi nell’acqua calda, è fondamentale lavarsi accuratamente nell’area docce adiacente all’onsen. Questo non è solo un atto di igiene personale, ma un gesto di rispetto verso gli altri bagnanti e verso l’onsen stesso. Le postazioni di lavaggio sono equipaggiate con sgabelli bassi, docce a mano e prodotti per la pulizia.
Solo dopo essersi lavati completamente, si può entrare nell’onsen, portando con sé solo un piccolo asciugamano (tenugui) che non deve mai toccare l’acqua. I giapponesi solitamente lo piegano e lo posizionano sulla testa mentre sono immersi.
L’immersione deve essere graduale, soprattutto per chi non è abituato alle alte temperature che possono variare dai 38 ai 43 gradi Celsius. Il primo contatto con l’acqua calda può essere scioccante, ma presto lascia spazio a una sensazione di profondo rilassamento mentre i muscoli si sciolgono e la mente si svuota.
Gli onsen possono essere all’interno (rotenburo) o all’esterno (utanoyoku), quest’ultimi particolarmente suggestivi quando circondati da giardini giapponesi o con vista su montagne e foreste. Alcuni ryokan offrono anche bagni privati che possono essere prenotati per chi desidera un’esperienza più intima o per le coppie che vogliono fare il bagno insieme, dato che la maggior parte degli onsen pubblici è divisa per genere.
Durante un soggiorno in un ryokan nell’area di Kurokawa Onsen, a Kyushu, ebbi la fortuna di sperimentare un rotenburo scavato nella roccia vulcanica, circondato da aceri che in autunno creavano un baldacchino di foglie rosse e oro. Immerso nell’acqua calda, con il vapore che saliva verso il cielo e il suono delicato di un ruscello nelle vicinanze, provai quella che i giapponesi chiamano “yu-itori”, la sensazione di essere completamente assorbiti dal bagno, un’esperienza quasi meditativa.
La cena kaiseki: Un’opera d’arte gastronomica
Dopo il bagno nell’onsen, rilassati e rinvigoriti, è tempo di prepararsi per uno dei momenti più attesi: la cena kaiseki. Questo stile di cucina, che ha origine nell’antica cerimonia del tè, è considerato la massima espressione dell’arte culinaria giapponese, un connubio perfetto tra estetica e gusto.
La cena verrà servita nella vostra stanza o in una sala da pranzo privata dal nakai-san, che vi spiegherà con pazienza ogni piatto. Un pasto kaiseki completo può comprendere fino a 15 portate, ognuna presentata su ceramiche scelte con cura per esaltare non solo il sapore ma anche l’aspetto visivo del cibo.
Ogni piatto segue principi estetici precisi: il concetto di shun, che celebra gli ingredienti al picco della loro stagionalità; l’idea di fukinsei, l’asimmetria controllata nella disposizione degli elementi; e il miyabi, una bellezza raffinata che non è mai eccessiva o ostentata.
Durante una cena kaiseki in un ryokan di Kanazawa, rimasi incantato dalla presentazione di un sashimi di pesce locale. I sottili fettidi pesce crudo erano disposti come petali di un fiore su ghiaccio tritato finemente, con una foglia di momiji (acero giapponese) a completare la composizione. Il nakai-san mi spiegò che la disposizione evocava un paesaggio autunnale, in armonia con la stagione in cui stavo visitando.
I piatti cambiano non solo con le stagioni ma anche con le regioni. In un ryokan costiero potrete aspettarvi prelibatezze marine, mentre in montagna i funghi selvatici e la selvaggina potrebbero essere protagonisti. Ciò che resta costante è l’attenzione maniacale alla qualità degli ingredienti e alla presentazione.
La bevanda tradizionale che accompagna la cena è il sake, servito caldo o freddo a seconda della qualità e della stagione. Molti ryokan offrono sake locali, permettendovi di scoprire varietà che difficilmente trovereste al di fuori della regione.
Una cena kaiseki non è solo un pasto, ma un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e richiede tempo per essere apprezzata pienamente. È un invito a rallentare, a osservare ogni dettaglio, a gustare ogni boccone con consapevolezza.
La notte: Il sonno sul futon
Dopo la cena, mentre vi godete una tazza di tè o forse un bicchierino di umeshu (liquore di prugne), il nakai-san preparerà il vostro futon. Questo non è un semplice materasso, ma un sistema composto da diversi strati: il shikibuton (materasso), il kakebuton (piumone) e la makura (cuscino), tradizionalmente riempito con gusci di grano saraceno.
