Victoria and Albert Museum (V&A)
Il Più Grande Museo al Mondo di Arti Decorative e Design
Una guida per esplorare un universo di creatività umana
Varcate le imponenti porte del Victoria and Albert Museum e, per un istante, restate immobili, sopraffatti. Non è solo l’ampiezza dello spazio ad incantarvi, ma la sensazione di trovarvi sulla soglia di un universo di possibilità creative. Davanti a voi, il maestoso atrio progettato da Amanda Levete nel 2017 si apre come un portale verso dimensioni artistiche inesplorate. La luce naturale danza attraverso i lucernari sul candido marmo, mentre il contrasto con la facciata vittoriana alle vostre spalle crea una prima, potente dichiarazione: qui, passato e futuro convivono in un dialogo senza tempo.
Un respiro profondo porta con sé un profumo particolare, quell’inconfondibile miscela di marmo antico, legni pregiati e carta che caratterizza i grandi musei, ma con una nota distintiva, forse di tessuti preziosi, ceramiche secolari, metalli lucidati a mano. I vostri passi risuonano leggeri sul pavimento mentre le prime visioni di tesori si affacciano alla vostra percezione: un Buddha thailandese in bronzo dorato vi osserva con serena saggezza, un abito di Alexander McQueen sembra pulsare di vita propria sotto le luci sapientemente calibrate, un mobile intarsiato italiano del Cinquecento racconta storie di artigiani dimenticati.
Vi promettiamo che il V&A non è semplicemente un museo da visitare, ma un’esperienza che vi trasformerà, risvegliando sensibilità estetiche sopite, facendovi riscoprire la meraviglia davanti all’infinita creatività umana. Come disse William Morris, uno degli ispiratori di questo luogo: “Non avere nulla nella tua casa che tu non sappia utile o non creda bello”. Al V&A scoprirete che bellezza e utilità hanno danzato insieme attraverso la storia dell’umanità, in un valzer senza fine che continua ad affascinarci.
Ritratto del Victoria and Albert Museum
Il Victoria and Albert Museum si estende maestoso nel cuore del quartiere culturale di South Kensington, a Londra. Con le sue 145 gallerie distribuite su sette piani, che ospitano oltre 2,3 milioni di oggetti che coprono 5.000 anni di creatività umana, il V&A detiene il primato di essere il più grande museo al mondo dedicato alle arti decorative e al design.
La storia del museo inizia nel 1851, all’indomani della Grande Esposizione fortemente voluta dal Principe Alberto, consorte della Regina Vittoria. Utilizzando i profitti di quell’evento rivoluzionario, venne fondato quello che all’epoca si chiamava “Museum of Manufactures”, con lo scopo dichiarato di educare il pubblico e ispirare designer e produttori britannici, migliorando così il gusto nazionale e la competitività industriale del paese.
Nel 1899, la Regina Vittoria pose la prima pietra dell’attuale edificio, ribattezzandolo ufficialmente “Victoria and Albert Museum” in onore del suo amato consorte, scomparso nel 1861. Si narra che durante la cerimonia, la sovrana, ormai anziana, fosse così emozionata da modificare il discorso preparato, riferendosi all’istituzione come “il nostro museo” anziché semplicemente “il museo”, sottolineando il profondo legame personale che la univa a quel progetto culturale.
L’edificio principale, progettato da Aston Webb, è un capolavoro di eclettismo architettonico vittoriano, che combina elementi di Rinascimento italiano, gotico inglese e classicismo in un insieme sorprendentemente armonioso. La facciata è decorata da un programma iconografico ambizioso: 32 statue rappresentanti artisti famosi, tra cui Donatello, Leonardo da Vinci e Michelangelo, vegliano sui visitatori, quasi a simboleggiare il pantheon di genialità creativa celebrato all’interno.
Ma il V&A è tutt’altro che un polveroso monumento al passato. Attraverso continui rinnovamenti e ampliamenti, come il recente Exhibition Road Quarter completato nel 2017, il museo mantiene viva la sua missione originaria di ispirare la creatività contemporanea, fungendo da ponte tra l’artigianato storico e le avanguardie del design.
Pianificazione pratica della visita
Le stagioni del V&A
Il Victoria and Albert Museum rivela aspetti diversi della sua personalità in ogni stagione, pur mantenendo il suo fascino tutto l’anno, grazie agli spazi interni climatizzati e all’illuminazione sapientemente progettata che valorizza le collezioni indipendentemente dalle condizioni atmosferiche esterne.
La primavera porta un’energia particolare al museo. Il magnifico John Madejski Garden, il cortile interno trasformato in un elegante spazio con una fontana centrale, si risveglia con fioriture delicate, offrendo uno spazio di contemplazione ideale tra una galleria e l’altra. Da aprile a giugno, le mostre temporanee primaverili tendono a focalizzarsi su temi come moda, design floreale e innovazione, in sintonia con il rinnovamento stagionale.