La prima notte su un futon può essere un’esperienza nuova per chi è abituato ai letti occidentali. Il materasso è più sottile e più vicino al pavimento, ma sorprendentemente confortevole. Il tatami sottostante offre un supporto elastico naturale che si adatta al corpo.
In un ryokan sulle alture di Izu, la mia camera si affacciava su una valle boscosa. Con le shoji leggermente aperte per lasciar entrare l’aria fresca della notte e il suono distante di un ruscello, mi addormentai in un sonno profondo e ristoratore come non provavo da tempo. Al risveglio, il nakai-san mi confessò che molti ospiti riferiscono di dormire eccezionalmente bene sui futon. “È perché siete più vicini alla terra,” mi disse con un sorriso, “e il vostro corpo ricorda un modo di riposare più antico e naturale.”
In inverno, alcuni ryokan tradizionali offrono il kotatsu, un tavolino basso con una coperta e una fonte di calore sottostante, o il irori, un braciere incassato nel pavimento, che crea un’atmosfera accogliente e mantiene la stanza calda durante le notti fredde.
L’alba: Un risveglio diverso
Risvegliarsi in un ryokan è un’esperienza che ha poco in comune con il brusco suono di una sveglia in una camera d’albergo. La luce del mattino filtra delicatamente attraverso le shoji, creando un risveglio graduale e naturale. I suoni della natura – il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie, il gorgoglio di un ruscello – sostituiscono il rumore del traffico urbano.
In molti ryokan, la giornata inizia presto, con la possibilità di fare un altro bagno nell’onsen prima della colazione. L’acqua termale al mattino ha un effetto particolarmente rinvigorente, preparando corpo e mente per la giornata.
In un piccolo ryokan nelle montagne di Nagano, fui svegliato all’alba dal suono lontano di una campana di tempio. Sdraiato sul futon, osservai la luce cambiare gradualmente, passando da un blu tenue a un oro pallido. In quel momento compresi perché i giapponesi danno tanta importanza all’alba, considerandola non solo l’inizio di un nuovo giorno, ma un momento di rinnovamento spirituale.
La colazione: Energia per la giornata
La colazione in un ryokan è un’esperienza gastronomica tanto elaborata quanto la cena. Il pasto tradizionale giapponese del mattino, chiamato choushoku, è composto da numerosi piccoli piatti che offrono un equilibrio perfetto di sapori, texture e nutrienti.
Il centro della colazione è solitamente una ciotola di riso bianco, accompagnata da zuppa di miso, pesce alla griglia (spesso salmone o aji), alghe nori, umeboshi (prugne in salamoia), tamagoyaki (frittata dolce arrotolata), tsukemono (verdure sottaceto) e natto (soia fermentata, un gusto acquisito che potrebbe non piacere a tutti i palati occidentali).
Ogni elemento ha un suo posto preciso sul vassoio, creando un quadro armonioso che è tanto bello da guardare quanto delizioso da gustare. Come per la cena, gli ingredienti variano con le stagioni e le specialità locali.
In un ryokan della penisola di Izu, la colazione includeva pesce appena pescato quella mattina stessa e verdure coltivate nel giardino della struttura. La proprietaria, una donna energica sulla sessantina, insistette perché provassi il suo natto fatto in casa. “Ti darà energia per tutta la giornata,” promise. Nonostante l’aspetto viscoso e l’odore forte, decisi di provarlo e scoprii un sapore complesso e sorprendentemente gradevole.
Alcuni ryokan offrono anche l’opzione di una colazione occidentale, ma vi consiglio vivamente di sperimentare quella giapponese almeno una volta, per un’immersione culturale completa.
La partenza: Portare con sé un pezzo di Giappone
Lasciare un ryokan può essere un’esperienza agrodolce. Da un lato, si torna alla realtà quotidiana; dall’altro, si porta con sé qualcosa di intangibile ma prezioso: un’esperienza autentica del Giappone tradizionale, un ritmo di vita diverso, forse una nuova prospettiva.
Il momento del congedo segue anch’esso un rituale preciso. Lo staff si riunirà spesso all’ingresso per salutarvi con inchini profondi, rimanendo in questa posizione finché non sarete fuori vista. È un gesto di rispetto e gratitudine che mi ha sempre colpito profondamente.