L’estate è forse il momento più vivace per visitare il V&A. Il giardino diventa teatro di performance all’aperto, i Friday Late – aperture serali mensili con DJ, installazioni e workshop – si animano di un’energia particolare. Le ampie vetrate vittoriane filtrano la luce estiva creando giochi di ombra sugli oggetti esposti, particolarmente suggestivi nelle Gallerie di Scultura. Ma attenzione: è anche il periodo più affollato, specialmente in agosto, quando i turisti internazionali affollano le gallerie più famose.
L’autunno regala al V&A un’atmosfera contemplativa. La luce più morbida e dorata esalta i dettagli dei manufatti in legno, avorio e metalli preziosi. Le mostre autunnali spesso esplorano temi più complessi e introspettivi, mentre diminuiscono le code all’ingresso e alle gallerie più popolari. La Ceramics Gallery, con le sue pareti in un blu intenso, assume una qualità particolarmente intima in questa stagione.
L’inverno trasforma il museo in un rifugio accogliente dalle intemperie londinesi. Il grande atrio si illumina di decorazioni festive, mentre eventi speciali come concerti di musica classica nelle gallerie creano un’atmosfera magica. È il momento ideale per esplorare le collezioni tessili, dove tappeti, arazzi e abbigliamento invernale storico sembrano particolarmente rilevanti. La caffetteria del Morris Room, con i suoi pannelli in legno scuro e vetrate colorate, diventa un luogo particolarmente invitante per una pausa tè nelle fredde giornate di gennaio.
Per ulteriori informazioni pratiche potete consultare il sito ufficiale del museo: Victoria and Albert Museum
Eventi da non perdere
- V&A Friday Late: L’ultimo venerdì di ogni mese (escluso dicembre), il museo rimane aperto fino alle 22:00, trasformandosi in un vivace centro culturale con performance dal vivo, installazioni temporanee, workshop pratici e DJ set. Ogni edizione esplora un tema diverso legato al design contemporaneo.
- London Design Festival (settembre): Per una settimana, il V&A diventa l’epicentro del festival, ospitando installazioni spettacolari, dibattiti con designer di fama mondiale e mostre innovative che spesso interagiscono con gli spazi storici del museo.
- Fashion in Motion: Questi eventi trimestrali portano la passerella nel museo, con sfilate gratuite di designer emergenti e affermati che presentano le loro creazioni in dialogo con le collezioni storiche.
- Exhibition Road Quarter Festival (giugno): Celebra l’architettura contemporanea del museo con performance, installazioni e attività per tutte le età nel cortile Sackler e negli spazi adiacenti.
- Christmas Past: Durante il periodo natalizio, il British Galleries ospita una mostra speciale sulle tradizioni natalizie britanniche attraverso i secoli, con decorazioni storiche e eventi tematici.
Attrazioni imperdibili al V&A
La Medieval & Renaissance Gallery (Sale 50-63)
Immaginate di poter attraversare mille anni di storia europea in una serie di sale che vi trasportano dalle cattedrali gotiche ai palazzi rinascimentali italiani. Le Medieval & Renaissance Galleries offrono esattamente questa esperienza, in un percorso cronologico che rappresenta uno dei più ambiziosi progetti curatoriali del museo.
L’ingresso è dominato dalla facciata della Casa Mazzoni, un intero prospetto di un palazzo fiorentino del XV secolo che è stato smontato, trasportato dall’Italia e riassemblato qui, pietra per pietra. Fermatevi ad osservare i dettagli dello stemma familiare e le cornici finemente lavorate delle finestre: ogni scalpellata racconta la storia di artigiani dimenticati che hanno dato forma alla rinascita culturale europea.
Procedendo attraverso le gallerie, incontrerete uno dei tesori più preziosi del museo: il Letto di Siena, un monumentale talamo nuziale del 1590, commissionato per celebrare un matrimonio aristocratico. Realizzato in noce intagliato e parzialmente dorato, è uno dei pochi letti rinascimentali sopravvissuti nella sua interezza. Osservate le figure allegoriche che decorano i montanti: rappresentano le virtù che una sposa doveva possedere secondo l’ideale dell’epoca. La seduzione sta nei dettagli: notate come i pannelli laterali siano più finemente lavorati di quelli posteriori, indicando che erano destinati ad essere visti dagli ospiti durante le “visite al letto” cerimoniali, usanza comune tra l’aristocrazia rinascimentale.