In molti ryokan riceverete un piccolo dono d’addio, chiamato temiyage, che può variare da dolci tradizionali a piccoli oggetti artigianali locali. È un modo per portare con voi un pezzo tangibile dell’esperienza.
Durante la mia partenza da un ryokan centenario a Yufuin, l’okami-san mi regalò un piccolo contenitore di sale da bagno della sorgente termale locale. “Per quando sentirai la mancanza del nostro onsen,” disse con un sorriso gentile. Quel semplice gesto incarnava perfettamente lo spirito dell’omotenashi giapponese: anticipare i desideri dell’ospite prima ancora che questi li esprima.
Consigli pratici per scegliere e prenotare un ryokan
Scegliere il ryokan giusto è fondamentale per vivere un’esperienza autentica e in linea con le proprie aspettative. Il Giappone offre una vasta gamma di strutture, dai ryokan più lussuosi e costosi ai minshuku, versioni più semplici e a conduzione familiare.
Per una prima esperienza, consiglio di optare per un ryokan di media categoria in una delle regioni termali più note come Hakone, Kurokawa Onsen o Kinosaki Onsen. Queste aree sono abituate ai visitatori stranieri e spesso offrono materiale informativo in inglese.
Il prezzo di un soggiorno in ryokan varia considerevolmente, da circa 8.000 yen a persona per notte in un minshuku semplice fino a 30.000-50.000 yen o più nei ryokan di lusso. Ricordate che i prezzi sono quasi sempre a persona e includono la cena e la colazione (formula chiamata ichihaku-nishoku).
La prenotazione può essere fatta attraverso siti specializzati come Japanese Guest Houses o Ryokan Collection, che offrono interfacce in inglese e un servizio clienti che può aiutarvi con eventuali richieste speciali. Alcuni ryokan sono presenti anche su piattaforme internazionali come Booking.com, ma per le strutture più tradizionali potrebbe essere necessario prenotare tramite agenzie specializzate o direttamente via email.
Un consiglio personale: prenotate con largo anticipo, soprattutto se pianificate di visitare il Giappone durante periodi di alta stagione come la fioritura dei ciliegi (fine marzo-inizio aprile) o il foliage autunnale (novembre).
Etiquette in un ryokan: Rispettare la tradizione
Soggiornare in un ryokan richiede la conoscenza di alcune regole basilari di etiquette per garantire un’esperienza armoniosa e rispettosa:
- Le scarpe vanno sempre lasciate all’ingresso prima di entrare nell’area con tatami.
- Lo yukata si indossa con il lato sinistro sopra il destro (mai il contrario).
- Prima di entrare nell’onsen è obbligatorio lavarsi accuratamente.
- Non immergete mai l’asciugamano nell’acqua dell’onsen.
- I pasti hanno orari prestabiliti che è importante rispettare.
- È consuetudine lasciare una mancia allo staff (anche se in Giappone le mance non sono generalmente praticate).
Durante il mio primo soggiorno in un ryokan, commisi l’errore di presentarmi in ritardo per la cena. La gentilezza dello staff non venne meno, ma percepii un certo disagio. In seguito compresi che la puntualità non è solo una questione di cortesia, ma di rispetto per il lavoro meticoloso che sta dietro la preparazione dei pasti.
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Ryokan con Onsen, un’esperienza che trasforma
Trascorrere una notte in un ryokan con onsen è molto più di un semplice pernottamento; è un viaggio attraverso secoli di tradizione giapponese, un’immersione in un modo di vivere che privilegia l’armonia, la bellezza nella semplicità e il rispetto profondo tra esseri umani e natura.
Nei nostri tempi frenetici, dominati da connessioni digitali costanti e ritmi di vita accelerati, l’esperienza del ryokan offre un contrappunto prezioso, un invito a rallentare, a prestare attenzione ai dettagli, a riscoprire il valore dei rituali quotidiani.
Ricordo ancora con chiarezza cristallina il mio primo risveglio in un ryokan, la sensazione di calma profonda, il silenzio rotto solo dal canto degli uccelli, la luce che filtrava delicatamente attraverso le shoji. In quel momento ho sentito di aver scoperto una dimensione del Giappone che va oltre i templi affollati di turisti, i treni proiettile e le luci al neon di Tokyo. Ho toccato, anche solo per una notte, l’essenza di una cultura millenaria che, nonostante la rapida modernizzazione, mantiene vive tradizioni di una bellezza commovente.