Non perdete la Sala dei Cori (Room 50b), dove sono esposti frammenti di cori lignei provenienti da chiese italiane del XV secolo. Il pezzo forte è il Coro di Santa Chiara, proveniente da Firenze, le cui tarsie lignee creano straordinarie illusioni prospettiche utilizzando solo legni di diverse tonalità, senza l’uso di pigmenti. Un dettaglio affascinante: alcuni pannelli presentano piccoli cassetti segreti dove i monaci nascondevano oggetti personali durante le lunghe funzioni religiose.
Il momento migliore per visitare queste gallerie è nelle prime ore del mattino, quando la luce naturale filtra attraverso le vetrate e crea un’atmosfera quasi sacrale, o nel tardo pomeriggio invernale, quando l’illuminazione artificiale esalta i dettagli dorati e le superfici lucide.
Le Jameel Gallery of Islamic Art (Sala 42)
Entrate nella Jameel Gallery e la prima cosa che cattura lo sguardo è l’immenso Tappeto Ardabil al centro della sala, illuminato con cura per preservarne i colori delicati e permettere al contempo di apprezzarne l’incredibile complessità. Realizzato nel 1539-40 per la moschea di Ardabil in Iran, questo capolavoro di 10,5 x 5,3 metri contiene circa 26 milioni di nodi, ognuno annodato a mano. Il museo lo espone a livello del pavimento, come sarebbe stato originariamente, permettendovi di osservarlo dalla prospettiva per cui fu concepito.
Per proteggere questo tesoro inestimabile, l’illuminazione è mantenuta bassa e funziona a intervalli: ogni mezz’ora, le luci aumentano leggermente per 10 minuti, rivelando la straordinaria complessità del disegno centrale, un medaglione stellato circondato da lampade sospese che ricordano quelle che pendevano nelle moschee. Un dettaglio commovente si trova in un angolo del tappeto: una piccola iscrizione in persiano recita “Non ho altro rifugio in questo mondo che la tua soglia. La mia testa non ha altra protezione che questo portico”, seguita dalla firma del tessitore, Maqsud di Kashan.
La galleria ospita anche una delle collezioni più significative di ceramica islamica al mondo. Non mancate di osservare il “Vaso Cavour”, una giara spagnola-moresca del XV secolo che combina tradizioni ceramiche islamiche e cristiane in un oggetto di straordinaria bellezza. La sua tecnica di lustro metallico, che conferisce superfici cangianti simili a madreperla, era un segreto gelosamente custodito dai ceramisti musulmani.
Un angolo spesso trascurato ma affascinante è dedicato agli astrolabi e agli strumenti scientifici islamici medievali. Questi oggetti non sono solo strumenti di precisione scientifica, ma anche capolavori di metallurgia e incisione. L’astrolabio di Muhammad Muqim, realizzato a Isfahan nel 1646, è decorato con iscrizioni così minute che i curatori forniscono lenti d’ingrandimento per apprezzarne i dettagli.
Il momento ideale per visitare questa galleria è durante i tour guidati tematici che si tengono ogni giovedì pomeriggio, quando esperti di arte islamica rivelano significati e contesti culturali che altrimenti potrebbero sfuggire.
Le Fashion Galleries (Sale 40-46)
Le Fashion Galleries del V&A sono un pellegrinaggio obbligato per gli appassionati di moda, ma anche un affascinante viaggio attraverso la storia sociale, raccontata attraverso l’evoluzione dell’abbigliamento. Rinnovate nel 2012, queste gallerie presentano una visione cronologica della moda occidentale dal XVIII secolo ai giorni nostri.
L’esperienza inizia con splendidi abiti da corte del periodo georgiano e vittoriano, le cui dimensioni impressionanti raccontano immediatamente le restrizioni fisiche e sociali imposte alle donne dell’epoca. Fermatevi ad osservare il mantua del 1740, un abito formale così ampio che le donne dovevano entrare nelle porte di palazzo lateralmente. Un dettaglio curioso: molti di questi abiti presentano segni di alterazioni successive, testimonianza di come anche i capi più lussuosi venissero riutilizzati e adattati per seguire le mode cangianti, una pratica eco-sostenibile ante litteram.
La sezione dedicata agli anni ’20 e ’30 rivela la rivoluzione sociale del primo dopoguerra attraverso l’improvvisa semplificazione delle silhouette femminili. Non perdete l’abito da sera di Chanel del 1926 in seta nera con perline di vetro: un esemplare del rivoluzionario “petit robe noir” (piccolo abito nero) che Vogue paragonò alla Ford Model T per la sua universalità ed eleganza democratica.
Particolarmente emozionante è la sezione dedicata agli stilisti rivoluzionari del XX secolo. L’abito “Mondrian” di Yves Saint Laurent del 1965, che trasforma un dipinto astratto in un capo indossabile; l’abito da sposa punk di Zandra Rhodes; o l’iconico abito con spille da balia di Versace indossato da Elizabeth Hurley nel 1994 – ogni pezzo racconta una storia di rottura con le convenzioni.