Che siate viaggiatori alla ricerca di esperienze autentiche, amanti della cultura giapponese o semplicemente persone in cerca di un modo diverso di concepire l’ospitalità, il soggiorno in un ryokan è un’esperienza che consiglio con tutto il cuore. Porterete con voi non solo fotografie e ricordi, ma una nuova consapevolezza del valore della lentezza, della bellezza nella semplicità, dell’arte di vivere pienamente il momento presente.
FAQ: 5 Domande frequenti sul soggiorno in ryokan
- È necessario parlare giapponese per soggiornare in un ryokan? Non è indispensabile, soprattutto nei ryokan situati in aree turistiche popolari. Molte strutture hanno personale che parla inglese di base, e anche quando la comunicazione verbale è limitata, lo staff fa di tutto per rendere l’esperienza confortevole. Alcuni ryokan forniscono informazioni scritte in inglese sui rituali e le regole da seguire. Imparare alcune frasi di base in giapponese, come i saluti e i ringraziamenti, è comunque molto apprezzato.
- Cosa succede se ho tatuaggi? Posso accedere agli onsen? Tradizionalmente, in Giappone i tatuaggi sono associati alla yakuza (la mafia giapponese), e per questo motivo molti onsen pubblici non ammettono persone tatuate. Tuttavia, la situazione sta gradualmente cambiando, soprattutto nelle aree frequentate da turisti stranieri. Alcuni ryokan offrono bagni privati che possono essere prenotati (generalmente a pagamento), permettendo a chi ha tatuaggi di godere comunque dell’esperienza dell’onsen. Se avete tatuaggi visibili, è sempre meglio verificare la politica della struttura al momento della prenotazione.
- Sono vegetariano/vegano. Posso comunque godere della cucina kaiseki? La cucina tradizionale giapponese fa ampio uso di dashi (brodo a base di pesce) e altri ingredienti di origine animale, ma sempre più ryokan sono attrezzati per accogliere ospiti con esigenze alimentari particolari. È fondamentale comunicare le proprie restrizioni alimentari con anticipo, preferibilmente al momento della prenotazione. Alcuni ryokan più esclusivi possono creare menu vegetariani o vegani che mantengono l’estetica e la filosofia della cucina kaiseki, sostituendo gli ingredienti non compatibili con alternative plant-based. Tenete presente che in aree rurali o meno turistiche, le opzioni potrebbero essere più limitate.
- Qual è il periodo migliore dell’anno per soggiornare in un ryokan? Ogni stagione in Giappone ha il suo fascino particolare. La primavera, con la fioritura dei ciliegi, offre paesaggi mozzafiato e temperature miti. L’estate permette di apprezzare i giardini in piena fioritura, anche se in alcune regioni può essere umida e calda. L’autunno è particolarmente magico, con il foliage degli aceri che crea scenari di straordinaria bellezza, perfetti da ammirare durante un bagno in un rotenburo all’aperto. L’inverno, soprattutto nelle regioni montuose, regala l’esperienza unica di immergersi nell’acqua calda mentre fiocchi di neve cadono delicatamente intorno a voi. Personalmente, ritengo che l’autunno offra il perfetto equilibrio tra bellezza paesaggistica, clima gradevole e l’opportunità di apprezzare appieno l’onsen.
- Quanto costa mediamente una notte in un ryokan con onsen? I prezzi variano significativamente in base alla location, alla stagione, al livello di lusso e all’inclusione o meno dei pasti. Un soggiorno base in un minshuku (versione più semplice del ryokan) può partire da 8.000-10.000 yen a persona per notte, mentre i ryokan di media categoria si attestano intorno ai 15.000-25.000 yen per persona, con cena e colazione incluse. Le strutture di lusso possono superare facilmente i 40.000-50.000 yen a persona per notte. Ricordate che in Giappone i prezzi sono quasi sempre indicati a persona e non a camera. Durante periodi di alta stagione come la Golden Week (fine aprile-inizio maggio), Obon (metà agosto) o Capodanno, i prezzi possono aumentare considerevolmente e la disponibilità ridursi drasticamente, rendendo essenziale la prenotazione con largo anticipo