Un angolo sorprendente è quello dedicato agli indumenti intimi attraverso i secoli, dalla costrizione dei corsetti vittoriani agli esperimenti di liberazione degli anni ’60. L’accostamento di un corsetto del 1890 con stecche di balena e un reggiseno “bruciafemminista” degli anni ’70 racconta, più di mille parole, l’evoluzione dell’emancipazione femminile.
La galleria ospita mostre temporanee che approfondiscono temi specifici, quindi verificate prima della visita quali esposizioni speciali sono in programma. Un consiglio per gli appassionati: il Centro Studi della Moda al quarto piano è una risorsa straordinaria, accessibile su appuntamento, dove è possibile esaminare da vicino capi non esposti, con l’assistenza di curatori specializzati.
Il Cast Courts (Sale 46a e 46b)
Entrate nelle monumentali Cast Courts e vi sembrerà di essere improvvisamente trasportati in una versione alternativa dell’Europa, dove capolavori architettonici e scultorei di diverse nazioni convivono in un improbabile collage tridimensionale. Queste due enormi sale vittoriane, alte tre piani, furono progettate specificamente per ospitare la collezione di calchi in gesso del museo, riproduzioni a grandezza naturale di monumenti europei.
Il pezzo più spettacolare è indubbiamente la replica completa della Colonna Traiana di Roma, che dovette essere divisa in due sezioni per adattarsi all’altezza della sala. Camminando intorno alla colonna, potete osservare da vicino dettagli dei rilievi che raccontano le campagne militari dell’imperatore Traiano contro i Daci, incisioni che sarebbero impossibili da studiare così dettagliatamente sull’originale.
Altrettanto impressionante è il calco a grandezza naturale del Portico della Gloria della Cattedrale di Santiago de Compostela, con le sue centinaia di figure scolpite che rappresentano santi, profeti e scene del Giudizio Universale. Un dettaglio toccante è la colonna centrale, dove generazioni di pellegrini hanno lasciato l’impronta delle loro dita su quella che, nell’originale, era considerata la rappresentazione dell’Albero di Jesse. Nel calco del V&A, potete osservare queste impronte fossili di devozione, accumulate prima che l’originale venisse protetto dal contatto dei visitatori.
Ciò che rende queste sale particolarmente affascinanti è la loro filosofia curatoriale: a differenza di altre gallerie del museo, qui non si tenta di nascondere la natura di “copia” degli oggetti esposti. I calchi mostrano orgogliosamente i segni della loro produzione, le giunture dove le sezioni si uniscono, persino occasionali errori di fusione. Questa trasparenza trasforma la galleria in una riflessione sulla riproduzione artistica e sul concetto di autenticità.
Un aneddoto poco noto: durante il periodo vittoriano, quando viaggiare in Europa era un privilegio riservato a pochi, questi calchi rappresentavano per molti l’unica possibilità di studiare i capolavori europei. Artisti, studenti e persino architetti venivano qui a disegnare e prendere appunti, trasformando queste “copie” in strumenti educativi di inestimabile valore.
Il momento migliore per visitare le Cast Courts è nelle giornate nuvolose, quando la luce diffusa che filtra dai lucernari superiori crea un’illuminazione uniforme perfetta per apprezzare i dettagli dei rilievi.
La British Galleries (Sale 52-59)
Le British Galleries offrono un viaggio affascinante attraverso quattro secoli di design britannico, dal 1500 al 1900, raccontando come gusto, società, politica e tecnologia si siano intrecciati nel definire lo stile nazionale. Questo spazio espositivo, completamente rinnovato nel 2001, rappresenta uno dei progetti museali più innovativi per il modo in cui oggetti d’arte, arredi, moda e tecnologia sono presentati nel loro contesto storico e sociale.
L’esperienza inizia nel periodo Tudor e Stuart, dove potrete ammirare uno dei tesori più straordinari del museo: il Great Bed of Ware, menzionato persino da Shakespeare in “La dodicesima notte”. Questo gigantesco letto a baldacchino del 1590, largo quasi tre metri, era un’attrazione turistica già ai suoi tempi, ospitato in una locanda dove i viaggiatori pagavano per potervi dormire e incidere le proprie iniziali (potrete ancora vedere questi graffiti storici sui montanti).
La sezione georgiana è dominata dall’impressionante Norfolk House Music Room, un interno completo proveniente da una residenza aristocratica del 1756, salvato dalla demolizione negli anni ’30. Entrarvi significa immergersi completamente nell’atmosfera di un salotto musicale settecentesco: fermatevi ad osservare i pannelli intagliati e dorati che rappresentano strumenti musicali, le proporzioni perfette della stanza progettate per l’acustica ottimale, e le nicchie dove si posizionavano i musicisti durante i concerti privati.
La narrazione prosegue nell’era vittoriana, dove la rivoluzione industriale cambia radicalmente il concetto di design. Non perdete la sezione dedicata alla Grande Esposizione del 1851, con oggetti originariamente esposti al Crystal Palace. Un pezzo straordinario è “The Tempter”, un orologio meccanico ornato da serpenti e figure demoniache, che incantava i visitatori vittoriani per la sua combinazione di tecnologia e simbolismo gotico.
Un aspetto affascinante di queste gallerie è il modo in cui presentano sia oggetti di lusso che di uso quotidiano: accanto a mobili realizzati per la casa reale troverete utensili domestici usati dalla classe media, illustrando come le mode dell’élite venissero gradualmente semplificate e adattate per un pubblico più ampio.
Un dettaglio curioso si trova nella sezione dedicata allo stile Arts and Crafts: una serie di carte da parati di William Morris sono esposte accanto ai campioni di arsenico trovati nei loro pigmenti verdi, rivelando il lato oscuro del design vittoriano, quando la bellezza poteva letteralmente uccidere attraverso sostanze tossiche ignorate.
Per un’esperienza ottimale, visitate queste gallerie seguendo uno dei percorsi tematici proposti: “Stile”, “Chi l’ha usato?” o “Come è stato fatto?”. Ognuno offre una prospettiva diversa sulla stessa collezione, trasformando potenzialmente una sola visita in tre esperienze distinte.
La Jewellery Gallery (Sale 91-93)
Nascosta al terzo piano, la William and Judith Bollinger Jewellery Gallery è una delle gemme meno conosciute del V&A, un caveau scintillante che custodisce oltre 3.000 gioielli che spaziano dagli antichi ornamenti egizi alle creazioni contemporanee più audaci.
La galleria, ridisegnata nel 2008, si presenta come uno scrigno nero, dove vetrine illuminate come gioielli stessi emergono dall’oscurità. Questa scelta curatoriale non è solo estetica: l’illuminazione controllata protegge materiali delicati come perle e opali, permettendovi al contempo di apprezzare il modo in cui i gioielli catturano e riflettono la luce, esattamente come sarebbero stati visti alla luce di candele o lampadari durante balli e ricevimenti del passato.
Un pezzo straordinario è la collezione di gioielli appartenuti a Mary Crewe-Milnes, Duchessa di Roxburghe, donati al museo nel 2017. La sua tiara in diamanti del 1890 vi lascerà senza fiato non solo per il valore intrinseco, ma per l’ingegnosità del design: ogni elemento poteva essere smontato e riutilizzato come spilla o pendente, un esempio di versatilità dell’alta gioielleria vittoriana.
La sezione dedicata ai gioielli di lutto è particolarmente toccante. Nel periodo vittoriano, il lutto aveva un suo codice vestimentario rigoroso, che includeva gioielli specifici. Potrete osservare pendenti contenenti ciocche di capelli dei defunti, anelli con miniature di occhi per “vegliare” sul proprietario, e spille con intricati motivi in giaietto nero. Un anello in particolare racconta una storia straziante: realizzato per una madre che perse nove figli, contiene minuscole fotografie di ciascuno di loro, disposte in cerchio come un abbraccio eterno.
Non meno affascinante è la sezione contemporanea, dove troverete creazioni che sfidano il confine tra gioiello e arte concettuale. La spilla “Tornado” di Giovanni Corvaja (2005), realizzata con 18.000 fili d’oro singolarmente saldati, crea l’illusione di un vortice d’oro sospeso; mentre la collana di Karl Fritsch in rubini grezzi e oro non lucidato sfida deliberatamente le convenzioni estetiche tradizionali.
Un dettaglio curioso: nel centro della galleria si trova una postazione interattiva dove potete virtualmente “provare” alcuni dei pezzi storici più iconici, vedendo come apparirebbero indossati grazie a uno specchio digitale. Particolarmente divertente è la possibilità di indossare virtualmente la tiara di Spencer, prestata temporaneamente al museo dalla famiglia Spencer e famosa per essere stata indossata da Diana, Principessa del Galles.
La galleria offre anche un’inaspettata esplorazione tecnica: una sezione è dedicata ai metodi di lavorazione, mostrando strumenti storici di orafi e step-by-step di tecniche come il granulato etrusco o lo smalto cloisonné. Questa dimensione educativa trasforma la vostra ammirazione da semplice stupore estetico a comprensione delle straordinarie abilità artigianali che hanno reso possibili questi capolavori miniaturizzati.
Il Theatre & Performance Department (Sale 103-106)
Recitando il celebre “Tutto il mondo è un palcoscenico” di Shakespeare, il dipartimento Theatre & Performance vi invita in un viaggio affascinante nel mondo effimero delle arti performative. Questa sezione del museo, spesso trascurata dai visitatori frettolosi, conserva una straordinaria collezione di costumi, scenografie, oggetti di scena e memorabilia che raccontano la ricca storia teatrale britannica e internazionale.
L’ingresso è dominato da una sezione del sipario originale del Royal Opera House Covent Garden, dipinto da John Hopper nel 1858, un emblema della grandiosità del teatro vittoriano. La sua scala imponente (conservata parzialmente per limiti di spazio) dà immediatamente il senso della teatralità che permea l’intera collezione.
Un tesoro imperdibile è la sezione dedicata ai ballet russi di Diaghilev, con costumi originali disegnati da artisti del calibro di Picasso, Matisse e Coco Chanel. L’abito per il “Fauno” disegnato da Léon Bakst per Vaslav Nijinsky presenta ancora le tracce di sudore e trucco di scena, testimonianza tangibile dell’intensità fisica della performance che scandalizzò Parigi nel 1912. I curatori hanno sapientemente posizionato accanto al costume un piccolo schermo che mostra rare riprese della coreografia originale, permettendovi di connettere l’oggetto fisico con il movimento per cui fu creato.
La collezione di maschere della commedia dell’arte e del teatro No giapponese offre un affascinante studio comparativo di come diverse culture hanno utilizzato la trasformazione del volto come elemento teatrale. Particolarmente impressionante è una maschera di Arlecchino del XVIII secolo così consumata dall’uso che il naso è stato più volte riparato, segno di quanto fosse amato e utilizzato questo personaggio.
Un angolo sorprendente è dedicato al teatro delle marionette, con esempi provenienti da tradizioni europee e asiatiche. Non perdete le figure originali utilizzate da Samuel Beckett per la sua unica opera per marionette, intitolata “Act Without Words”. Questi piccoli personaggi minimalisti raccontano molto dell’estetica dell’assurdo che ha reso celebre il drammaturgo.
La sezione più emozionante per molti visitatori è quella dedicata ai costumi iconici del teatro e del cinema moderno. L’abito rosso indossato da Maria Callas nella “Tosca” del 1964 alla Royal Opera House; il costume originale di David Bowie per il tour di Ziggy Stardust; o l’inquietante costume disegnato da Julie Taymor per “Il Re Leone” a Broadway creano un dialogo visivo che attraversa generi e periodi storici.
Per gli appassionati di musica, non perdete la collezione di strumenti musicali storici usati nelle orchestre teatrali, incluso un raro serpentone (antenato della tuba) del XVIII secolo che veniva utilizzato per creare effetti sonori “infernali” nelle rappresentazioni di opere come il Don Giovanni di Mozart.
Un consiglio: verificate in anticipo se sono previste dimostrazioni dal vivo, che periodicamente animano questa sezione con brevi performance di tecniche teatrali storiche, dal trucco scenico elisabettiano alle tecniche di illuminazione a gas vittoriane.
Sei alla ricerca di ulteriori indicazioni?
Vorresti un consulente che possa aiutarti nel costruire la migliore soluzione per il tuo viaggio?
Ti aiutiamo noi.
E lo facciamo in maniera totalmente gratuita!
Domande frequenti (FAQ) Victoria and Albert Museum
- Quanto tempo è ideale per visitare il Victoria and Albert Museum? Visitare il V&A in modo esaustivo richiederebbe letteralmente giorni. Per un’esperienza soddisfacente, prevedete almeno 3-4 ore, che vi permetteranno di esplorare le gallerie principali e magari approfondire una o due collezioni che vi interessano particolarmente. I visitatori più appassionati potrebbero facilmente trascorrere un’intera giornata senza esaurire ciò che il museo ha da offrire.
Un approccio strategico consigliato dai curatori stessi è quello di pianificare la visita attorno a un tema specifico – ad esempio “Il Rinascimento globale”, “L’evoluzione della moda”, o “Arti decorative asiatiche” – piuttosto che tentare di vedere tutto in una volta. Il sito web del museo offre percorsi tematici suggeriti che collegano oggetti di diverse gallerie.
Se disponete di tempo limitato, concentrate la vostra visita su una selezione delle gallerie che abbiamo descritto come imperdibili, assicurandovi di includere almeno una delle mostre temporanee, solitamente di altissimo livello curatoriale. - Qual è il budget minimo consigliato per un’esperienza soddisfacente? Una delle caratteristiche più straordinarie del V&A è che l’ingresso alla collezione permanente è gratuito, risultato della lungimirante politica culturale britannica. Questo significa che potete esplorare la maggior parte del museo senza spendere una sterlina, rendendo il V&A una delle esperienze culturali di livello mondiale più accessibili a Londra.
Le mostre temporanee speciali, invece, sono generalmente a pagamento, con biglietti che variano dalle 15 alle 25 sterline a seconda dell’importanza dell’esposizione. Queste mostre sono spesso eccezionali e valgono l’investimento, ma non sono indispensabili per un’esperienza soddisfacente della prima visita.
Per quanto riguarda il resto del budget, considerate che:
– Le audioguide costano 7 sterline, ma molte informazioni sono disponibili gratuitamente tramite l’app del museo o i QR code presenti nelle gallerie.
– Il museo ospita diversi caffè e ristoranti di qualità variabile e prezzo. Il café principale nel cortile centrale offre pasti leggeri a circa 10-15 sterline, mentre il lussuoso Gamble Room, con i suoi spettacolari interni vittoriani decorati in stile Arts and Crafts, propone un’esperienza di afternoon tea a circa 30 sterline.
– Il negozio del museo è tentatore, con riproduzioni di alta qualità, libri d’arte e oggetti di design contemporaneo ispirati alle collezioni. Un souvenir modesto (una cartolina, un segnalibro) può costare dalle 2 alle 5 sterline, mentre le riproduzioni di gioielli o ceramiche possono raggiungere cifre considerevoli.Complessivamente, un budget minimo di 25-30 sterline per persona vi permetterà di godere dell’ingresso gratuito, un pranzo leggero e magari un piccolo souvenir. Con 50-60 sterline potrete includere una mostra speciale, un’audioguida e un pasto più sostanzioso. - Come posso evitare le code e le folle? Il V&A, pur essendo meno affollato di altri musei londinesi come il British Museum o la National Gallery, può comunque riempirsi considerevolmente, soprattutto durante i fine settimana e le vacanze scolastiche. Ecco alcuni suggerimenti per un’esperienza più tranquilla:– Visitate il museo nei giorni feriali, idealmente dal martedì al giovedì, quando l’affluenza è notevolmente ridotta rispetto al weekend.
– Arrivate all’apertura (10:00) o nel tardo pomeriggio (dopo le 16:00), evitando la fascia centrale della giornata, particolarmente affollata durante la pausa pranzo quando il museo viene frequentato anche da studenti e lavoratori locali.
– I mesi meno turistici sono gennaio, febbraio e novembre, al di fuori delle festività scolastiche.
– L’ingresso da Exhibition Road è generalmente meno affollato rispetto all’entrata principale su Cromwell Road.
– Per le mostre temporanee popolari, prenotate i biglietti online scegliendo le prime fasce orarie disponibili al mattino.
– Il piano superiore (livelli 3 e 4) è sempre meno congestionato rispetto al piano terra e al primo piano, quindi considerate di iniziare la visita dall’alto per poi scendere.
– Evitate le gallerie più iconiche (come la Medieval & Renaissance e le British Galleries) durante le ore di punta; esploratele invece a inizio giornata o nel tardo pomeriggio.Un suggerimento prezioso: il V&A ospita periodicamente le “Friday Late”, aperture serali l’ultimo venerdì del mese (eccetto dicembre) fino alle 22:00, con eventi speciali, performance e workshop. Sebbene questi eventi attraggano un pubblico considerevole, offrono un’atmosfera completamente diversa e la possibilità di esplorare alcune gallerie meno affollate mentre la maggior parte dei visitatori si concentra sugli eventi speciali. - Il V&A è adatto ai bambini? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare di un museo di arti decorative, il V&A offre numerose opportunità per coinvolgere anche i visitatori più giovani. Il museo ha fatto sforzi significativi per rendere le sue collezioni accessibili alle famiglie, pur mantenendo la sua identità di spazio culturale sofisticato.
Per i bambini dai 5 ai 12 anni, sono disponibili gratuitamente “Family Backpacks”, zaini tematici contenenti attività, giochi e percorsi esplorativi pensati per specifiche gallerie. Temi come “Viaggi intorno al mondo”, “Caccia al tesoro architettonica” o “Magici materiali” trasformano la visita in un’avventura interattiva. Questi zaini sono disponibili presso il punto informazioni, ma è consigliabile prenotarli in anticipo online nei periodi di alta stagione.
Il fine settimana e durante le vacanze scolastiche, il museo organizza “Family Activities” gratuite: workshop creativi, sessioni di narrazione e dimostrazioni pratiche che permettono ai bambini di esplorare tecniche artistiche ispirate alle collezioni. Un’esperienza particolarmente apprezzata è il workshop di disegno nella Cast Court, dove anche i più piccoli possono cimentarsi nel disegno di monumenti classici.
Alcune gallerie sono naturalmente più adatte ai giovani visitatori:
– La Theatre & Performance Gallery, con i suoi costumi colorati e le scenografie spettacolari
– La Islamic Middle East Gallery, dove i bambini rimangono affascinati dai motivi geometrici e dalle storie narrative presenti in molti manufatti
– La Fashion Gallery, soprattutto la sezione dedicata ai costumi storici più elaborati ed eccentrici
– Il giardino centrale con la sua fontana, perfetto per una pausa all’aria apertaUn’avvertenza: alcune gallerie, come quelle dedicate alla scultura o ai tessuti, richiedono un’atmosfera più silenziosa e contemplativa. Se viaggiate con bambini molto piccoli, alternare queste sezioni con altre più interattive può rendere l’esperienza più piacevole per tutti.
- Il museo è accessibile a persone con mobilità ridotta o altre disabilità? Il V&A ha compiuto notevoli progressi nel rendere accessibile un edificio storico che non era stato originariamente progettato con questo obiettivo. Oggi, oltre il 90% delle gallerie è accessibile ai visitatori con mobilità ridotta.
L’ingresso da Exhibition Road è completamente privo di barriere architettoniche e conduce direttamente agli ascensori che servono tutti i livelli del museo. Sedie a rotelle sono disponibili gratuitamente (è consigliabile prenotarle in anticipo) e i cani guida sono i benvenuti in tutte le aree.
Per i visitatori con disabilità visive, il museo offre tour tattili regolari che permettono l’esplorazione diretta di oggetti selezionati, un’esperienza straordinaria considerando la natura preziosa delle collezioni. Sono disponibili anche mappe tattili, guide in Braille e audioguide descrittive specificamente progettate.
I visitatori sordi o con problemi di udito possono richiedere interpreti in lingua dei segni britannica (BSL) per tour guidati (con prenotazione anticipata) e molti video espositivi sono sottotitolati. Eventi selezionati includono interpretazione BSL in programma.
Per persone neurodivergenti o con disabilità cognitive, il museo offre “Quiet Mornings” – sessioni speciali prima dell’orario di apertura ufficiale, con illuminazione modificata, minor affluenza e staff specializzato. Una “Visual Story” scaricabile dal sito web aiuta a prepararsi alla visita, illustrando in anticipo gli spazi, i suoni e le esperienze che si incontreranno.Un dettaglio apprezzabile: tutte le toilette accessibili sono dotate di fasciatoi per adulti e il personale è formato per assistere i visitatori con esigenze specifiche senza risultare invadente.
Un arrivederci al Victoria and Albert Museum
Vi trovate nel John Madejski Garden, il cuore verde del museo. Il tramonto londinese tinge di rosa i muri di pietra, mentre la fontana centrale rallegra l’aria con il suo fruscio rilassante. Attorno a voi, visitatori silenziosi riposano su panchine, alcuni assorti in conversazioni sommesse, altri intenti a disegnare dettagli architettonici nei loro taccuini, tutti accomunati da quell’espressione leggermente stordita di chi ha appena attraversato secoli di creatività umana.
Provate a ricomporre nella mente il vostro percorso attraverso il museo: il caleidoscopio di colori, forme, materiali e storie che avete assorbito nelle ultime ore. Quali oggetti sono rimasti impressi nella vostra memoria? Forse il delicato ricamo di un abito elisabettiano, il riflesso di una ceramica cinese blu e bianca, la drammatica torsione di un bronzo rinascimentale, o la sorprendente modernità di un mobile Art Deco.
Il Victoria and Albert Museum non è solo un deposito di oggetti belli – è un archivio della creatività umana, un luogo dove l’impulso universale di trasformare materiali grezzi in qualcosa che parli all’anima si manifesta in migliaia di forme diverse. Qui avete visto come culture lontane nel tempo e nello spazio abbiano affrontato le stesse sfide creative con soluzioni uniche; come ogni generazione abbia dialogato con la tradizione, talvolta rompendola, talvolta reinventandola.
Mentre vi allontanate, un ultimo sguardo alla facciata vittoriana ormai illuminata: sopra il portale principale, il motto originario del museo – “L’arte è lunga, la vita è breve” – ricorda che ciò che avete visto oggi è parte di una conversazione che continua da millenni e continuerà ben oltre la nostra esistenza. E voi, anche solo per un giorno, ne siete diventati parte.
Il V&A vi ha offerto non solo una lezione di storia dell’arte, ma un invito a vedere il mondo con occhi più attenti, a notare la bellezza nascosta negli oggetti quotidiani, a riconoscere il valore dell’ingegno umano. Questa, forse, è la vera magia del museo: non finisce quando varcate la soglia d’uscita, ma continua a risuonare nel modo in cui guarderete ogni oggetto che vi circonda, da ora in poi.